Buco Nero

E le donne di Marsciano… Zumpappà Zumpappà!

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Alcuni stralci di un’estate che si ripete inalterata da più di vent’anni e che immancabilmente regala le solite perle di ipocrita tolleranza quando meno te lo aspetti. Questa volta il finale è stato a sorpresa perché la persona con disabilità non è sempre totalmente stupida.

Qualche giorno prima di ferragosto, non sapendo più cosa inventarmi per far passare la giornata a Benedetta senza la noia che innesca le sue ossessioni, prendendo al volo la presenza di amici che non conoscevano i dintorni, ho deciso di portarli nel piccolo centro storico di Marsciano con la scusa di un gelato. Al borgo vi si accede anche per un ascensore panoramico, spesso usato dagli anziani che vanno a fare la spesa “a valle”. Quel caldo pomeriggio eravamo in molti ad aver avuto l’idea di passeggiare per il corso.

L’arrivo di Benedetta, con i suoi 183 cm di altezza, l’incedere incerto e i numerosi fibromi al volto, non era passato inosservato. Dopo tanti anni di bocconi amari ingoiati a forza sono in grado di capire con un veloce sguardo chi, in qualche maniera, riuscirà a mandarmi in vacca la giornata. La signora distinta l’avevo notata subito. È quella che d’inverno non manca mai di indossare un filo di perle, quella che lancia sguardi incuriositi al disabile di turno e, se è Down, è meglio perché magari ci chiacchiera un po’. Benedetta l’aveva colpita, non c’era alcun dubbio, e quando è arrivato l’ascensore, lei è entrata per prima, come a togliersi d’impaccio. Certo non immaginava di avere Benedetta proprio dietro a lei, quasi a toccarla con tutti quei fibromi (!) Il disagio doveva per forza manifestarsi e la signora non ha perso l’occasione per lasciare il suo contributo alla storia.

Un uomo anziano è arrivato trafelato con le buste della spesa e una di queste ha bloccato la porta dell’ascensore che si è riaperta. A quel punto, come da manuale, la signora ha bonariamente redarguito Benedetta dicendole di non toccare i pulsanti. Ho fatto fatica a trattenermi. Se mi fossi arrabbiata avrei innescato un meccanismo perverso e non avrei più potuto prendere l’ascensore con Benedetta senza riportarle alla mente un fatto spiacevole. Per le persone autistiche i brutti ricordi sono difficili da superare e ogni situazione analoga li riporta alla mente con la stessa drammatica lucidità.

Avevo però sottovalutato mia figlia che, a metà della salita, guardando verso il soffitto ha esclamato: «C’è un gatto morto sul tetto!» Dieci paia di occhi sono schizzati verso l’alto e lei, ridendo, ha aggiunto: «Ho fatto uno scherzo!»

La morale di questa piccola spigolatura estiva è che il disabile non è una malattia dotata di gambe ma una persona in grado interagire con il prossimo, tanto da riuscire a prenderlo in giro.

Gabriella La Rovere

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Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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