Buco Nero

Capodanno?…No grazie!


Prima di leggere i primi due paragrafi, mettete su una musica triste, tipo la Vie En Rose o il Requiem di Mozart e pensate con un fondo di compassione, che noi genitori di figli disabili siamo proprio delle persone forti e coraggiose. Fatto? Va bene, potete proseguire).

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La famigerata domanda “Cosa fai a Capodanno?” a noi con persone autistiche in casa non viene fatta quasi mai, perché lo sanno già cosa faremo la sera del 31: staremo a casa, ad accudire i nostri figli che odiano andare a feste con musica alta, tanta gente e troppi rumori.

Dei miei tre figli, Sofia, che ha 18 anni e che in teoria non potrebbe bere alcoolici per altri tre anni, ha invitato altri sei diciottenni qui, perché io, a differenza dei genitori americani, sono disposta a comprare birra e spumante per tutti. È felice: sta preparando la stanza grande del seminterrato con lucine, snack, musica e altro. Dice che si vestirà bene e che alcuni dei suoi amici dormiranno qui, su qualche divano sparso per casa.

Emma, che invece ha undici anni, andrà a dormire a casa della sua amica Freddie. Anche Freddie e i suoi genitori questa sera stanno a casa, perché hanno un ragazzino con la sindrome di Down, Graham, che andrà a letto verso le otto emmezza e domattina si sveglierà come sempre verso le cinque.

Luca, che invece ha ventun anni e se volesse potrebbe bersi tutto il vino del mondo, starà in camera sua, ad ascoltare le sue canzoncine dei bambini piccoli su Youtube o “Berta Filava”, di Rino Gaetano (la sua ultima ossessione) su Spotify, che sta imparando a usare magistralmente. Ignaro, come lo è stato a Natale, dell’ultimo dell’anno. Ignaro di essere stato ancora una volta lasciato lì, in camera sua, mentre il resto del mondo è alla ricerca di divertimenti e celebrazioni.

I miei amici, invece, vanno tutti a qualche festa, anche se mi confessano di non averne voglia, che preferirebbero starsene a casa tranquilli, anche per via delle temperature artiche: oggi a Boston ci sono meno ventidue, per via del vento. Nessuno di loro, come l’anno scorso e tutti i ventuno passati con Mister Shmoo, mi ha invitato.

(Adesso, per favore, cambiate musica, mettetene una trionfante e che vi faccia provare una certa invidia. Grazie).

Odio il Capodanno. Per me Luca e la sua disabilità sono una manna dal cielo, una scusa perfetta, ineluttabile, comprensibile e categorica per non fare assolutamente nulla.

A voler vedere sono tanti gli aspetti che rendono famiglie come le mie diverse e nettamente migliori da quelle, come dire, normali. A parte quelli ovvi, ci sono anche i piccoli dettagli, tipo cosa regalare a Natale (basta un paio di calze), cosa fare a Capodanno (cazzeggio), come andare a vedere l’ultimo di Guerre Stellari (che odio). Molti di questi aspetti sono senza dubbio invidiabili e risolvono moltissime situazioni in cui si cercano delle scuse e non se ne trova una convincente. Noi, modestamente, per stasera abbiamo la migliore al mondo.

È una scusa, in realtà, che usiamo in molte occasioni. In aeroporto, quando c’è fila (cioè sempre), basta fare la faccia un po’ triste e dire con voce sommessa: “Scusate, mio figlio è autistico…” e come Mosé e il mare, si divide in silenzio la fila e noi passiamo nel mezzo, con gli sguardi comprensivi e un po’ mesti dei compagni passeggeri, mentre Luca saltella felice come una Pasqua fino al gate.

Anche al supermercato questo trucco funziona quasi sempre.

In Posta è praticamente un miracolo.

In Comune, per rinnovare qualsiasi documento, ci mettiamo una media di sei minuti, ma solo perché Luca è lentissimo a camminare.

E stasera, con meno ventidue gradi centigradi, agli altri tocca andare ai veglioni perché ci si deve divertire, e noi a casa, possibilmente in pigiama, davanti a una cena succulenta a base di aragoste tranne Luca, che invece ama le penne rigate con il sugo di pomodoro. Altro dettaglio, infatti: anche lì, il risparmio è strepitoso.

Se volete, possiamo noleggiarvi Luca per l’anno prossimo: non sporca e fa una certa tenerezza. Per informazioni, scrivetemi in privato.

Grazie.

Marina Viola

marinaliena

Leggi Pensieri e Parole, il mio blog:
http://pensierieparola.blogspot.com
Marina Viola porta il quaranta di scarpe. Vive a Boston e ci fa il diario di quella che pensiamo essere l’ altra parte della luna. Che significa per noi autistici vivere negli Stati Uniti? Potete farle anche domande….

 

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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