Noi che c'inventiamo ogni minuto d' esser padri: Hasta Insettopia siempre!
La festa del papà il funerale della dignità paterna, serve a commemorare una reliquia del passato, sta al padre come il Calendimaggio di Assisi sta al Dolce stil novo. E’ una farsa organizzata dalla Pro Loco dello strapaese famiglia per confezionare memoria fittizia di un tempo passato per sempre…Lo scrivevo esattamente un anno fa proprio in questi giorni in cui per la prima volta in vita mia mi sentivo al centro della tristanzuola kermesse dei bravi paparini sorridenti, ma solo perché ne rappresentavo la complementare antitesi di pater doloroso. Mi ritrovo a un anno di distanza a fare la stessa riflessione, ma ancor più incattivito verso queste sfuggenti figurine dell’ iconografia tradizional bimbominkiesca. Non prendiamoci in giro, il padre è diventato secondario, se non inutile nella struttura attuale della società. Ne ho scritto a lungo in una mia infame autobiografia ragionata (IL LIBRO INFAME) , dove preconizzo la fine di ogni attribuzione sociale di genitorialità, il futuro ci allevierà quest’ onere di biblica maledizione, le donne non saranno più soggette alle loro regole mensili, non saranno costrette a partorire, ma i figli si ordineranno con il paypal della banca dove custodiscono i nostri patrimoni generatori. E’ un libro che farebbe inorridire le belle anime che qui mi leggono e che per questo ho tenuto finora ben distante dalla storia di me con Tommy, di cui rappresenta semmai un prequel maledetto, che pensavo avesse poco ha a che fare con l’ attuale mia visione dell’esistenza.
Invece mi sono dovuto ricredere quando ho avuto per le mani il secondo libro del mio “collega” Massimiliano Verga, il padre di “Zigulì” per intenderci, che ha continuato a scrivere la sua parte di effetti del fulmine devastante che ha attraversato tutti noi. Nella prefazione del nuovo libro spiega bene quanto l’ essere esito a nostra volta dei nostri padri conta ben poco nella nostra condizione. E’ necessario fare tabula rasa di tutto quello che avevamo pensato fosse la paternità o di tutto quello mai più avremo voluto riprodurre sui nostri figli della nostra personale esperienza d’ esser stati figlioli di un qualche padre.
“Quando diventi padre, ti trovi a riscrivere la tua identità. Sempre ammesso che tu ne abbia scritta una, fino a quel momento. La paternità non è più qualcosa che puoi permetterti di osservare soltanto con gli occhi del figlio che eri. Perché sì, l’idea che un giorno sarebbe capitato anche a te ti può pure essere passata per la testa ogni tanto. Ma ora non ci sono più i margini per quel disincanto. Ci sei e basta.E quando uno dei tuoi figli è disabile, non è soltanto l’idea di paternità che hai immaginato da figlio a risultare del tutto inadeguata. immediatamente capisci che nella tua vita con lui ci saranno nuove strade da percorrere, diverse da quelle che avevi pensato di seguire. E luoghi che non potrai mai esplorare. Perché se diventare padre è il modo migliore per iniziare una nuova avventura, l’incontro con la disabilità ti chiede di accettare il fatto che «esserci» potrebbe non bastare a tuo figlio, che i tuoi nuovi occhi di padre non ti sembreranno mai sufficienti a guidarti e che dovrai inventarti giorno dopo giorno il percorso più sereno per continuare quell’avventura insieme a lui. Se poi scopri che anche la tua identità di figlio ti tocca riscriverla, perché non è quella che ti hanno raccontato, be’, allora capisci che dire in due parole quello che pensi di essere non è faccenda semplice. Ma se la tentazione di mandare tutto a ramengo ogni tanto bussa alla tua porta, continui a pensare che non aprirla, quella porta, sia comunque il miglior modo per tirare avanti. nonostante tutto.” (Massimiliano Verga. “Un gettone di libertà” Mondadori 2014)
Noi fortunati padri di ragazzi autistici, pur nell’oggettiva sfiga di esser sentinelle perenni del nostro carceriere, possiamo riprogettare da zero l’ idea di paternità, e non è poco. Ogni minuto della nostra vita noi c’inventiamo varianti fantasiosamente necessarie d’ esser padri. E chi può dire altrettanto dei nostri pallidi emuli, soggetti alle regole quotidiane delle paternità standad con figli che al massimo possono prendere cattive strade, ma le prendono comunque in autonomia. Noi siamo padri di autonomie limitate, ma espandibili all’ infinito per l’ intensità della loro presenza nel nostro quotidiano.
Chi si lamenta non è dei nostri! Hasta Insettopia siempre!!!
Ascolta la puntata di Melog con Massimiliano Verga dedicata alla paternità