Ho ricevuto nella prima mattina post elettorale questo messaggio arrabbiato via Facebook. Riguarda un ragazzo autistico: la madre non ha potuto votare perché il Presidente del seggio le ha impedito di portarsi il figlio in cabina. E’ di fatto corretto, probabilmente non ha voluto fare strappi al regolamento, non ha voluto avere noie e non è possibile per questo censurarlo. Qualcuno potrebbe anche obbiettare che la madre forse poteva prevedere questo divieto, organizzarsi per i trenta secondi dell’entrata in cabina con qualcuno che si occupasse del figlio (anche se la domenica, a meno che ci siano familiari disponibili, è molto difficile trovare educatori).
E’ altrettanto vero che il Presidente del seggio poteva forse trattare la vicenda in maniera più umana, fossi stato io al suo posto mi sarei offerto di occuparmi del ragazzo per quei trenta secondi o avrei chiesto se qualcuno della Forza pubblica presente poteva farlo, o comunque avrei cercato di non creare disagio alla madre e al figlio, pur applicando la legge.
Ma io non c’ero e non posso che commentare, per quello che mi riguarda, dicendo che ancora una volta comunque ci si trova davanti a un autistico trattato come un illustre sconosciuto. Immagino quell’esasperazione tipica dei genitori di autistici, che li fa scattare come molle ogni volta che vedono la loro, già difficile esistenza, in qualsiasi maniera, ulteriormente limitata da chi non si accorge quale sia il loro problema.
In questo caso il problema è sin troppo evidente: un autistico, a volte e soprattutto se non correttamente e precocemente abilitato all’autonomia, è per il suo genitore un gemello siamese da cui non può staccarsi, nemmeno per adempiere a un diritto basilare come votare. Quanti genitori di autistici nelle stesse condizioni saranno restati a casa? Quanti avranno rinunciato in partenza ad andare al seggio? E perché nel territorio non ci sono strutture adeguate di supporto per quei genitori e i loro figli? Ecco un altro motivo probabile per cui l’ autismo è anche culturalmente un fantasma per tutti, soprattutto per i politici che dovrebbero seriamente affrontare il problema da un punto di vista legislativo. Penseranno… “ma che ce ne frega degli autistici, tanto chi ha un figlio autistico addosso, nemmeno può votarci!”
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Notte di elezioni europee. Vorrei raccontare una storia gli amici di Facebook.. Quando si conteranno le schede e i voti e si darà inizio alla liturgia dei talk show notturni, cosa che mi appassiona come i romanzi di fabio Volo, sappiate che mancheranno una scheda e un voto. Gli anchorman non ve lo diranno perché non lo sanno e, se lo sapessero, non gli importerebbe una minchia. E’ successo che nel ridente Comune di Traversetolo in provincia di Parma una elettrice non ha potuto votare perché il Presidente del seggio le ha impedito di portare con sé in cabina il figlio autistico. La signora ha spiegato il problema del ragazzo e l’impossibilità di lasciarlo da solo anche per pochi minuti. Irremovibile il Presidente le ha intimato di riconsegnare la scheda perché in caso contrario avrebbe chiamato la Forza pubblica e ha strappato la scheda di mano al ragazzo a cui non pareva vero di fare una cosa nuova con la sua mamma. Il Presidente, tra l’altro una donna, ha applicato una norma senza sapere che alle norme stupide è ingiuste è lecito e doveroso disobbedire. Magari il signor Ginetto Mari, il Sindaco di Traversetolo si adombrerà, ma per ora, e almeno per ora, sappiamo che Traversetolo non è un Paese per ragazzi autistici. Spero che il signor Ginetto, dopo essersi informato, porga le sue scuse ufficiali alla mamma e al ragazzo e provveda a rimuovere dall’elenco dei Presidenti di Seggio quella ottusa burocrate. Buonanotte. (Post firmato)