La dottoressa Gabriella e il fanta-autismo del neurofeedback
Una nuova corrispondenza da Gabriella La Rovere, mamma di Benedetta. Gabriella è già da anni bella arrabbiata con i supercazzolari dell’ autismo suoi colleghi medici. Ne ha conosciuti parecchi da quando, più di venti anni fa, le proposero un intervento sperimentale sulla figlia, che si sarebbe trattato di una sorta di lobotomia, solo perché ne poi avrebbero discusso a un congresso. Gabriella sta portando in giro per l’ Italia il suo monologo dove racconta tutto questo…E anche di più.
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In uno dei quadri del monologo che sto portando in giro per l’Italia racconto della mia esperienza con i cosiddetti “pseudo-ricercatori”, cioè professori o semplici medici in cerca di notorietà e di fama che propongono terapie per l’autismo assolutamente prive di logicità scientifica. Era il 1993, mia figlia aveva da poco compiuto un anno e la diagnosi di malattia rara e di autismo secondario aveva travolto la mia esistenza. Non potevo credere che quella jattura fosse capitata proprio a me e che non potessi esserle di alcun aiuto. Non c’è cosa peggiore per un medico doversi arrendere davanti all’impossibile. Di sclerosi tuberosa si sapeva molto poco, di autismo ancora meno. Una cosa era certa: la mia forte personalità poteva essere il motivo della sua chiusura al mondo circostante. Grazie al dott. Bettelheim e alla sua teoria della madre-frigorifero sono stata messa sotto accusa da ogni psichiatra, neurologo, anche semplice medico di base, che ho incontrato nella mia esistenza.
Nonostante il comprensibile momento di sbandamento alla diagnosi senza speranza, ho sempre mantenuto la lucidità mentale e rigettato ogni fantasiosa terapia o intervento chirurgico che aggiustasse mia figlia e le sue bizzarrie autistiche. Ho nel cuore tutte quelle madri e quei padri che inseguono le note del flauto magico, inconsapevoli del vuoto assoluto che si troveranno davanti, oltre che nelle loro tasche. È criminale, per niente etico, proporre farmaci, dispositivi, tecniche riabilitative che non hanno alcuna coerenza e che l’intera comunità scientifica mondiale non ha neanche degnato di uno sguardo. Non si tratta di invidia, come questi pseudo ricercatori vogliono far credere. È che le loro idee sono “fuffe”, un po’ come loro.
Non avrei immaginato che, a distanza di 22 anni, mi sarei trovata di fronte ad un’altra proposta indecente, perché questa è la parola giusta: indecente. Non è neanche il caso di descrivere il trattamento alternativo propostomi. Queste cose meritano l’oblio. Ne approfitto per dire che molti anni fa mi sono laureata in medicina con lode discutendo una tesi sperimentale, frutto di un lavoro scientifico durato 4 anni e di avere nel curriculum un certo numero di pubblicazioni su riviste serie, anche in inglese. Perciò, astenersi perditempo.
Gabriella La Rovere
Ha già scritto per noi: AUTISTICI IN CERCA DI DIAGNOSI
Leggi il reportage sul Neurofeedback: