Cosa fare
Lettera aperta di un' OSS che ha mollato: "a nessuno importa veramente della felicità degli autistici"
Ci scrive una lettera accorata un’operatrice socio sanitaria che ha seguito da più di dieci anni ragazzi autistici per una cooperativa di Roma. Ha deciso di licenziarsi per una crisi di coscienza. Si era stancata di fare la custode di un deposito per esseri umani destinati alla rottamazione sociale. Non è un futuro che ci auguriamo per i nostri #teppautistici adulti quello di essere trattati da eterni bambinoni, che vanno accompagnati al parco e fanno lavoretti con la creta.
Terapie per l’autismo…Se dopo 11 anni me ne sono andata dalla cooperativa per cui lavoravo (come socio lavoratore-dipendente naturalmente, che a loro costa meno..) è stato perché era diventato insostenibile dover fare, oltre che da assistente domiciliare, da animatrice Club Med, psicologa, educatrice, psicoterapeuta familiare…E tutto questo con risultati discutibili. Era diventato insostenibile e ingiusto per me e per i genitori di Chiara, Marianna, Viviana, dover sopperire alle defezioni delle istituzioni, il cui unico obiettivo è sempre stato solo ed esclusivamente quello di parcheggiare o rinchiuderne i figli nei centri diurni, procrastinando nel tempo la solita e (secondo me) sterile terapia occupazionale! Pensando anche di CONCEDERE LORO UN PRIVILEGIO , con le loro liste d’attesa!
Non voglio sminuire anche la gioia che hanno i ragazzi disabili nel veder realizzato qualcosa con le proprie mani, ma quando una ragazza autistica di 18 anni si ferma a guardare da lontano e a osservare un gruppetto di amici della sua età (anagrafica) che ridono e suonano sui prati dell’Eur e a sentirsi in qualche modo legata a loro, ma distante allora ti rendi conto dell’inutilità di tutto il resto, dei suoi lavoretti con la creta, di me che continuo a portarla al parco giochi. Quando ho lasciato queste famiglie, perché prossima ormai al burn-out, alcuni di loro hanno pianto tra cui la mamma di Chiara, Ornella… Chiara aveva 11 anni quando arrivai da loro e la lasciavo a 22…Ma quello che più mi sconvolgeva è che mi ringraziava di tutto quello che fino lì avevo fatto e che pensava non sarebbe più stato.
Ma io le giuro dott. Nicoletti che sono convinta di non aver fatto nulla per migliorare la sua situazione, io sono convinta che per Chiara e per tanti tanti altri come lei non si sia fatto quanto si doveva, si è fatto tanto, ma niente di ciò che servisse per farli crescere, per farli emozionare. Ed è questo che più mi fa rabbia e tristezza, che a nessuno importa nulla in realtà della crescita di questi ragazzi, dei loro bisogni, della loro felicità, delle loro emozioni. Importa solo che non disturbino noi normodotati, né in classe né fuori. E allo scopo hanno creato i centri diurni, dove non esiste alcun progresso ma che in compenso fa sentire tutti molto a posto con la coscienza.
Viene da se che è lo stato che si dovrebbe occupare di loro, investendo nella ricerca di metodi all’avanguardia e che siano accessibili a tutti. Ma io purtroppo dubito fortemente che coloro che vengono definiti luminari e che sono più intenti a occupare i salotti mattinieri di RaiUno che a fare ricerca, sappiano realmente cosa sia l’autismo e i metodi di approccio. Anche in questo, come nel fatto di essere “normali”, c’è bisogno di fortuna, c’è bisogno del passaparola che ti faccia conoscere il metodo ABA. E c’è ancora più bisogno di due palle così (posso dirlo? ) per mettere sul progetto Giulio che ti permetta di aiutare tuo figlio come sai che le istituzioni non faranno mai.
Marzia-OSS (operatrice socio sanitaria)