Se il sostegno fa supplenza, l'autistico resta solo. Denunciate, gente
Scuola e autismo non vanno sempre d’accordo, si sa. Le storie di famiglie letteralmente disperate, costrette ad affrontare corridoi e segreterie, se non a varcare i cancelli degli uffici scolastici regionali, armate di tanta pazienza mista a rabbia, solo per rivendicare i diritti dei propri figli ci sono ormai ben note. Con le sforbiciate che hanno colpito la scuola negli ultimi anni, poi, la situazione è diventata ogni anno più critica, tanto sul fronte del sostegno quanto su quello dell’assistenza specialistica, quasi sempre indispensabile agli studenti con autismo. E’ infatti ormai chiaro che, senza una persona che lo aiuti e lo sostenga, possibilmente formata e ben motivata, un autistico a scuola è inutile che vada.
Eppure anche quando – nel migliore dei casi – l’insegnante di sostegno c’è e magari è anche bravo, accade che questi possa essere destinato, per qualche ora o per interi giorni, a un’altra missione: quella del supplente. Come ci fa sapere un recente articolo di Redattore sociale.
Il sostegno fa supplenza. E il ragazzo resta solo
E’ una cattiva abitudine sempre più diffusa nelle nostre scuola, soprattutto da quando la legge di stabilità dello scorso anno – in questo non superata da quella attuale appena pubblicata – ha di fatto escluso la possibilità di sostituire l’insegnante nel suo primo giorno di assenza. Per chi volesse andarselo a vedere, è l’articolo 1 comma 333. E l’assenza minima per la sostituzione sale addirittura a una settimana per il collaboratore scolastico. Accade quindi molto spesso che, in mancanza di supplenti, siano gli insegnanti di sostegno a sostituire gli insegnanti assenti, a scapito evidentemente di chi avrebbe bisogno del loro aiuto. Una situazione non certo piacevole per i tanti ragazzi autistici, o disabili in genere, a cui viene letteralmente “soffiato” l’insegnante a loro dedicato.
Il Miur ci ripensa?
Ora il Miur, forse rendendosi conto delle pesanti conseguenze di questo brutto vizio, ha emanato, alcuni giorni fa, una circolare (la n. 2116 del 30 settembre 2015) con cui deroga, di fatto, a questa limitazione, permettendo ai dirigenti di ricorrere a supplenze fin dal primo giorni di assenza del docente (ma solo in caso non sia possibile assicurar diversamente “la tutela e la garanzia dell’offerta formativa”) e anche del collaboratore scolastico, ma solo laddove la mancata sostituzione “determinerebbe delle urgenze che non potrebbero trovare alcuna altra risposta atta a garantire la incolumità e la sicurezza degli alunni, nonché la indispensabile assistenza agli alunni diversamente abili determinando, inoltre, necessità obiettive non procrastinabili, improrogabili e non diversamente rimediabili.
Di fatto però i dirigenti, sempre più impegnati a far quadrare i poveri conti, continuano ad esser piuttosto restii a ricorrere a supplenze brevi e tanti preferiscono impiegare gli insegnanti di sostegno per coprire le ore che restano scoperte. Ed è, appunto, quello che spesso accade nelle nostre scuole. E come è noto anche a Salvatore Nocera, che con l’osservatorio scolastico dell’Aipd riceve numerose segnalazioni di questo genere: “Ogni volta inviamo una segnalazione all’ufficio scolastico regionale – riferisce a Redattore sociale – e, qualora la violazione si ripeta, passiamo alla denuncia per interruzione di pubblico servizio. E ora queste segnalazioni andranno incidere, speriamo, sulla valutazione dello stesso dirigente da parte dell’Ufficio scolastico”. Perché, Nocera ci tiene a ribadirlo, “non è lecito utilizzare gli insegnanti di sostegno come supplenti. E i genitori per primi hanno il compito di vigilare su questo, anche tramite i loro rappresentanti in Consiglio d’istituto, e di denunciare le violazioni. Noi, con le nostre associazioni, siamo sempre pronti a sostenerli”.
Arrivano i “genitori sentinelle”
Ma che interesse hanno i dirigenti a non avvalersi delle deroghe concesse dal ministero? “Interessi di bilancio – spiega Nocera – perché il Miur ha ancora molti debiti verso i fondi scolastici. Che però la riforma incrementerà. E siccome aumenterà anche il potere del dirigente – conclude Nocera – è opportuno che aumenti anche il ‘contropotere dal basso’, ovvero il ruolo di vigilanza e di controllo che le famiglie e gli insegnanti devono esercitare”. Intanto, è “un disastro” la situazione dell’assistenza specialistica, riferisce Nocera, che imputa la responsabilità soprattutto alla Regione: “La legge che doveva assegnare le competenze del servizio, ora che le province sono state soppresse, doveva essere pronta nel dicembre 2014, poi è stata rinviata al 31 ottobre 2015: mancano pochi giorni. E siamo pronti a denunciare, se anche questo termine non sarà rispettato”. Ancora una volta, insomma, tocca alle famiglie controllare, vigilare, denunciare, reclamare diritti ed esporsi, anche a costo di esasperarsi, finché questi non vendano rispettati. Segnalate dunque, e vi sarà dato. E fate sapere anche noi come stanno andando le cose.