Tifoso autistico tra gli spalti, “farsi riconoscere”. Arriva il kit
Allo stadio per tifare la squadra del cuore, con il proprio autismo ben manifesto e riconoscibile, perché questo è l’unico modo – pare – per ottenere comprensione e magari anche un po’ di sostegno. L’idea è venuta a una organizzazione di Seattle, al “A-OK Autism”, che l’ha messa in pratica insieme a una squadra di football, Seattle Seahawks, coinvolgendo lo stadio CenturyLink Field, sempre di Seattle. In che consiste?
Agli spettatori con autismo sarà consegnato un kit
che li aiuterà a seguire più serenamente la partita: cuffie per attutire i rumori, tappi per le orecchie, giochi sensoriali, uno schema dettagliato del gioco. Ma soprattutto un cartellino identificativo con la scritta “I’m A-OK”, che permetterà agli altri spettatori di riconoscere i tifosi con autismo e di essere quindi più disponibili e pazienti, se necessario.
Perché questa è la convinzione del Centro per l’autismo di Tulsa, dentro cui è nata l’organizzazione “A-OK Autism”:
le persone con autismo devono innanzitutto identificarsi, farsi riconoscere.
“Poiché l’autismo è una disabilità invisibile – spiegano i promotori – è importante che queste persone abbiano una propria identificazione e siano riconoscibili. Per via della mancanza di un appropriato senso del pericolo, infatti, le persone con autismo sono più facilmente vittime di violenza o di offese non intenzionali. Oltretutto – aggiungono – l’identificazione aiuta li genitori a sentirsi più tranquilli nei luoghi pubblici: più le altre persone sono consapevoli della disabilità, più saranno comprensive e di aiuto verso queste famiglie”.
Questo “kit del tifoso” è solo la prima delle “tante piccole cose che sappiamo di poter fare per i nostri fans con autismo”, dicono i responsabili della squadra partner dell’iniziativa. Ed è un esempio di quanto lo sport possa essere luogo di inclusione, quando incontra il volontariato per costruire idee e progetti. La Seattle Seahawks è stata contattata, nel luglio scorso, da Jennifer Sollars e Michelle Wilkerson, cofondatrici del Centro per autismo di Tulsa: la Seahawks è infatti nota per l’impegno con cui, insieme alla sua associazione, cerca di costruire una cultura e una consapevolezza dell’autismo. “I genitori lavorano instancabilmente per fornire istruzione adeguata, terapie e sostegno ai loro bambino con autismo, in modo che possano diventare indipendenti – spiega Michelle Wilkerson – ma ci siamo resi conto che ancora tanti, nella comunità, non comprendono le loro esigenze specifiche e vanificano così i loro sforzi. Ecco perché abbiamo pensato di aiutarli: e questo non è che uno dei tanti modi per farlo”.