Cosa fare

Aba per tutti, nessuno escluso: così autismo e scuola faranno la pace

“Gli eroi di vocazione ci sono, ma non è giusto che noi famiglie dobbiamo pregare ogni anno d’incontrarli: l’Aba deve entrare nelle scuole, come percorso formativo obbligatorio per chi si occupa di autismo” aba

E’ netta la posizione di Betty Demartis, presidente di Angsa Novara, che venuta a conoscenza del caso di Vittorio si è subito attivata: “Ho parlato con la mamma del bambino e mi ha raccontato una storia che conosco bene, perché di casi come questo ce ne sono mille: bambini che seguono con successo un percorso terapeutico e che poi a scuola, in assenza di una presa in carico adeguata, regrediscono e si arrabbiano, a ragione. Questo bambino – racconta Betty – alle elementari non aveva avuto alcun problema, perché l’insegnante di sostegno si era umilmente messa a studiare, per trovare il modo giusto per stargli accanto e comunicare con lui. Lo stesso non è accaduto alle medie: la scuola si è chiusa e, alla prima difficoltà, ha isolato il bambino, difendendo l’insegnante”.

Ma se quell’insegnante avesse avuto gli strumenti adeguati per comunicare con quel bambino, questo non sarebbe accaduto. O forse sarebbe accaduto lo stesso, però “non sarebbe stato un dramma – commenta Giusy – perché

“un insegnante formato è anche più forte” e capace di affrontare le disavventure che prima o poi l’autismo pone sul cammino”

I miei operatori probabilmente sono stati tutti morsi, almeno una volta, ma grazie alla formazione e alla vocazione che hanno sanno capire perché hanno ricevuto quel morso, cosa volesse dire quel morso e come fare per non essere morsi di nuovo. Anche noi genitori, d’altra parte, tante volte ci sentiamo inadeguati: ma impariamo ogni giorno meglio come comunicare con i nostri figli e affrontiamo le difficoltà come parte di questo percorso”.

Per quanto riguarda la scuola, il problema ha un nome: formazione. Ma anche un cognome: Aba

“Sì, perché ci sono prove scientifiche che questo trattamento ha risultati migliori con tutti i bambini con autismo, tanto che  riconosciuto dalla Linea guida. Ma da un lato c’è il sindacato, che con gli insegnanti si è sempre opposto a una riforma scolastica che riservasse al sostegno un’altra graduatoria e rendesse obbligatoria una formazione specialistica per questo. Dall’altro lato c’è l’arretratezza del nostro Paese rispetto alla cultura Aba: i corsi ci sono, ma sono pochi e costano molto, tanto che noi, come Angsa, copriamo le spese al 50% per gli operatori che scelgano di frequentare un master. Per gli insegnati poi ci sono corsi specifici, ma non in orario scolastico: o nel pomeriggio, o il sabato. Nonostante questo, sono sempre pieni, perché gli insegnanti sono assetati di formazione di qualità, chiedono strumenti e competenze. Ecco perché sto chiedendo all’Ufficio scolastico del Piemonte di attivare quei master che già il Miur aveva chiesto di attivare. Una formazione adeguata e specialistica: ecco l’unica risposta possibile al caso di Biella e ai mille come questo. Formazione Aba nelle scuole, obbligatoria per tutti i nuovi insegnanti di sostegno: solo così i nostri ragazzi autistici non dovranno pregare ogni anno di trovarsi accanto un insegnante capace di comunicare con loro”.


Per chi sapesse cosa sia ABA

(quindi non ha autistici per casa o è seguito da sciamani del fanta autismo)

ABA è l’acronimo di Applied Behavior Analysis (tradotto in italiano con Analisi Comportamentale Applicata) ed è la scienza applicata che deriva dalla scienza di base conosciuta come Analisi del Comportamento (Skinner, 1953).
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L’ Analisi del Comportamento può essere definita come la scienza che ha come oggetto lo studio delle interazioni psicologiche tra individuo e ambiente e come metodo quello scientifico proprio delle scienze naturali.
Essa comprende tre branche principali:

1.    il comportamentismo (come filosofia della scienza)
2.    l’analisi sperimentale del comportamento (la ricerca)
3.    l’Analisi Comportamentale Applicata

Quest’ultima  è l’area finalizzata ad applicare i dati che derivano dall’analisi del comportamento per comprendere e migliorare le relazioni che intercorrono fra determinati comportamenti e le condizioni esterne. Essa adempie a diverse funzioni fra cui quelle di descrivere le interazioni che avvengono fra organismo e ambiente, spiegare come tali interazioni avvengono, prevederne le caratteristiche e la probabilità futura di comparsa, influenzarne la forma, la frequenza e la funzione ecc.

Una caratteristica fondamentale dell’ABA è quella di essere evidence-based. Un esperto di analisi del comportamento adotta esclusivamente procedure che le ricerche in ambito scientifico hanno dimostrato essere efficaci  applicandole con rigore scientifico ed effettuando un costante monitoraggio dei risultati raggiunti. Viene attribuita un’importanza fondamentale al rigore scientifico e metodologico.

L’attenzione dell’ABA è rivolta ai comportamenti socialmente significativi (abilità scolastiche, sociali, comunicative, adattive), questo la rende adatta ad essere applicata a qualsiasi ambito di intervento e non, come comunemente (e erroneamente) si pensa,  solo all’autismo. Sicuramente, proprio grazie al rigore scientifico e metodologico che la caratterizzano, ha ottenuto tantissimi successi nell’ambito della disabilità in generale e dell’autismo in particolare, per cui viene ampiamente adottata e applicata in tali settori ma NON nasce per l’autismo.
Essa nasce, ripetiamo, come applicazione dei principi dell’analisi comportamentale e pertanto può essere applicata a svariati ambiti. (fonte: Abautismo.it )

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