Esattamente la notte scorsa ho ricevuto la lettera della madre di Biella e l’ho pubblicata tale e quale. Mi sembrava un caso meritevole di essere segnalato. Un bambino autistico allontanato dalla scuola perché ha morso l’ insegnante, che evidentemente era privo di strumenti professionali adeguati a trattare un autistico. Una storia che potrebbe far passare il convincimento che a un bambino neurodiverso vada messa la museruola.
Tuttora sono convinto che non si tratti di un caso isolato. Al momento è il post più letto del nostro sito da quando è stato messo on line un mese fa, è evidente che abbia toccato un punto dolente che moltissimi condividono
Quella madre è solamente un esempio delle migliaia che, per avere un figlio autistico, ogni giorno devono sbattere la faccia contro il muro omertoso della società, così detta civile, che sorregge la propria sicurezza sull’emarginazione di ogni persona che possa seminare inquietudine, solo per il suo trasgredire ai comportamenti più facilmente omologabili.
La nostra scuola si fa gloria di una legge basata sul sacro principio dell’ inclusione. Detta inclusione però non è una regola che valga per noi autistici. Non passa e non passerà mai il principio che per salvare la vita futura di un bambino autistico occorra un educatore specializzato ABA, che abbia studiato nello specifico settore, che sia stato valutato, che conosca le tecniche di trattamento comportamentale di un soggetto autistico.
Di sicuro nessuno verrebbe morsicato (se succedesse farebbe parte dei rischi del mestiere), nessuno se ne starebbe chiuso in uno stanzino, nessuno tirerebbe sedie e farebbe straverie. Il resto sono solo chiacchiere e mala fede di chi difende l’ approssimazione e il ruolo “approssimato” di un sostegno genericamente “volenteroso”. Non basta la buona volontà serve avere studiato…e anche tanto!
Tra le tante mail di sostegno ne sono arrivate anche di (lecita) difesa d’ ufficio dell’insegnante morsicato. Ne riporto una perchè mi ha fatto particolarmente riflettere.
Gentili redattori, capisco la volontà di informare e tutelare i ragazzi, ma ho letto l’articolo su Biella e l’ho trovato molto superficiale nel dare giudizi.
Conosco personalmente l’insegnante di sostegno perché lavorava nella mia scuola, occupandosi di casi gravi di autismo. Non solo è estremamente sensibile, ma preparata e piena di energia. Denigrarla così è stata informazione? Io non conosco personalmente il caso, tranne le foto del viso sfigurato della collega, ma proprio per questo evito di dare giudizi sulla famiglia del bambino.
Non sono sicura neppure che possiate aver aiutato la famiglia, allontanando tra di loro i protagonisti, invece che avvicinarli.
Vi invio comunque i miei più cordiali saluti
Aretha Scagliola – Genova
Un attestato di solidarietà da parte di una “collega” verso l’insegnante del ragazzo morditore (da noi nemmeno nominata o identificata, tanto meno indicata la scuola o dato elementi per identificarla). È inconcepibile trattare la vicenda come se ci fosse un colpevole e una vittima. L’unica colpa è l’inadeguatezza dell’istituzione scolastica a garantire un supporto adeguato perchè un soggetto debole sia in condizioni di vivere serenamente e attivamente il tempo che passa in classe.
Non si faccia appello alla solita buona volontà, non basta, anche l’essersi occupati di casi gravi di autismo non significa essere abilitati a trattare autistici.
Mostrare in giro la foto del proprio volto “sfigurato” (è un piccolo Hannibal Lecter dunque? Un cannibale in erba?) non è assolutamente il sintomo che la signora insegnante non abbia chiaro quale debba essere il ruolo di un educatore di autistici. Se questo non è il suo mestiere è ora che la scuola provveda a dare ai nostri figli le figure professionali adeguate. Altrimenti dire che per noi esiste l’inclusione è continuare a prenderci per il naso.
Ci venga comunicato chiaramente che per noi autistici non esistono persone preparate. Ve le indicheremo noi…Vi basterà assumerle al posto di chi finge competenze che non possiede. Poi fa tragedie per un morso…
Comunque ho girato alla madre di Biella la stessa mail, per sapere se ci fossero elementi della storia che ancora non sapevamo. Pubblico la risposta e non faccio (per ora) ulteriori commenti.
Non conosco la signora Scagliola, ma si riferisce all’insegnante di sostegno morsicata da Vittorio, la quale ha inviato le foto del morso a tutti, me compresa, come marchio di fabbrica di mio figlio. Ora il morso è un morso e sono certa che li hai conosciuti anche tu.
Ma “sfigurata” è un aggettivo un pò eccessivo, vista di persona e nelle foto, ma non rende l’insegnante che lo ha ricevuto nè sensibile, (anche per come si è scagliata contro di me, quando sono andata a prendere Vittorio) nè purtroppo preparata, come lei stessa ha ammesso, fin dal primo incontro. Piena di energia forse sì, ma non di motivazioni, perchè è bastato un morso a farla desistere.
Nota che non abbiamo mai saputo da lei, che non si è fatta più vedere da noi, nè da altri, che cosa avesse innescato la reazione di Vittorio in quel momento. Adulti reticenti contro un bambino che non parla.
So che il tuo sito è molto conosciuto e seguito, ma non mi aspettavo che tanti dei tuoi lettori poi contattassero me, direttamente, o tramite altre persone che avevano condiviso il link, per inviarmi messaggi di solidarietà.
Ciò che mi ha altresì colpito, è stato il numero di genitori che hanno vissuto o che stanno vivendo la stessa amara esperienza con la scuola.
Alunni costretti ad orari ridotti, a stare reclusi per non essere di disturbo alla classe, studenti con buone capacità, che si ritrovano ad “incollare conchiglie su di un cartoncino”, scappare dall’assurda consegna dopo 5 minuti ed essere definiti “ingestibili” dagli stessi fenomeni che propongono questo tipo di passatempo, quando questi “autistici” sanno eseguire attività scolastiche anche complesse.
Solo dai messaggi di oggi esce una scuola sconfitta, chiusa in se stessa e nelle sue poche abilità didattiche standardizzate, incapaci di plasmarsi sui singoli individui e le loro necessità, perchè sono anche i genitori di alunni normo tipici a lamentarsi, non solo noi con i “figli cattivi, maleducati, viziati e tonti”
Un caro saluto
Aggiornamento delle 10.30 del 30 ottobre
Arriva un’ altra mail di difesa dell a figura insegnante… (che nessuno accusa direttamente, nemmeno sappiamo chi sia) C’è proprio un’ enorme coda di paglia su questo argomento…Il bambino è stato mandato a casa e a scuola non va, deduciamo che non esista in quella scuola personale adeguato a trattarlo. Altrimenti sarebbe tranquillo in classe a fare le sue attività invece di essere stato forzatamente rimandato in famiglia…Ribadiamo il concetto: per trattare adeguatamente un soggetto autistico serve un educatore specificamente formato sulle terapie comportamentali (aba) questo dice l’ evidenza scientifica e non un nostro capriccio…Tutto il resto è pura chiacchiera!
Gentile Redazione,
premetto che comprendo il dolore e l’angoscia di una madre di un bimbo speciale e unico come ogni bimbo del mondo.
Posso solo immaginare il dispiacere della signora ma vorrei puntualizzare una cosa che ritengo importante.
L’insegnante in oggetto non è affatto inadeguata o superficiale. Ha anni di esperienza nel campo del sostegno con titoli ottenuti grazie a lunghi studi e al duro lavoro.
Ha sempre lavorato con coscienza e professionalità e si è adoperata , in tanti anni, ben al di là del suo dovere . nella scuola da cui proviene è semrpre stata benvoluta, amata e rispettata per le sue capacità e per la comprensione dimostrata con gli alunni e le famiglie. E di casi spinosi ne ha visti e ne ha trattati.
Purtroppo penso che diatribe simili non siano di aiuto nè al bambino nè alla scuola. La collaborazione scuola/ famiglia non deve restare solo su carta ma diventare sempre e comunque operativa e fattiva per ogni singolo alunno, perchè come ripeto, ogni alunno è speciale a suo modo.
grazie per l’attenzione e vi porgo cordiali saluti
Daniela Marella
Poi ancora…
Gent.li sig.ri,
ho letto con attenzione la lettera della sig.ra Anna e cerco di comprenderne il dolore e l’amarezza.
Porto grande rispetto per lo sfogo della signora ma vorrei segnalare a voi della redazione che la persona definita nel vostro articolo “inadeguata” a trattarlo è più che qualificata all’insegnamento del sostegno e non è come avete sottolineato una persona che non sa fare il suo mestiere in attesa di una migliore sistemazione.
L’insegnante ha anni di insegnamento sul sostegno ed è una stimata professionista, voluta bene dalle colleghe e dai genitori della scuola dove ha lavorato a lungo.
Mi spiace dovervi riprendere sulla questione ma credo che per dover di cronaca si dovrebbe esser più cauti nel segnalare persone e fatti, in particolare in situazioni così delicate.
Vorrei inoltre esprimervi un mio pensiero riguardo alla reazione sociale dell’episodio; forse questa della divisione insegnanti incapaci/scuola inappropriata non è la strada giusta per trovare il percorso adeguato al trattamento dei casi più delicati. Ci vuole maggiore coesione di forze, la scuola da sola non va da nessuna parte e soprattutto non realizza successi in un clima di sterile critica.
Con questo pensiero concludo il mio intervento e vi porgo i miei saluti.