La Venere degli stracci vista con occhio #teppautistico
Il liceo artistico frequentato da vari #teppautistici, tra cui Tommy, si sta preparando alla visita alla Biennale di Venezia. A tale fine alcune classi stanno lavorando sulla storia dell’arte contemporanea, così tra l’ altro si è parlato della “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, opera che i ragazzi hanno potuto vedere in un documentario che è stato proiettato.
L’opera del 1967/68 è molto nota e viene così descritta nella sua lettura ufficiale: “Manifesto dell’Arte povera, l’installazione è costituita dall’accostamento provocatorio e apparentemente stridente fra la riproduzione della Venere con mela dell’artista neoclassico Bertel Thorvaldsen e un cumulo di abiti variopinti. La scultura, che evoca pose e proporzioni della Venere di Milo e la Venere Callipigia, è un esperimento di doppia imitazione e rappresenta l’inclusione del classico nell’epoca della riproducibilità tecnica: il calco industriale in gesso è un prodotto seriale come gli stracci che la dea sembra in procinto di attraversare, contaminando il suo canone con il caos rivoluzionario. (The map of art in Italy)
L’opera è comunque sempre stata indicativa dell’impegno sociale dell’arte. Gli stracci sono un’apporto dei visitatori che invece di buttarli nel cassonetto giallo o darli in parrocchia li ammucchiano sotto alla Venere, così sono tutti contenti di aver partecipato attivamente a un evento artistico.
La differenza di punto di vista del #teppautistico mi ha veramenente sorpreso. Per alcuni versi lo considero il sancire la chiusura di un’epoca passata per entrare in quella successiva. Per Tommy quell’opera a 50 anni dalla sua realizzazione era carente di un elemento razionale che ancora giustificasse quella signora culona in mezzo al mucchio di stracci. Per lui l’ esito drammatico della società degli straccioni altro non era che biancheria sporca da lavare.
L’ho capito quando ci è stato mandata via WhatsApp una foto della sua interpretazione dell’opera di Pistoletto, che è sembrata molto singolare anche all’insegnante. Tommy ha collocato il set nel bagnetto di servizio di casa nostra, quello che lui usa più frequentemente.
La Venere era per lui, invece che il “Punctum” dell’opera, solamente un particolare trascurabile. Gli stracci li ha identificati con il cestone della bianchereia sporca che lui vede in bagno ogni volta che lo frequenta, biancheria ammucchiata appunto accanto alla lavatrice. Elettrodomestico che per il #teppautistico giustificava quell’ ammucchiata di pantaloni, camice, e vestiario vario così malamente ammassata. Esattamente quello che vede a casa quando si arriva nell’impellenza di fare il bucato.
Mi sono permesso l’ oltraggio di collocare nello spazio creato da Pistoletto una lavatrice rossa, come quella che ci ha visto Tommy. E’ un sacrilegio glorioso da cui ho tratto grande divertimento. Il così detto manifesto dell’arte povera mostra l’obsolescenza della sua funzione provocatoria, ma noi neurotipici forse non lo percepiamo perchè lo abbiamo storicizzato e lo giudichiamo testimonianza di una particolare estetica legata a una particolare epoca.
Nella sua fulminante razionalità, e nel suo tempo composto da un eterno presente, il #teppautistico ha dato una giustificazione alla povera signora ignuda, che da mezzo secolo è condannata alla fatica di Sisifo d’ ammucchiar panni senza scopo alcuno. Tommy le ha regalato una via di salvezza, e quindi di fuga, mettendole accanto una lavatrice. Quando gli stracci saranno tutti lavati lei potrà rivestirsi e finalmente andarsene a spasso!!!
Ho chiesto ad Annamaria Piemonte, professoressa di Tommy e degli altri, di darmi anche la sua lettura della contaminazione #teppautistica della Venere Pistolettata.
Ho dedicato una serie di lezioni preparatorie al nostro imminente viaggio alla 59 Biennale Arte di Venezia. In una di queste lezioni ho proposto agli studenti un documentario sull’Arte povera che mostrava la “Venere degli stracci” realizzata da Michelangelo Pistoletto, nel 1967. Grazie al video che trasmetteva una serie di sequenze della “Venere”, Tommaso ha stabilito con lo schermo una sorta di relazione empatica, non limitandosi solo a guardare l’opera ma facendone diretta esperienza proprio attraverso i movimenti della macchina da presa, per comprenderla e rielaborarla. Credo che in Tommaso possa essersi attivato quel processo di interazione multimodale di cui il sistema motorio è, stando alle ultime ipotesi della neuroscienza, l’attore principale della nostra comprensione del mondo. Subito dopo, ha deciso di disegnare e produrre una sua creazione originale, proprio a partire dall’esperienza visiva in movimento che aveva fatto dell’opera di Pistoletto.
Anna Maria Piemonte
Anche la madre di Tommy, che oltre giornalista è storica dell’arte, mi ha inviato il suo parere sull’oltraggio #teppautistico
Quando mi è apparsa sul telefonino l’immagine della Venere degli stracci di Pistoletto rivisitata da Tommy ho avuto un flash: il nostro artautistico ha assimilato gli stracci alla biancheria da lavare che nel nostro bagnetto (che è poi anche il suo e del fratello) viene riposta in un cesto vicino alla lavatrice. Ma non ho fatto a meno di chiedermi: che sarebbe successo se Pistoletto avesse collocato una lavatrice rossa vicino alla sua Venere Callipigia che risale al 1967 ed è il simbolo dell’arte povera? Una provocazione nella provocazione,messaggio subliminale dei fermenti femministi di una società che soltanto un anno dopo avrebbe cercato di rivoluzionare il mondo, <insulto> per i benpensanti, operazione catartica per altri. Questo si sarebbe detto, forse, in quegli anni molto prolifici dal punti dal vista creativo, segnati dalla sperimentazione e la spasmodica, quasi commovente volontà di rottura con il passato. Tommaso, in realtà, è dotato di una prodigiosa memoria visiva. Il suo vissuto, le immagini che lo hanno impressionato, il bagaglio di esperienze e conoscenze acquisite, è il suo piccolo grande mondo nel quale ci mettiamo pure le routine, le ricorrenze, i rituali ecc. Tom conosce benissimo le strade tutte uguali del quartiere dove vive e quando entra nei negozi di alimentari <amici> chiede di comprare sempre le stesse cose, chiede sempre fragola-cioccolato al gelataio, la pasta (penne) al sugo, ama mettere sempre lo stesso tipo di scarpe, le felpe e mai e poi mai indosserebbe un golf di lana e quando s’infila le calze, cascasse il mondo, le tira sempre giù alla caviglia. Tutto prevedibile. Però resta un mistero: dove mai ha visto una lavatrice rossa? Questo proprio mi sfugge. Indagherò.
Natalia Poggi