Perché non si agevolano i #TeppAutistici che potrebbero lavorare?
Abbiamo scritto di un progetto/utopia di #TeppAutistici artigiani, su cui lavora un gruppo di genitori che autonomamente sta pensando a un modello di piccola impresa da costituire per il riscatto sociale effettivo e possibile vita autonoma per i propri figli, che altrimenti sarebbero prima o poi destinati a finire in qualcuna di quelle discariche per umani imperfetti variamente chiamate con ipocriti eufemismi. Pochi minuti dopo la pubblicazione dell’articolo ci è arrivata questa lettera di Dario Verzulli, già nostro collaboratore, padre e amministratore di sostegno della #TeppAutistica Virginia e presidente di Autismo Abruzzo onlus. Dario ci ha già provato a fare di Virginia un’ imprenditrice, ma ci riporta alla cruda realtà…
La vita delle famiglie con autismo è complessa e articolata, condizionata dai quotidiani problemi imposti da questa disabilità e dalla necessità di garantire un futuro dignitoso ai propri figli. Sono molte le proposte che giungono da associazioni e famiglie, quasi tutte alimentate da spirito volontaristico. Una vera e propria attività per i disabili mentali oggi non esiste. Nessuno di loro in pratica lavora nonostante il nostro Paese abbia una Legge specifica, la n 68/99, recentemente modificata dal Governo Renzi, che sulla carta garantisce quote di tutela in tutti gli enti pubblici.
Chi assumerebbe un autistico? Chi sarebbe così folle da mettere in un ufficio un disabile mentale? Chi è chiamato a rispettare i vincoli della legge 68/99 in realtà preferisce individuare un disabile con almeno il 70% di invalidità, magari fisica, in grado di assicurare una minima produttività piuttosto che far emergere le capacità nascoste di persone complesse.
Perché allora non avviare una piccola attività? Un imprenditore autistico assistito dalla famiglia e dall’amministratore di sostegno potrebbe essere la soluzione. Potrebbe aiutarlo a pianificare impegni quotidiani, attività con utenti e una interazione, fosse anche minima, con la comunità di riferimento.
Detto, fatto. Nel febbraio 2015 abbiamo avviato una attività commerciale online, tutta ancora da costruire, fiduciosi di trovare attenzione e condizioni di favore per giovani lavoratori disabili. Peccato però che il disabile mentale imprenditore sia chiamato comunque a versare i contributi INPS obbligatori pari a 3.543€ l’anno, indipendentemente dalla sua grave disabilità, indipendentemente dalla pensione di invalidità percepita (289€/mese), indipendentemente dal volume d’affari generato e indipendentemente dal fatto che tale somma non gli garantirà nulla di più.
In pratica, lo Stato impone ai disabili lavoratori autonomi il pagamento di una quota mensile di contributi obbligatori pari a 295,25€ mensili, addirittura superiori a quello che lo stesso Stato ritiene adeguato erogare per la pensione di invalidità di 289€ che lo accompagnerà per tutta la vita. A tale somma vanno aggiunti i contributi dovuti sul reddito conseguito che vanno da un minimo del 23% ad un massimo del 27,72%
Vedi un articolo de “Il Fatto Quotidiano”
Abbiamo inviato a febbraio scorso una lettera al Presidente della Repubblica e al Ministro Poletti con la precisa richiesta che i disabili mentali fossero esonerati dal pagamento dei contributi obbligatori così da agevolare e incentivare attività autonome che negli anni potrebbero integrare le risorse economiche.
Tutta la vita di un autistico deve essere gestita con 490€ di indennità di accompagno (non sono molti i fortunati ad averla) e 289€ di pensione di invalidità. Meno di 800€ per una vita intera che dovrebbero garantire anche una assistenza totale.
Abbiamo sollecitato innumerevoli volte ma finora nessuna risposta dal Ministro. Abbiamo ricevuto una “toccante” lettera dalla Segreteria della Presidenza della Repubblica che invitata il Ministro Poletti ad approfondire la questione.
Mentre attendiamo segnali di interesse dal Governo noto per il “Jobs Act” il consulente ci ha recapitato la terza rata di contributi da versare con il modello F24. 885,75€ che si aggiungono alle altre 2 rate. Chiuderemo l’anno in bellezza e utilizzeremo i soldi della pensione di Virginia per pagare i contributi all’INPS. Speriamo solo che tali denari non vengano utilizzati per garantire i diritti acquisiti dagli arcinoti pensionati d’oro!
DARIO VERZULLI
Legge 68/99 sul DIRITTO AL LAVORO DEI DISABILI
Lettera di Verzulli al Presidente della Repubblica e al Ministroi Poletti
Risposta del Segretariato Generale Presidente della Repubblica