Una nota di AIRA sul rapporto tra rischio di autismo e antidepressivi in gravidanza
In questi giorni la notizia riguardante l’autismo che più appare negli organi d’ informazione e nelle discussioni di genitori in rete è quella di una ricerca, recentemente pubblicata, che riguarda l’utilizzo di antidepressivi in gravidanza e aumento del rischio di autismo nella prole. Per spegnere gli allarmismi ed evitare ulteriori preoccupazioni pubblichiamo qui una nota AIRA (Associazione Italiana Ricerca Autismo) a cui abbiamo chiesto di farci chiarezza sull’argomento. Consideriamo AIRA la voce ufficiale della comunità scientifica italiana, in quanto network dei maggiori ricercatori che abbiano reale titolo a esprimersi sull’autismo in Italia.
Lo studio “Antidepressant Use During Pregnancy and the Risk of Autism Spectrum Disorder in Children” recentemente pubblicato sulla rivista JAMA Pediactrics mette in luce una possibile correlazione tra l’utilizzo di inibitori del reuptake della serotonina durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza e il possibile incremento del rischio di autismo.
E’ molto importante tuttavia sottolineare come tale ricerca, seppur pubblicata su una rivista internazionale accreditata scientificamente, al momento non raggiunge alcuna conclusione che supporti tale associazione.
Gli autori stessi nello studio richiamano l’attenzione sulla possibilità di effettuare altre e più approfondite ricerche in tal senso. E’ inoltre molto importante sottolineare come l’eterogeneità clinica dei disturbi dello spettro autistico pone al momento tale condizione potenzialmente associabile a diversi fattori di rischio che non necessariamente sono connessi con la reale causa dell’autismo.
In questa ottica di eterogeneità clinica diventano assolutamente determinanti i limiti dello studio che non ha considerato informazioni riguardante lo stile di vista della mamma quale per esempio l’abitudine al fumo o all’alcool o esposizione all’inquinamento ambientale.
Cruciale come limite anche quello di non conoscere la severità e il grado dei sintomi depressivi che comportano di conseguenza importanti modificazioni ormonali nella persona depressa come per esempio maggiori quantità di cortisolo e di catecolamine che possono influenzare un armonico sviluppo del prodotto del concepimento.
Infine tale studio non riporta i dosaggi e i tempi di assunzione di tali farmaci antidepressivi o non informa se le mamme dello studio assumevano per esempio altri farmaci come il valproato su cui invece ci sono evidenze associabili all’autismo.
Alla luce di tutte le considerazioni sopra descritte il comitato tecnico-scientifico di AIRA invita alla cautela, in quanto nessun dato certo è al momento pubblicato e al contrario si stigmatizzano proclami giornalistici che creano solo allarmismo e senso di colpa nei genitori.
(AIRA)
Questo contributo scientifico è curato da ricercatori dell’AIRA il primo network per la ricerca e la clinica sull’autismo in Italia.
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