A Licata disabili psichici incatenati e torturati dagli operatori di una cooperativa
Se qualcuno ancora avesse dubbi sul fatto che esistano tuttora dei manicomi minorili, con tutto il loro seguito di orrore, legga la cronaca di quello che è accaduto a Licata, riguardo una comunità che ospitava disabili psichici.
Sicuramente tra gli ospiti c’è qualcuno che ha problemi simili a molti dei nostri figli. A gestire la comunità è una cooperativa dal nome poetico Suami, (forse ispirato, ma scritto come si pronuncia, al temine sanscrito Swami che nell’indiano moderno può essere usato come “amore”, abbastanza di moda per coppie pop new age per battezzare figli).
In questo ameno posto si consumavano atti di reale sadismo nei confronti dei disabili, anche minorenni, proprio approfittando della loro impossibilità di riferirli.
Sono stati incatenati, incappucciati, costretti a mangiare i loro escrementi. Questo è accaduto sotto l’ occhio degli amministratori, degli operatori e persino dei familiari che non si erano accorti di nulla…
Se non fosse stato per delle insegnanti che a scuola hanno capito che quei ragazzi nascondevano segni di sevizie sia fisici che emotivi ancora passerebbero il loro tempo in balia dei loro aguzzini. Non è la prima volta che registriamo fatti simili, tutti inorridiscono poi nulla cambia.
La gestione di persone così fragili e indifese non può essere assegnata con il criterio delle gare al ribasso, non può essere un regalo di denaro pubblico agli amici degli amici, non può essere unicamente una fonte di lucro per chi la gestisce.
Ecco cosa scrive la coop Suami
nel suo sito
COME LAVORIAMO
Lo stile di lavoro della Coop. Soc. Suami può essere riassunto in tre concetti fondamentali:
Integrazione
Attraverso la collaborazione con gli Enti Pubblici e Privati, il nostro impegno è volto alla realizzazione di progetti finalizzati all’eliminazione delle forme di segregazione (ad esempio il superamento degli ospedali psichiatrici, istituti per minori o disabili, ecc.) e di emarginazione sociale (inserimento sociale e lavorativo delle persone svantaggiate).
Progettualità
(…) Abbiamo realizzato progetti nuovi con lo scopo di far crescere l’autonomia e la contrattualità sociale delle persone. La nostra azione si è manifestata attraverso una ricerca di soluzioni e di percorsi agibili per i nostri utenti. In tutti questi casi, progettualità significa possibilità di verifica dei risultati ottenuti in termini di miglioramento della qualità della vita e, quindi, possibilità anche di scegliere modalità e strade nuove sulla base del mutare delle situazioni e delle esigenze.
Servizi alla persona
Da sempre ci siamo posti come agenzia di servizi alla persona. Questo comporta un atteggiamento di disponibilità all’aiuto, di dialogo e di ascolto nei confronti degli utenti con i quali s’instaura una relazione di intervento.(…)
Ecco di cosa sono accusati
Ragazzi incatenati e costretti a mangiare escrementi, chiusa la casa degli orrori di Licata
Ragazzini disabili legati con catene ai letti. Altri minori legati con lo scotch alla sedia e altri ancora costretti a mangiare i propri escrementi. Una casa degli orrori quella che teoricamente sarebbe dovuta essere una comunità per minori con disabilità psichiche. Teatro delle terribili vicende è Licata, provincia di Agrigento.
I carabinieri stamani hanno arrestato Caterina Federico, 32enne licatese, responsabile della struttura, e notificato il divieto di dimora ad altri tre operatori del centro. Tra gli indagati c’è anche Salvatore Lupo, presidente del Consiglio comunale di Favara, coinvolto nella vicenda perché amministratore unico della cooperativa “Suami onlus”, proprietaria di quel centro. Secondo gli inquirenti Lupo era a conoscenza di quello che accadeva in quella casa e non ha impedito i maltrattamenti.
>>> TUTTI I CAPI D’ACCUSA <<<
L’inchiesta – coordinata dal procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, dall’aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Alessandro Macaluso – è iniziata grazie alla segnalazione degli insegnanti della scuola che frequentavano i disabili. Sono state le professoresse ad accorgersi del malumore dei ragazzi. Poi l’elemento che ha convinto la preside a chiamare i carabinieri: il disegno di uno di quei ragazzi in cui veniva raccontata una storia fatta di streghe, bambini picchiati, gente legata con le catene e terribili violenze.
Le insegnanti hanno così registrato con un telefonino i racconti degli alunni,hanno fotografato le ferite sui loro polsi e hanno passato tutto il materiale ai militari dell’arma della compagnia di Licata, diretta dal capitano Marco Currao. Le indagini, condotte con intercettazioni telefoniche e interrogatori, hanno così svelato il terrore che copriva quel centro per minori. Bambini incappucciati e legati alle sedie dopo essere stati scoperti a mangiare una merendina fuori dall’orario consentito, altri legati con catene e lucchetti ai letti per non aver finito il pranzo, altri costretti a mangiare i propri escrementi. Fatti che gli indagati hanno più volte provato a nascondere quando hanno capito che le insegnanti avevano raccontato tutto ai carabinieri. Stanotte il blitz, la notifica dell’ordinanza del gip e il sequestro della struttura.