Io ti ho allattato…Perchè scappi!!! E il teppautistico dal 2009 ancora corre
Una donna sola, disfatta e scarmigliata vagheggia nel buio in una sorta di sotterraneo dalle mura di pietre sconnesse. Si rivolge al figlio autistico che non si vede: “Io ti ho fatto nascere, io ti ho allattato. Tu non mi hai mai sorriso…Quando io mi aspettavo un sorriso. Perchè scappi!!! Perchè gridi!!! (e quindi grida pure lei in pieno sbrocco). Naturalmente che l’autistico gridi e scappi da quella megera ricattatrice è il minimo che possa fare, per salvarsi la vita.
Non volevo crederci quando oggi una “collega” mi ha mandato il link, ma questa terrificante roba era lo spot ufficiale che nel 2009 un’ associazione di genitori fece trasmettere dalla RAI. Una maniera orrenda per infondere angoscia nelle madri e rafforzare ogni pessimo luogo comune sulle responsabilità materne riguardo l’ autismo dei figli, e per fortuna l’associazione si chiamava “Fantasia”…A distanza di sei anni la fantasia imperverserà ancora? Starà immaginando nuove creatività da veglia funebre che richiamino attenzione su noi teppautistici il 2 aprile? Ho voluto sottoporre la visione dello spot menagramo alla coraggiosa Gabriella La Rovere, perché mi riferisse le sue impressioni a caldo…Da madre a madre! (GN)
Metto subito le mani avanti, che non ci sia modo di fraintendere. Io non mi identifico nella intensa performance di Giulia Lazzarini nello spot sull’autismo, commissionato dall’associazione Fantasia e andato in onda qualche anno fa anche sulle reti Rai. Mi piacerebbe essere come Giulia Lazzarini ma per altri versi e ricordo ancora una meravigliosa Nora in “Casa di bambola”.
È bizzarro che ci sia un atteggiamento schizofrenico di chi è alla guida delle associazioni che si occupano di autismo e che addirittura si sono federate (ci deve essere sempre qualcuno a fare il leader maximo!).
Per far sì di avere un minimo di considerazione nel mare magnum delle rivendicazioni dei diritti di tutti, si è inizialmente fatto passare l’immagine di una donna, veramente sull’orlo di una crisi di nervi, che abita in un anfratto, grigio, buio e che rivendica il seno che ha allattato un mostro che non parla. Ma da dove è uscita? È parte di un’opera teatrale di più ampio respiro?
La bella pensata non deve aver avuto il risultato sperato perché è finito nel dimenticatoio e rivive solo grazie a Youtube.
A due mesi dalla data fatidica del 2 aprile dove tutti saremo blu come i Puffi, c’è un ribollire di iniziative e il messaggio che questa volta si vuole far passare è di serenità e soddisfazione per le buone prassi. Già mi immagino la mamma con la testa fresca di parrucchiere, il tailleur e magari il filo di perle che racconterà quanto è stato faticoso prima, un periodo che è ormai passato, lontano nel tempo e quanto sia grata al Destino per questo figlio, altrimenti lei non avrebbe capito il vero valore della vita.
Ecco, che sia ancora chiaro: neanche questa immagine mi rappresenta, come non rappresenta l’autismo la persona ad alto funzionamento che si è laureata, che è in grado di fare a mente operazioni matematiche difficilissime, che ripete a memoria tutte le battute di un film imitando addirittura la voce degli attori. Televisivamente funziona perché fa sorridere e ci rassicura.
È indubbio che tutt’altre emozioni prendono lo spettatore alla vista di adulti che urlano, corrono in tondo, sfarfallano le braccia, mordono, sono attaccati al genitore-schiavo ormai sfinito. Questa è la realtà e infatti si parla di “spettro autistico” dove la parte più confortante è una piccola percentuale rispetto al totale.
Le buone prassi, quando ci sono, sono un trade mark delle associazioni più potenti. Se ne parla e se ne straparla in più canali televisivi e radiofonici. Alcune volte queste cosiddette buone prassi sono farlocche ma su questo si è pronti a far bere allo spettatore la vera acqua di Lete. Si sta assistendo al monopolio dell’autismo e se un genitore vuole sperare di ottenere almeno un paio di ore alla settimana di libertà grazie alla presenza di un operatore – che spesso è tutto fuorché formato a gestire le varie problematiche comportamentali dell’autismo – deve entrare a far parte di una di queste associazioni ed essere allineato ai principi di fondo e alla linea politica.
Beh, sarà il caso di dire basta.
Gabriella La Rovere
NOTIZIA SULLO SPOT: nel 2009 Nadler Larimer & Martinelli, unimportante Agenzia Pubblicitaria Italiana, ha messo a punto gratuitamente una campagna di comunicazione, nata dal dialogo con FANTASiA e da unappassionato approfondimento dei problemi delle persone con Autismo e delle loro famiglie. Perno della campagna uno spot di trenta secondi, affidato allintensa recitazione di Giulia Lazzarini che interpreta la solitudine, la sofferenza e l'amore di una madre. Parla. Noi ci siamo è lo slogan o, meglio, la proposta che FANTASiA fa alle famiglie rappresentate da questa madre immaginaria, ma anche a chi opera con le persone con Autismo, alle istituzioni, all'opinione pubblica. Già allora non tutti batterono le mani... Questa è la lucida analisi del filosofo Fabio Brotto anche lui padre di un autistico.
Questo spot, realizzato per la federazione (FANTASiA), che riunisce le tre associazioni nazionali di familiari di soggetti autistici più serie e più documentate sulla ricerca scientifica che esistano oggi in Italia, richiede un’analisi attenta, e il più possibile razionale. Purtroppo, e con mia grande amarezza, risulta immediatamente che si tratta di uno spot radicalmente sbagliato, e anche controproducente. Ho già verificato una prima cosa: chi non sa nulla di autismo da questo spot non trae alcuna informazione reale (e corretta), anzi non capisce assolutamente niente. Inoltre, come oggi capita in molti spot publicitari, la “storia”, e in questo caso la recitazione, tesa e drammatica, oscura il messaggio. E dal messaggio una cosa che un inesperto capisce è che gli autistici non parlano e scappano, mentre la realtà è che molti di loro parlano (anche troppo) e non scappano affatto. Recitazione e contenuto hanno qui un carattere del tutto tragico. Sembra un brano di tragedia greca. L’attrice, l’anziana Giulia Lazzarini, potrebbe essere Ecuba, o meglio ancora Giocasta, la madre di Edipo. Non c’è una famiglia, ma una madre isolata. E questo è l’errore capitale. Qualsiasi difesa dello spot che punti sulla volontà di colpire duramente l’opinione pubblica, con una sorta di shock salutare, che risvegli le coscienze, urta qui contro uno scoglio insuperabile: si è messa in scena, ancora una volta, la Madre. La madre irrelata, assolutamente sola, senza l’uomo, senza la famiglia. Ma la scienza da tempo ha dimostrato che l’autismo non sorge dalla relazione distorta madre-figlio, come qualunque spettatore sprovveduto (la maggioranza degli spettatori) invece penserà, inevitabilmente, dopo aver visto lo spot. La percezione che si ha dalla visione della Lazzarini, che dice : “Io ti ho fatto nascere”, “Io ti ho allattato” è quella di un’oscura colpa, di un destino misterioso e irrevocabile. Manca solo l’indovino Tiresia. E, appunto, la Madre dice Io, Io, come se esistesse solo il rapporto Madre-Figlio. Questo spot è letale.Se lo spot fosse stato pensato da un lacaniano sarebbe stato perfettamente uguale: incombe sulla protagonista e sul suo invisibile figlio l’ombra dell’Altro Persecutore. Lo spot comunica soltanto angoscia profonda, e vi è uno squilibrio totale tra l’elemento tragico, incarnato nella potente figura della madre, e la speranza evocata dalla voce alla fine, debole e ridotta all’invito a parlare e alla comunicazione dell’indirizzo di un sito web. Alla disperazione incarnata da una figura reale si dovrebbero contrapporre, all’interno di un messaggio che dovrebbe veicolare anche speranza, altre figure, non parole disincarnate, che suonano vane. C’è molto da ripensare, e subito, da parte dei vertici di FANTASiA. Che forse di comunicazione capiscono poco, molto poco. (Fabio Brotto/Brotture)