Nessuna revisione del 18° anno per i teppautistici
Il #teppautistico che compie 18 anni deve fare visita di accertamento all’Inps, per dimostrare che non è “guarito”?
Rischia di perdere qualcuno dei suoi (pochi) benefici che la legge gli concede? E la 104, è a rischio anche lei?
Lo abbiamo chiesto al Coordinatore generale Medicina legale dell’Inps Massimo Piccioni.
E all’avvocato dell’Anffas Gianfranco de Robertis.
“Nessuna norma prevede la necessità di presentare una nuova domanda di handicap al compimento del diciottesimo anno di età – precisa Piccioni – Anche nel caso in cui, nell’originario verbale, fosse stata indicata una visita di revisione in coincidenza con il compimento della maggiore età, con la legge 114/2014, i verbali recanti data di revisione successiva a quella di entrata in vigore del citato provvedimento conservano piena validità fino alla conclusione del relativo iter di verifica”.
Ed ecco quanto ci dice, in merito, l’avvocato De Robertis: “Il cosiddetto ‘decreto semplificazione’, divenuto poi legge 114 del 2014, prevede che il disabile che durante la minore età era titolare di indennità di accompagnamento, non debba ripresentarsi a visita. Prima invece, al compimento del 18° anno, tutti indistintamente, anche chi rientrava nelle patologie non rivedibili elencate nel Dm del 2 agosto del 2007, al compimento di maggiore età doveva comunque presentarsi a visita. Questo perché l’accertamento in minore età segue criteri diversi rispetto alla maggiore età, quando si applicano le tabelle ministeriali del ministero della salute in cui l’invalidità civile viene considerata in base alla capacità lavorativa generica. E anche perché, con la maggiore età, sopraggiunge il diritto alla sopensione d’invalidità, non percepita dai minori”.
Chi ha l’accompagnamento, se lo tiene. E nessuno glielo tocca
Adesso, il decreto ha effettivamente “semplificato” le cose: perché “chi ha l’indennità di accompagnamento durante la minore età non deve andare a visita, ma solo presentare all’Inps il modello AP70, per avere la pensione d’invalidità, che è collegata al reddito”. Diversa la situazione per coloro che hanno solo l’indennità di frequenza (ma il caso non dovrebbe riguardare i #teppautistici gravi, mentre interessa i loro colleghi ad alto funzionamento): “questi – precisa l’avvocato – dovranno ripresentarsi a visita, su convocazione di Inps”.
Il codice che manca. E a 18 anni l’autismo scompare
C’è però un problema, molto rilevante, che riguarda gli autistici dopo i 18 anni: che, di fatto, non esistono! La diagnosi di autismo infatti non esiste per gli adulti. E De Robertis ce lo piega così: “L’invalidità civile viene valutata in base alle tabelle del 2992, tuttora vigenti, che però non comprendono la voce autismo. Le commissioni adottano quindi un criterio analogico”. Ed è così che l’autismo diventa “insufficienza mentale grave”, o “disturbo dello sviluppo” e così via. Il problema esiste, quindi, “ma non può risolverlo l’Inps – spiega De Robertis – che non legifera. Si è però dotata, il 2 aprile scorso, di Linee guida scientifiche, che dovrebbero proprio agevolare una corretta individuazione dell’autismo. Quelle linee guida di cui ci parla qui Rosa Pennino, che con la sua associazione “L’autismo parla” ha contribuito ad ottenerle.
E la 104?
Per quanto riguarda invece la 104, “teoricamente non è rivedibile ed è ‘a vita’, ma no p escluso che l’Inps convochi per una revisione anche di quella. E’ la linea che ha assunto con la finanziaria del 2011 e il piano di controlli straordinari: la cosiddetta ‘guerra ai falsi invalidi’ ha investito, in una certa misura, anche la 104. Ma possiamo dire che, generalmente, la 104 non si perde, ma si conserva per tutta la vita”.