Aba non basta: parola di Sinpia. Conflitto d'interessi?
Ispirare ad Aba tutti gli interventi per i #teppautistici
Su Aba e dintorni, scoppia il putiferio. A scatenarlo è una presa di posizione di Sinpia, la società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, all’indomani della pubblicazione della legge di stabilità regionale 2016 per la Regione Campania. Che, all’articolo 8, afferma che “percorso diagnostico terapeutico personalizzato” per il trattamento dei disturbi dello spettro autistico debba prevedere “l’adozione del metodo Analisi Comportamentale Applicata (ABA) come metodologia a cui ispirare tutti gli interventi”. Inaspettata, per molti, la posizione aspramente critica dell’illustre società, affidata a una lettera firmata da Carmela Bravaccio, consigliere nazionale di Sinpia, e indirizzata al presidente della Giunta regionale e al ministro della Salute: chiede nientemeno che la RETTIFICA dell’articolo. E ne abbiamo già scritto qui: ci sono le parole – anche piuttosto dure – che Sinpia ha scritto in riferimento alla legge campana e, più in generale, all’approccio Aba, definendolo perfino potenzialmente “dannoso”.
Conflitto d’interessi?
Parole forti, appunto, su cui gli animi non potevano che dividersi, dando vita a un bel dibattito: da un lato chi difende le strategie basate su Aba come le uniche fondate scientificamente, dall’altra chi, con Sinpia, contesta la legge campana e l’approccio “unico” che porta con sé. Il più critico, nei confronti della società di neuropsichiatria, è Carlo Hanau, docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari all’Università di Modena e Reggio Emilia, che parla addirittura di ‘conflitto d’interessi’: “La Sinpia della Campania è fatta da operatori che hanno conflitti di interesse nel senso che attualmente sono convenzionati per le solite prestazioni (psicomotricità e qualche logopedia) e quindi non possono vedere di buon occhio l’introduzione di novità (che altrove sono la regola da decenni)”. D’altro canto, “la finalità della legge è pienamente condivisibile, e finalmente si concede ai bambini con autismo quell’intervento intensivo e strutturato (almeno 25 ore alla settimana) che negli altri Paesi avanzati viene concesso da tanti anni, che deve garantire la qualità degli operatori che applicano queste strategie basate su Aba”. La posizione di Sinpia dà voce quindi, per Hanau, al “solito mantra di chi si oppone alle linee guida di tutte le patologie per cui ogni persona è diversa dall’altra: questo è in parte vero ma ci sono caratteristiche che consentono di fare diagnosi di autismo che sono comuni e perciò si può ragionevolmente predire che un intervento ha maggiori probabilità di funzionare rispetto agli altri”. Infine, “vorrei conoscere quali danni ha mai provocato una strategia basata su ABA, anche in bambini senza autismo. In culture diverse dalla nostra l’educazione strutturata basata su ABA è stata applicata su persone normotipiche con ottimi risultati ed anche da noi diversi atleti e musicisti hanno raggiunto i vertici nel loro campo”.
Parla la presidente di Sinpia: no a metodo unico per legge
Abbiamo chiesto alla presidente di Sinpia, Antonella Costantino, di rispondere alle critiche: non ha fatto che ribadire la posizione espressa nella lettera, argomentandola ulteriormente. “Le leggi devono indicare chi ha diritto agli interventi, chi ha il dovere di erogarli e quali sono i passaggi attraverso i quali si garantirà concretamente la fruibilità del diritto – ci dice Antonella Costantino – Devono inoltre indicare che gli interventi garantiti debbano essere basati sulle migliori evidenze scientifiche disponibili. Non possono però indicare un metodo in particolare, prima di tutto perché le evidenze scientifiche cambiano molto più rapidamente delle leggi, ed in secondo luogo perché in nessuna area della medicina vi è un unico intervento efficace. Sta alle linee guida indicare quali sono gli interventi efficaci e quelli non efficaci o addirittura controproducenti, ed è alle linee guida che le leggi devono fare riferimento. Le linee guida dell’Iss descrivono lo stato dell’arte attuale per il trattamento di pazienti autistici, e che includono fra i possibili approcci interventi mediati dai genitori, interventi di supporto per le abilità comunicative, interventi di supporto per la comunicazione sociale e l’interazione, programmi psicoeducativi, terapia cognitivo comportamentale”. E in riferimento ai possibili danni causati dalle strategie basate su Aba, questi possono verificarsi in caso di “alcuni disturbi diversi da quelli dello spettro autistico, quali ad esempio alcuni disturbi gravi della comunicazione e del linguaggio, che esordiscono con sintomi simili ma che nel tempo si differenziano dall’autismo per cause, caratteristiche evolutive, prognosi, cura”.
Leggete qui il seguito del dibattito: con la posizione cauta di Anffas e il parere scientifico di Luigi Mazzone