Il linguaggio del corpo dei teppautistici
Ogni individuo comunica contemporaneamente su due piani, quello verbale (con l’uso della parola o altri sistemi sostitutivi) e quello non verbale (con il linguaggio del corpo). Lavorando con soggetti autistici, individui che presentano un notevole deficit della comunicazione se non una totale assenza di comunicazione vocale – oltre che presentare molto spesso difficoltà nel riconoscimento delle emozioni sperimentate -, l’analisi e la lettura del linguaggio del corpo o comunicazione non verbale (CNV) risulta un importante strumento per comprendere il vissuto emozionale, la motivazione e le difficoltà sperimentate momento per momento.
Secondo Michael Argyle, psicologo inglese dell’università di Oxford, normalmente nella comunicazione utilizziamo: l’espressione facciale, il contatto visivo, la gesticolazione, la postura, il tatto e la prossemica (comportamento spaziale). E’ importante sapere che il linguaggio del corpo è in parte innato (ed è questo l’aspetto che tratterò brevemente qui) e in parte dipende dai processi di socializzazione. E’ sorprendente che, secondo i linguisiti, più del 90% della nostra comunicazione giornaliera è non-verbale. Quanti messaggi persi, considerando che non sappiamo riconoscerli in maniera corretta, abituati a considerare solo la comunicazione verbale (principalmente vocale).
Deve essere chiaro che noi, con il nostro corpo ed il nostro comportamento, comunichiamo costantemente, anche senza un interlocutore,
poichè esprimiamo il nostro vissuto interiore senza rendercene conto; poichè questa forma di comunicazione, per buona parte, non è sotto il nostro controllo cosciente. Per questo è importate fare attenzione ai messaggi che il corpo trasmette, poichè essi sono sinceri e non dipendono dalla specifica capacità di comunicazione verbale, vocale o altro che sia. La comunicazione non verbale va osservata contemporaneamente nelle sue diverse modalità espressive. Quando ad esempio, ci soffermiamo ad analizzare l’insieme dei suoni emessi nella comunicazione verbale, che è caratterizzata da diversi aspetti (tono, frequenza, ritmo e silenzio), siamo all’interno dell’area paralinguistica.
Quando invece analizziamo gli atti comunicativi espressi dal corpo (ovvero i movimenti oculari, la mimica facciale, i gesti e la postura), stiamo studiando la cinesica del corpo. Durante l’osservazione, i dati che rileviamo rispetto alla modalità in cui avviene l’occupazione dello spazio (come cioè gli individui tendono a disporsi in una determinata situazione), riguardano l’area prossemica. Mentre considerare e misurare i tempi di esecuzione, percezione e reazione riguarda l’area cronemica. Ci sono poi altri aspetti da analizzare nella CNV che qui non considererò, poichè a mio parere meno rilevanti per gli autistici.
I segnali a cui faccio riferimento fanno parte di quello che viene definito Emotional Body Language (EBL) ovvero il linguaggio del corpo emozionale: azioni o reazioni primitive in cui ogni stimolo innesca un atto non verbale corrispondente, un procedimento di codifica che Ekman e Friesen hanno dimostrato essere condiviso da tutta la popolazione umana. Le reazioni non verbali (CNV) si originano in una parte primitiva del cervello, l’amigdala (la sede degli istinti), che riceve gli stimoli e (filtrata dalla corteccia prefrontale) reagisce producendo il cosiddetto linguaggio del corpo. Il comportamento emesso lo si può suddividere in atti di scarico della tensione, atti di rifiuto e atti di piacere.
Quando esaminiamo il comportamento (non verbale) di qualcuno, dobbiamo distinguere le azioni abituali (quelle legate alla personalità e metterne a fuoco le stereotipie) da quelle che l’individuo produce in relazione a precisi stimoli. Sono davvero tante le cose che possiamo osservare, che dobbiamo considerare. In caso di un evento che crea eccitazione emotiva, ad esempio, si assiste contemporaneamente all’accellerazione del battito cardiaco, ad un incremento della frequenza del respiro, alla dilatazione delle pupille fino all’aumento del flusso del sangue ai muscoli. Cambiamenti fisici che potranno essere altresì osservati nelle reazioni di riflesso generate, come la modificazione della postura, il colorito della pelle, la contrazione delle mascelle, la tensione della fronte e la tensione delle palpebre inferiori.
Ad esempio Tommy, che è il ragazzo di cui mi occupo, quando è particolarmente nervoso ed ansioso si stringe – tirando verso il basso – il lobo dell’orecchio tra il pollice e l’indice della mano, mostrando una mimica facciale che comunica rabbia. Palpebre socchiuse, mandibola serrata, labbra tese verso il basso e fronte corrugata. In questa situazione sono chiari ed inequivocabili i segnali che provengono dai suoi occhi: le pupille che si restringono sono un chiaro segno di rabbia trattenuta o di una percezione negativa e sgradevole. Alexander Lowen, noto psichiatra americano, definì gli occhi come “la finestra del corpo”: non c’è in letteratura descrizione più azzeccata per spiegarne questa funzione.
In altre situazioni, quando si trova ad aspettare (ad esempio alla fermata del bus), poichè non è in grado di prevedere la durata dell’attesa, Tommy va in ansia: lo si può notare osservandolo mentre si pizzica la pelle del collo, un gesto che rivela un nervosismo crescente e poco controllabile, che può emergere in altre forme, come nel gesto di tirarsi il lobo dell’orecchio.
L’ansia provoca un restringimento della gola, che facendo passare meno aria, stimola l’intervento manuale in diversi punti del collo; ma non solo. In questi casi si possono osservare anche variazioni neurovegetative come la pulsazione della vena giugulare (lungo il lato sinistro del collo), una respirazione più alta (il petto si alza e si abbassa) e un aumento della frequenza di respirazione (ritmo velocizzato). Quando la tensione è molto alta, si arrivano a dischiudere le labbra, producendo un rumore o un verso udibile (Tommy ad esempio in questi casi respira sonoramente con la bocca); possono comparire inoltre, con l’accellerazione della respirazione, dei movimenti oscillatori del busto che mantengono un ritmica equivalente.
Mi capita di osservare anche il linguaggio del corpo di Roberto, il compagno di sventure di Tommy, che durante alcune attività mostra un innalzamento della tensione emotiva tramite un chiaro quanto intenso riflesso di espulsione: un colpo di tosse improvviso, accompagnato da un movimento del bacino e dalla mimica facciale corrispondente. La reazione può essere innescata dal fatto che l’ansia crea un restringimento della laringe e della faringe, o può essere indotto dalla stimolazione del nervo vago che agisce sui recettori della regione faringo-laringea provocando un senso di prurito.
In queste situazioni si può osservare anche l’uso inconscio, da parte di Roberto, di gesti consolari come la suzione del dito o il giocherellare con un qualsiasi oggetto a portata di mano, spesso poi portato alla bocca. Infatti, quando una persona è molto tesa ed ha bisogno di essere rassicurata, porta un dito in bocca (o l’estremità della penna, la stanghetta degli occhiali) oppure si mordicchia le unghie e le pellicine che le circondano.
Un altro semplice esempio di analisi della CNV che posso riportare è quando Tommy si trova a posare un oggetto: se nel riporlo lo sbatte facendo rumore o lo fa cadere appositamente, ecco che fa trapelare un senso di rabbia o risentimento per l’attività pregressa, scaricando la tensione accumulata (indicandone acusticamente il tono) nel gesto finale.
Tommy inoltre, e non solo lui, adora dondolare sull’altalena e roteare sulla sedia da ufficio. Alcuni studi recenti hanno scoperto non solo che il dondolio calma, ma che si rivela un sistema equivalente ai farmaci antidolorifici, perchè le oscillazioni prolungate stimolano il cervello a produrre endorfine, soppressori naturali del dolore. Quindi queste azioni sono di fatto per Tommy una sorta di ricerca di piacere psicofisico, uno sballo autoindotto. Per averne una chiara conferma infatti, in questi casi basta notare come cambia il suo viso e in che modo muove i muscoli facciali.
Numerose richerche hanno confermato che le espressioni del viso comunicano in modo efficace ciò che l’individuo prova in quel momento, mentre i movimenti corrispondenti espressi dal corpo, indicano quanto è intensa l’emozione sperimentata. Gli studiosi di comunicazione Paul Ekman e Wallace Friesen hanno classificato 44 diversi possibili movimenti del viso umano come strizzare gli occhi, aggrottare la fronte e così via. Attraverso la cinesica del volto quindi, possiamo individuare facilmente le emozioni primarie: rabbia, paura, tristezza, sorpresa, ecc. Questo perchè ai precisi movimenti del volto (e consideriamo che il nostro viso ha più di 150 muscoli) vengono collegate ed identificate le rispettive emozioni che possiamo decifrare accuratamente, grazie ai vari movimenti espressi dalle increspature della fronte, dalla dilatazione delle pupille, dai movimenti degli zigomi o dalla distensione della labbra.
L’importanza di queste rivelazioni scientifiche non è una novità, già era stata riconosciuta dalla sensibilità di molti intellettuali e artisti come Oscar Wilde quando affermava che “il volto di un uomo è la sua autobiografia”. Io aggiungerei, che il suo corpo e lo spazio che occupa, sono la sua scenografia. Per questo motivo ritengo che sia necessario, per chi fa analisi del comportamento, e per chi si occupa direttamente di soggetti con incapacità comunicative (sopratutto se in assenza di comunicazione vocale), prendere in considerazione e approfondire lo studio del linguaggio del corpo.
MARCO CIOFFI
Tecnico dell’analisi del comportamento (Aba/VB). Fotografo, scrittore, poeta e assistente di Tommy. Ha già pubblicato: La normale diversità del #teppautistico