La madre del teppautistico che non voleva essere un dinosauro
Dopo una lunga e per noi dolorosa assenza torna Elisa Beth Bonarda. Sembra che abbia raggiunto uno stato di quiete zen, ma non siamo poi molto sicuri. Lei che qui per noi scrive e racconta sotto spesso mascheramento ci propone oggi la lettera di una folle madre che le ha scritto per una vicenda che ha per sfondo un teatro luogo della massima ambiguità, ma che ci suggerì dalla notte dei tempi in nostro motto “Ci siamo tolti la maschera per non essere riconosciuti nella follia che affolla il nostro muto pensare.” Ci scrive dunque Beth:
Questo simpatico racconto è di un’amica mamma. Narra di una piccola vittoria quotidiana. Solo una battaglia, non la guerra, sia chiaro. Ma che soddisfazione quando la giornata coi nostri piccoletti gira bene e ci regala qualche scoperta nuova.
“Ciao Beth,
ti scrivo perché oggi mi sono sentita per un attimo completamente spacciata e, subito dopo, magicamente, il re del mondo. Perché? Ora ti dico…
Stamattina prima lezione di laboratorio teatrale con il mio piccoletto teppautistico di quattro anni circa. Visto che a casa, da un po’ di tempo a questa parte, con me non vuol far altro che “giocare al teatro”, mi son detta: proviamo con quello vero per bambini, si sa mai che funzioni.
E allora grande training preliminare nei giorni scorsi: con racconti, immagini, simulazioni, sipari e palcoscenici improvvisati, sopralluogo al teatro per conoscere la maestra Claudia e prendere confidenza con l’ambiente. Preparazione ferrea, insomma, manco dovessimo invadere la Polonia. Ma con questi personaggi, si sa, meglio evitare l’improvvisazione. Ogni cosa nuova, anche la più bella, può essere molto frustrante da gestire per loro. E infatti..
All’inizio tutto bene: risveglio perfetto, colazione tranquilla, viaggio in auto coi Blur a palla (ultimamente Tender è la sua canzone preferita e guai se non la metto a tutto volume). Belli convinti e carichi.. finché non varchiamo l’uscio. Lì, nel corridoio che porta alla palestrina allestita con i tendoni neri, comincia il dramma.
“Mamma no”
“Mamma non (mi) piace”
“Mamma Giacopo pau(r)a”
“Mamma Giacopo molta pau(r)a”
“Merda”
Questo l’ho pensato io. Lui parla poco. Le parolacce forse le pensa, ma ancora non le dice. “Dai, Giacomo, è il teatro! Ci volevi tanto venire ti ricordi? Andiamo dentro. Guarda ci sono tutti i bimbi che giocano. C’è la maestra Claudia..”
“No, mamma, no”
“Mamma via, pau(r)a”
Mi si pianta come un mulo di traverso.
Respiro e ci riprovo. Una, due, tre volte.
Prima più energica, trascinandolo a sbirciare da dietro le tende.
E lui inizia a piangere, inconsolabile.
Allora diplomatica, bisbigliandogli all’orecchio: “Dai che Giacomo è bravo. Giacomo è forte. Giacomo è capace. Giacomo si diverte. A Giacomo piace il teatro. I bimbi sono proprio contenti di giocare con Giacomo” Da fare invidia a una sessione motivazionale per venditori..
Niente da fare.
Sto per mollare il colpo. Inizio a pensare che non ce la possiamo fare, che per lui è troppo faticoso e anche per me, e che allora non ha senso e non so proprio come fare. Solo che se molliamo adesso è finita. E io lo so che si divertirebbe se solo si lasciasse andare, il maledetto..
“Fatti venire in mente qualcosa Marisa. Fatti venire in mente qualcosa. Vai, o la va o la spacca, Pirandello, teatro nel teatro. Dai un senso alla tua cavolo di laurea in drammaturgia”.
E allora mi inginocchio, mi incappuccio col suo vestito verde da dinosauro, gli impongo le mani sul crapone e poi le faccio roteare in aria come una matta: “magia magia, paura vai via” “magia magia, paura lascia stare il mio bambino” “conto fino a cinque e la paura non c’è più” “uno, due, tre, quattro e..”
Lui, prima mi guarda storto. Poi sorride, si alza di scatto, si lascia vestire in un baleno e corre in sala. E una volta lì, gioca, si rotola, gigioneggia, imita, si scaccola allegramente, corteggia la maestra, ride. Io lo guardo da lontano per tutto il tempo e frigno.
Alla fine mi si avvicina e dice: “Giacopo piaciuto teatro” “Mamma, Giacopo forte”
Che gioia, Beth, non te lo posso spiegare vederlo orgoglioso e felice così. Evviva il teatro Beth, evviva il carnevale!
Marisa
Cavolo, a saperlo però c’avrei provato anch’io ad imporre le mani sulla crapa pelata di mio figlio, oggi pomeriggio, quando davanti alla banda e ai carri allegorici ha iniziato a scalciare come un asino per andare a casa e a coprirsi gli occhi. Mah, ripensandoci, nemmeno le formule magiche sarebbero funzionate davanti a quelle trippone delle majorettes del mio paese. Non si potevano oggettivamente guardare. Lo prendo come un atto di ribellione estetica. Come biasimarlo…
Beth
ELISA BETH BONARDA
Nome di fantasia, foto farlocca. Per esigenze professionali collabora “per noi autistici” con uno pseudonimo. Si proclama esperta in supercazzola e poco altro. E’ mamma di Mr. G, bimbo autistico di cui solo da pochi mesi ha ottenuto “una diagnosi seria” per cui si sta impegnando, anima e corpo, in un programma ABA che deve necessariamente seguire senza che questo comprometta il suo lavoro. Una sedicente medichessa per autistici, in verità, nel passato le aveva consigliato di stare più a casa con il figlio…Così magari sarebbe guarito. Elisa Beth le ha fatto una pernacchia…
ELISA BETH HA GIA’ SCRITTO PER NOI:
- Appuntamento al buio con la bella terapista
- Mamme #teppautistiche esasperate ditelo a Elisa Beth
- La mamma di un autistico si è rotta di sentirsi in colpa perchè lavora!
- La diagnosi precoce del Califfo
- Come spiegare ai parenti che il #teppautistico selettivo non ama il manicaretto di Natale