Mamma e figlio teppautistico, soli in una bolla
Questa lettera è arrivata in redazione alcuni giorni fa: eravamo decisi a pubblicarla, ma la tenevamo da parte, aspettando il momento giusto. E chiedendo, nel frattempo, ulteriori dettagli alla mamma che l’aveva scritta. Ora quel momento ci pare sia arrivato, con il video-spot della scorsa Giornata dell’autismo – “Autismo – Conoscere vuol dire comprendere” – che sta facendo il giro della rete, rilanciato da Repubblica.it perché tra pochi giorni sarà tra i finalisti ai prestigiosi Promax Europe Award, gli Oscar della promozione televisiva. Perché il video, realizzato lo scorso anno dalla Lightcut Film, “liberamente ispirato”, si vede chiaramente, al piccolo capolavoro francese “Mon petit frère de la lune”, questo video somiglia tragicamente alla storia che Dorina ci racconta. Una storia in cui la mamma e il figlio sono soli in una bolla, che li isola e li separa dall’universo. Prima era solo lui, il ragazzo, a nascondersi e proteggersi dietro quella sfera impenetrabile: poi il “cuore di mamma” l’ha trapassata e lei si è seduta al suo fianco. Così sono in due. Solo in due. Come Dorina e suo figlio. Solo in due, a sostenere una montagna di problemi e di paure che Dorina ci racconta così bene. A ciascuno la libertà di decidere se questa sia una bella, o una brutta storia.
Ecco le parole di Dorina.
Non posso raccontare tutta la mia storia perché mi servirebbe moltissimo tempo. Arrivo subito al dunque: mio figlio Cristian ha quasi 30 anni e una forma molto grave di autismo, con aggressività e ritardo verbale e psico-motorio. E’ stato a casa fino a due anni fa: solo con me, che sono separata e ho 53 anni e sono senza un lavoro, perché ho dedicato la mia vita a questo figlio.
Due anni fa, dopo l’ennesima aggressione subita da parte di Cristian, insieme ai servizi sociali e al gruppo GOM di Abbadia san Salvatore (SI), paese in cui viviamo, siamo arrivati alla decisione di cercare una struttura residenziale adatta alla patologia di Cristian. E l’abbiamo trovata:si chiama “Il Mulino” ed è una struttura H24 che si trova a Poggibonsi.
In questa residenza, diversamente da quanto mostrato in tante orribili cronache recenti, mio figlio è venuto trattato come un ESSERE UMANO…non un DISABILE! E ha avuto dei progressi notevol: ,gli operatori sono riusciti a fare, in 19 mesi, quello che né io né il centro diurno eravamo riusciti a fare in molti anni: fare la doccia giornaliera, fare i suoi bisogni nella sedia comoda vicino al wc, lavarsi, apparecchiare la tavola…eccetera. Ha imparato ad avere regole e le sue crisi aggressive erano tenute sotto controllo dagli operatori qualificati. Ero felice, perché mio figlio era in buone mani e io potevo andare a trovarlo quando volevo e portarlo anche a casa. Finalmente avevo ritrovato un vita.
Tutto questo è finito il 15 febbraio scorso: le istituzioni hanno deciso che per mio figlio non ci sono più soldi ma,hanno nascosto il fatto dietro alla dicitura che era migliorato e quindi poteva tornare a casa. Così, da quel giorno Cristian è di nuovo a casa. E io sono di nuovo disperata e ho una grande paura di non riuscire a farcela, perché non so gestire le sue violenze. Ci sentiamo soli, abbandonati da tutti: sto chiedendo aiuto anche tramite alla tv regionale, al giornale provinciale, al sindaco. Ma nessuno mi ha risposto. Non so più cosa fare… non ho soldi… non ho un lavoro… non ho più forza.