La pubblica umiliazione dell'alunno teppautistico
Oltre al danno la beffa, è proprio il caso di dire, di fronte a un’altra storia triste di triste “buona” scuola: è accaduta a Rivarolo, in provincia di Ivrea e, come spesso succede, se ne è interessato solo un piccolo giornale locale, La sentinella del Canavese. E’ un caso avvilente di pubblica umiliazione in un luogo che dovrebbe essere di accoglienza ed inclusione per eccellenza: la scuola. Vittima un bambino Asperger di sei anni, insieme alla sua famiglia. Frequenta la prima elementare, è vivace e intelligente, ma fatica a rispettare le regole, ha difficoltà nelle relazioni con compagni e insegnanti: in altre parole, disturba la lezione e si sospetta che sia autistico.
Tutti sanno, ma fanno finta di non sapere
La famiglia, anche su consiglio della maestra, inizia il percorso di accertamento presso la Asl, di cui vengono messe a conoscenza tutte le insegnanti. Il fatto che M. abbia qualche problema, insomma, non può sfuggire a nessuno: chi non l’aveva capito da sé, lo viene a sapere ufficialmente dai genitori. Questo però non pare basti a creare intorno al bambino un clima di comprensione e tolleranza, visto che dopo soli 15 giorni dalla comunicazione, la maestra ferma la mamma e la informa che il banco del figlio è stato “staccato e isolato dal resto della classe” e la bambino vendono forniti giornali e riviste: tutto ciò, per evitare che disturbi e distragga i compagni. Ma i genitori non ci stano: contattano il dirigente scolastico e organizzano un incontro tra l’equipe sanitaria che segue il ragazzo e le maestre, perché queste possano comprendere meglio i problemi del bambino e sappiano come affrontarli. Possibilmente senza segregare il bambino.
La diagnosi sì, il sostegno no. Il banco isolato sì
Qualche tempo dopo, a novembre, arriva la diagnosi, a confermare i sospetti: sindrome di Asperger. Il bambino avrebbe bisogno e diritto a un insegnante di sostegno, ma il treno dell’anno scolastico è ormai in corsa e la burocrazia non è certo scattante, quindi quasi non se ne parla. Nel frattempo, il bambino continua a star solo, nel suo banco “isolato” dal resto della classe, tenuto buono con giornali e riviste. I genitori non sono contenti, ma mangano giù l’amaro boccone. Questo fino a qualche giorno fa, fino al momento della pubblica umiliazione. Denunciata immediatamente con un esposto, assistiti gratuitamente da un legale.
La pubblica umiliazione
Ecco il racconto della mamma, riportato dalla Sentinella del Canavese
Giovedì 25 febbraio alle 16,30 i bambini non sono usciti da scuola: all’uscita si presenta invece la maestra che convoca, con fare e voce alterata, i genitori all’interno della classe in una sorta di riunione allargata, presenti tutti i bambini. E ci dice: “Mauro oggi ha rotto le pagine del libro di un suo compagno. Poi il libro è sparito. Io non posso ispezionare gli zaini dei vostri figli. Fatelo voi”. Il libro era nella cartella di un’alunna. Poi la maestra si è rivolta ai bambini, invitandoli a raccontare le presunte malefatte di M.: qualche pennarello gettato a terra… E rivolgendosi a me: Lei ci ha mentito, signora, ci ha tenuto nascosti i problemi di suo figlio, che impedisce il regolare svolgimento delle elezioni”.
Poi, di nuovo rivolta ai genitori della classe: “Andate tutti dal preside a lamentarvene e chiedete che vengano presi provvedimenti per un sostegno in più per questo bambino”
Un brutto colpo per tutti, bambino e genitori. E se questi possono attutirlo con le manifestazioni di solidarietà che pure non mancano, per il bambino l’avvocato Enrico Maria Picco, che si occupa particolarmente di piccoli #teppautistici, parla addirittura di “trauma psicologico, con una regressione talmente importante ed evidente nella vita sociale che sarà tema di ulteriori accertamenti clinici. Tra l’altro, la maestra ha confermato l’accaduto e, a nostro giudizio, ha tradito i più basilari temi etici e morali dell’insegnamento. Perciò chiediamo un provvedimento disciplinare”.
Desolato il dirigente dell’istituto, che ha promesso di studiare bene gli atti per poter prendere la decisione più giusta. Attendiamo fiduciosi.