Noi autistici, forse scoppiati ma fuori dalle bolle…
La rivolta delle bolle è significativa per due aspetti. Primo nessuno si era accorto dello spot Rai di un anno fa e che avrebbe dovuto sensibilizzare sull’autismo. Poi è bastato che un sitarello, fatto in casa come il nostro, sollevasse il dubbio che lo spot fosse quanto di più farlocco potesse essere pensato per descrivere l’ autismo, che migliaia di famiglie si siano mobilitate (solo in rete…non allarghiamoci) per esprimere la loro indignazione.
Le persone che scrivono sui loro profili “l’autismo non è una bolla” hanno ragione da vendere, non serve nemmeno che spieghiamo perchè, cerchiamo di dimostrarlo ogni giorno uscendo allo scoperto e avendo dichiarato guerra aperta a tutti i teorici del confino e della segregazione.
Detto questo fa una certa meraviglia che quello spot scopiazzato (male) nel progetto grafico da un fantastico video racconto “Mon petit frère de la lune” che circola in rete da anni. Per di più è incredibile come la Rai faccia una comunicazione sull’autismo totalmente sbagliata nel messaggio, persino offensiva per le madri di autistici, e che questo sia stato tacitamente sottoscritto da importanti associazioni di familiari. Non era bastato lo spot micidiale “Io ti ho allattato…Perchè scappi!!! E il teppautistico dal 2009 ancora corre” da allora per l’ azienda televisiva pubblica ancora siamo al rapporto malato mamma-figlio autistico?
Quanto descritto può significare solamente una cosa: manca una generale capacità di comunicare l’ autismo in maniera realistica e allo stesso tempo efficace.
Cerco di spiegami meglio: non riusciremo mai a diffondere nella società una corretta cultura sulla neurodiversità se non troviamo la maniera migliore per comunicare ciò che per sua natura sarebbe “indicibile”. L’autismo può essere comunicato solamente da chi lo conosce in profondità, ma ancora di più in perfetta sintonia con chi possiede strumenti efficaci e soprattutto “contemporanei” per muoversi nei media.
Non basta avere spazi disponibili nelle tv se poi tutto si riduce alla solita ospitata di casi umani o di buoni esempi di eroici operatori. Serve indubbiamente una componente di pathos per vincere l’ indifferenza, ma non deve essere affidato alla regia di chi ci considera solo casi umani lacrimevoli e da commiserare.
Possibile che di autistici si possa parlare solamente attraverso il vecchio lessico parrocchial commiserativo che ancora trapela dai bollettini associativi, o al basso profilo del “parliamo anche di quello che funziona”, o attingendo alla narrazione fanta autistica che vuole mirabolanti autistici capaci di scrivere libri, fare i maestri di vita o i sindaci della Capitale?
Noi stiamo girando un film realistico sull’autismo italiano. Lo stiamo facendo quasi unicamente sulle nostre forze,
Il nuovo teaser girato da Massimiliano Sbrolla alla festa di Tommy è abbastanza criptico, ma non possiamo farvi vedere tutto in anticipo… D’ora in poi sotto #tommyeglialtrifilm segnaleremo quello che stiamo facendo per il grande film sull’ autismo in Italia.
magari ne usciremo scoppiati ma preferiamo tenerci fuori dalle bolle i buoni maestri e i padri fondatori.
Dimostreremo che può esistere “l’ algoritmo perfetto” per mostrare la realtà nella sua crudezza e allo stesso tempo farne un racconto avvincente e poetico. Non vogliamo dare lezioni, ma vogliamo dimostrare che può esserci una maniera meno ammuffita per raccontarci.
I PRECEDENTI DELLA GUERRA DELLE BOLLE
Teppautistici rompiamo le bolle!