La Rai si tinge di blu, ma non convince
Per il 2 Aprile la Rai dedicherà una programmazione specifica all’autismo:
in terza serata e parecchio confusa
Sulle reti del servizio pubblico imperversa il premiato spot delle bolle che ancora stimola le polemiche di tutti coloro che dovrebbero sentirsi rappresentati e non lo sono, non infieriamo oltre, mentre scarseggia l’offerta televisiva che dovrebbe approfondire, negli stessi canali, il tema nella giornata ad esso dedicata. Rai 2 alle 0,40 proporrà il film “Pulce non c’è ”, mentre domenica 3 su Rai 1 a speciale TG1 saranno raccontate 7 storie di autismo, tutto alle 23.20 compreso il documentario della FIA ( federazione italiana autismo) che è stato presentato in una conferenza stampa nella sede di Viale Mazzini ieri pomeriggio. La prima serata se la guadagna solo su Rai Movie con un film del 1993 molto discutibile “la Voce del silenzio” che inanella rischiose inesattezze scientifiche e banalità morali. Sposiamo un appello già apparso in un blog e ci permettiamo di dare qualche suggerimento.
E’ vero che le ricorrenze possono generare strumentalizzazioni: si fanno speciali e mostrano film sull’autismo solo il 2 aprile e poi il 3 tutti guariti, non se ne parla più. Le giornate speciali però hanno un senso, o dovrebbero averne, per quello che riguarda la comunicazione, perché si utilizzano le 24/48 ore per far conoscere la tematica a chi non la vive direttamente o non ne è interessato. Sensibilizzare, sfruttando l’occasione, aggiungerebbe un po’ di consapevolezza in più a coloro che magari l’ autismo non l’hanno mai sentito nominare, o lo temono, o peggio intuiscono di cosa si tratta e ne sono indifferenti. Una programmazione negli orari nei quali questo pubblico normalmente vede una partita, una soap opera, uno spettacolo di intrattenimento potrebbe raggiungere l’obiettivo. I sonnambuli stanchi di vedere repliche di serie americane o gli incontri del campionato inglese, seguiranno lo speciale del TG1, ma forse si può osare raggiungere una fascia più attenta e numericamente più consistente.
Gli strumenti da utilizzare per farlo non si dovrebbero poi limitare al racconto di storie di vita, fondamentali , ma non sufficienti. Si può approfondire la materia intervistando esperti, realizzando reportage specifici e magari anche trasmettere film che, grazie alla rapidità del linguaggio cinematografico, provino a far capire più velocemente la realtà di chi vive l’autismo.
La voce del silenzio, un film vecchio e sbagliato
E qui un’altra buca in cui sembra caduta la Rai, la scelta della pellicola che su Rai movie dovrebbe svolgere la funzione di cinema per l’autismo: La voce del silenzio. A parte la vetustà dell’opera, è del 1993, se fosse un capolavoro non importerebbe, ma dato che tale non è stato né per la critica né per il botteghino, conta, la trama mostra una visione inquietante e sbagliata dell’autismo. La protagonista, Sally, è una bambina che fanno ammalare di autismo ( la forma e il verbo utilizzato sono una provocazione) dopo la morte del padre. L’uomo cade da un’impalcatura durante il restauro di antiche rovine Maya, davanti a lei, che si chiude in un mutismo totale e inizia a soffrire di sonnambulismo. Passa il tempo a fare torri maya con le carte. Gli psichiatri vogliono internarla ma la madre, ingegnere trova la soluzione: rimuovono il trauma con l’analisi e magicamente Sally guarisce. Perfetto: qualora qualcuno avesse voglia di guardare questo film per capire di cosa si tratta quando si parla di autismo, crederà che chiunque possa diventare autistico se vittima di un trauma e finire quindi a fare piramidi di carte. Andrà poi incontro all’internamento sempre che non trovi una madre eroica che con il suo amore e sedute di ipnosi lo guarisca.
Fermate la Rai! Ci uniamo all’appello
Nel suo blog Alberto Fagni ha lanciato un appello alla Fondazione Italiana Autismo: “Fermate la RAI ! Vi prego egregi componenti della FIA, intervenite, non fate passare un film del genere nella giornata che dovrebbe portare consapevolezza ed informazione sulla condizione autistica. Passi per il patrocinio allo spot, ma fermate la trasmissione di questo film, ma chi lo ha consigliato alla RAI ?Perlomeno , prendete ufficialmente una posizione contro lo spot e contro la trasmissione del film su Rai Movie. Sono le persone che dovreste rappresentare a chiedervelo. Altrimenti, mi spiace, ma non ci sentiremo rappresentati nemmeno da voi.”
Noi che cerchiamo di fare comunicazione sul tema con rispetto e provando nella massima chiarezza e apertura, ci permettiamo di aggiungere un consiglio, giusto l’indicazione di un altro film che, però, suggeriamo di trasmettere in prima serata.
Il film sull’autismo che non ci fanno vedere
Si intitola The Black Balloon ( https://youtu.be/WxKE-tB1ya8) è un film più recente, del 2008, una coproduzione Australia Inghilterra, opera prima di Elissa Down. Bisognerebbe doppiarlo, ma basterebbe anche sottotitolarlo, già così ha vinto l’Orso di Cristallo a Berlino. Racconta in maniera cruda, ma senza strazio, la storia di una famiglia nella quale c’è un ragazzo autistico, Charlie di cui per il periodo della storia si dovrà prendere cura il fratello minore, Thomas. L’autismo viene narrato attraverso la paura, la rabbia e l’amore che lega tutti i componenti della famiglia, ma in particolare i due adolescenti che si scontreranno con l’incomprensione e la violenza del mondo intorno. Non ci sono madri eroine, psichiatri maghi, padri assenti, anzi vengono mostrate senza giudizio le incertezze, le debolezze e gli ostacoli. Alla fine non guarisce nessuno, ma si ride, senza prendere in giro, per trovare la forza di continuare a vivere.
Nella giornata dell’autismo si potrebbe chiedere al servizio pubblico di parlarne in maniera più chiara, meno stereotipata e di scegliere produzioni più recenti e oneste per spiegare che non si tratta di maledizioni o di virus, ma di una sindrome da cui non si guarisce, ma con la quale migliaia di italiani provano a convivere, tra diritti negati e battaglie per acquisirne. Una sfida che si può gestire meglio se lo si fa insieme. Il film si può trasmettere anche il 9, il 16 o il 23 aprile, anzi magari, così fa anche più ascolti.
Valeria Scafetta