Cosa fare se la scuola propone la comunicazione facilitata
A seguito della notizia della scuola di Catanzaro che propone la Comunicazione Facilitata alla famiglia di un alunno autistico, pubblichiamo il contributo che ci ha inviato Saverio Roberti, padre di Gianluca ragazzo autistico di 18 anni e marito di una donna accusata a suo tempo di essere un frigorifero. E’ un ecologo che nella vita ha dovuto riciclarsi come manager nelle multinazionali del farmaco e da 26 anni lavora con la letteratura scientifica. In questo caso ci scrive per per indicarci come reagire quando vengono suggeriti o prescritti trattamenti non adeguati ai nostri figli autistici.
Scrivo in riferimento all’articolo di Valeria Scafetta sul ragazzo di Catanzaro a cui è stata proposta la Comunicazione Facilitata (CF) con l’arrivo del nuovo ed ennesimo educatore.
Vorrei richiamare l’attenzione sui risvolti legali della faccenda; presso la cooperativa sociale dove presto servizio come volontario e che fornisce educatori ad personam dobbiamo spesso affrontare questo problema in quanto in zona c’è un primario neuropsichiatra strenuo propositore della CF.
Esistono due strumenti potentissimi che possono aiutare le famiglie a capire e a difendersi:
1 – La Linea Guida 21 dell’Istituto Superiore della Sanità
2 – Articolo 3 del DL n. 158 del 13 settembre 2012 coordinato con la legge di conversione n. 189 dell’8 novembre 2012 (Legge Balduzzi), “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute”. |
Questi due documenti sono legati tra loro in maniera indissolubile.
La raccomandazione della Linea Guida 21 sulla CF recita testualmente (pagina 64): “Si raccomanda di non utilizzare la comunicazione facilitata come mezzo per comunicare con bambini e adolescenti con disturbi dello spettro autistico”.
La stessa Linea Guida giustifica la drastica raccomandazione dicendo che
“non ci sono dati per sostenere che i soggetti con autismo ricevono un aiuto nella comunicazione, ma che ci sono invece dati che comprovano che la comunicazione è prodotta dal facilitatore. Proprio in considerazione delle implicazioni etiche sollevate da questi risultati rispetto all’integrità e alla dignità dei bambini e adolescenti con autismo, l’American Psychological Association ha approvato una risoluzione contraria all’utilizzo della comunicazione facilitata”.
Il problema per quegli operatori sanitari che continuano a proporre la CF incuranti della raccomandazione della Linea Guida 21, nasce dal fatto che le linee guida vanno seguite per legge.
L’articolo 3 della Legge Balduzzi infatti recita che
“L’esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve. In tali casi resta comunque fermo l’obbligo di cui all’articolo 2043 del codice civile. Il giudice, anche nella determinazione del risarcimento del danno, tiene debitamente conto della condotta di cui al primo periodo”.
Lo spirito della legge è quello di calmierare le denunce penali nei confronti degli operatori sanitari depenalizzando gli errori meno gravi (colpe lievi) eleggendo le linee guida come strumento imprescindibile per una buona prassi. Notare bene che stiamo parlando di atti compiuti da operatori sanitari che portano a conseguenze lievi per i pazienti che comunque vanno risarcite dal punto di vista amministrativo.
Detto questo, la circostanza in cui un operatore sanitario si permette di prescrivere un intervento (di fatto vietato dalle linee guida di riferimento) che non solo nega l’accesso del paziente a terapie efficaci ma addirittura lede la sua integrità e la sua dignità sconfina di certo nella colpa grave e quindi nel penale.
Se parliamo poi di educatori che non sono operatori sanitari e quindi non hanno alcun titolo per somministrare in maniera autonoma terapie regolamentate da linee guida di riferimento, possiamo solo immaginare le conseguenze derivanti da una denuncia da parte dei genitori a seguito di un intervento di CF.
Alla luce di quanto descritto sopra, è possibile fornire alle famiglie tutti gli strumenti per capire che ciò che viene proposto o imposto loro riguardo alla CF è sbagliato ed è perseguibile penalmente. Senza contare l’opera meritoria compiuta nel fermare persone che, consciamente o no, procurano danni gravissimi.
Saverio Roberti
Per un approfondimento tecnico del problema non di parte si può leggere un articolo di Fabio Fogarolo ex insegnante e per diversi anni referente per la disabilità presso l’Ufficio Scolastico di Vicenza, ora in pensione, si occupa di strumenti compensativi e didattica per gli alunni con bisogni educativi speciali. La sintesi è in un pdf che si può scaricare da qui Comunicazione-Facilitata-2014