L' autismo non si "cura", nemmeno con Padre Pio e bagni in piscina. Gabriella scrive ad Alfonso Signorini
E’ stato pubblicata sul settimanale “CHI” del 27/04/2016/ la storia di un bambino miracolato da Padre Pio. Ora che è un ragazzo si occupa assieme allo zio di “curare” gli autistici con una terapia che loro stessi hanno ideato. Se il titolo è “Una speranza per i bambini sfortunati” a qualche lettore potrebbe venire in mente di pensare che Padre Pio possa in qualche maniera avere dato il suo contributo all’efficacia della terapia che offre il miracolato.
Nulla da eccepire sui miracoli e sulla legittima professione di fede nei medesimi, ma dobbiamo per onestà intellettuale specificare qui che l’ effetto di un’ipotetica guarigione miracolosa non è provato sia “trasmettibile” quindi la persona miracolata da Padre Pio non ha facoltà taumaturgiche sugli autistici più di ogni altro essere umano. Soprattutto non è corretto mettere i miracoli in relazione con una sindrome da cui non si guarisce, significa alimentare speranze e illusioni in famiglie già sufficientemente confuse su tutto quello che riguarda trattamenti e terapie.
Il titolo del box inserito nell’articolo “Curato in piscina” è altrettanto pericolosamente illusorio. Non ci risulta al momento alcuna evidenza scientifica che l’autismo si “curi”, tanto meno facendo terapie in piscina. Gli stessi operatorio citati specificano nel loro sito che “La TMA non deve essere l’unico intervento né limitarsi né entrare in contrasto con altri ma, va inserita in un intervento globale”. Sicuramente si tratta di una salutare attività sportiva o ludico ricreativa che rilassa, diverte e fa stare bene i ragazzi autistici, anche gestita da persone indubbiamente competenti. Non si può però dire che esista un metodo che curi il loro autismo, come qui sotto specifica correttamente Gabriella la Rovere nella sua lettera aperta al Direttore di “Chi” Alfonso Signorini.