Sia consentito ai genitori dei teppautistici di essere fragili
I genitori dei ragazzi teppautistici sono forti, determinati, dedicati, quasi eroici. Gli aggettivi per descriverli sono ispirati dall’esperienza che li vede, 24 ore su 24, a curare e seguire i propri figli. I genitori dei ragazzi teppautistici però sono anche stanchi, impauriti, incazzati e troppo spesso soli. In questo caso però il mondo che circonda e connota tace o peggio giudica. Dopo aver incontrato la mamma di un bambino che da poco ha ricevuto la diagnosi, ma già da tempo lotta con i sintomi, e aver toccato la sua ansia, rabbia e frustrazione viene da chiedersi perché sembra non esser concesso a queste madri e a questi padri di essere deboli e il loro chiedere aiuto debba arrivare per forza da un grido. Basterebbe forse fermarsi e guardarli negli occhi per capire di cosa hanno bisogno, certo non di un giudizio.
Incontro M. tutti i giorni a scuola. All’entrata cerca di convincere E. a salire in classe e poi sta almeno venti minuti in cortile a rassicurare il fratello maggiore che la guarda dalla finestra della sua aula. All’uscita invece spesso corre per inseguire E. che scappa ovunque, oppure ha pochi minuti di pace per riprendere il suo altro bambino mentre un baby sitter runner sta dietro a E.
Ieri mi è sembrata più stanca del solito: aveva gli occhiali da sole nell’androne mentre fuori infuriava il temporale. Mi sono fermata a parlarle qualche minuto e ho visto sotto gli occhiali. Un bel livido sullo zigomo, ma non è quello che la rendeva triste. “Sono giorni che non si calma, l’altra sera involontariamente mi ha dato una testata e oggi non ho retto e gli ho urlato contro, davanti a tutti. Non si fa, non serve a nulla, l’ho mortificato e poi cosa devono aver pensato quelli che mi erano vicino!”
Il piccolo E. dopo i primi tentennamenti iniziali ha intrapreso un buon percorso di terapie che stanno portando progressi; i suoi genitori si sono divisi bene i compiti; il fratello comincia ad accettare la situazione. Il quadro sembra reggere: una madre presente che prova anche a non annullarsi per il figlio; un padre che supporta e sa comprendere il suo ruolo; ed un altro bambino che sta crescendo più in fretta. L’immagine tipica di una buona famiglia di ragazzi teppautistici, quelli che amici e conoscenti dicono “però sono bravi, hanno una forza, mica deve essere facile”. Se poi però un filo si allenta, una giornata va male, uno della squadra è più stanco, il quadro si storce e sembra che esca dalla cornice per disfarsi. Intorno gli stessi osservatori cambiano espressione e paiono pronti a giudicare l’opera che si sta distruggendo e a distribuire le responsabilità.
” M. non ce la fa più di recitare la parte della madre che dimostra la sua bravura a Dio :“Io sono incazzata con l’autismo, incazzata nera!”. “
Lo ha detto a me e lo ha urlato a quei critici compassionevoli, sgridando E. che non si voleva fermare. E poi ha avuto paura. Ha temuto di aver esagerato e di aver fatto male a chi ama di più al mondo e che per questo gli altri eroici genitori potessero decretare la sua inadeguatezza. Forse esiste il manuale del perfetto padre e della perfetta madre del teppautistico: i segreti della respirazione e la adeguata modulazione della voce mentre il proprio figlio si dimena e vuole correre sotto la pioggia o attraversare la strada con il semaforo rosso. Se c’è si spera che ci sia scritto anche, magari in grassetto e non nelle ultime pagine: è consentito, se non obbligatorio, chiedere aiuto.
Sotto gli occhiali di M. c’era lo sguardo di una madre pieno di amore per i propri figli che chiedeva una mano per non affogarci dentro.