Scienze & Ricerca

Ci mancavano i folati per fare sentire in colpa una madre di autistico

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Questa notizia mi riempie di gioia e devo dire mi toglie anche un gran peso dalla coscienza. L’apprendo da Repubblica Salute e la riporto così come l’ho letta io: assumere troppo acido folico in gravidanza raddoppia il rischio che il proprio figlio sviluppi un disturbo dello spettro autistico.  Facciamo una premessa. Quando durante i primi mesi di gravidanza, i più duri per chi soffre di nausee e vomito a gogò, gli accorti ginecologi ti fanno l’elenco degli integratori che ogni brava mammina deve assumere per avere un bimbo super, inconsapevolmente ti caricano di una responsabilità extra. Tra le pilloline da ingurgitare quotidianamente c’è l’acido folico, da prendere nei primissimi tempi per assicurare il corretto sviluppo neurologico del feto. Dopo diventa inutile. Mentre nella mia prima gravidanza, nonostante il vomito continuo e la nausea perenne, sono stata ligia al diktat del ginecologo, nella seconda, quella tommasesca, ho fatto la “cicala”.

 Posso dire con tranquillità che ho comprato una scatola di compresse di acido folico ma ne avrò prese due o tre al massimo. Me ne sono fregata dei folati anche perché avevo troppo da fare con la nausea. E poi ero meno concentrata sulla gravidanza in quanto dovevo badare all’altro figlio che aveva poco più di due anni ed era ovviamente vivacissimo. A distanza di anni, come qualsiasi mamma di figli autistici fa, ho ripercorso mentalmente la mia gravidanza alla ricerca di qualcosa che non fosse andato proprio bene. E mi è venuto in mente l’acido folico che non presi per pigrizia e sfacciataggine, come se avessi voluto sfidare il fato. Oppure ribellarmi all’estrema medicalizzazione della gravidanza: dandomi della cretina.

E invece ora un’analisi della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health suggerisce che un eccesso di acido folico in gravidanza potrebbe far male al feto, favorendogli l’autismo.

Sembra che se una neomamma presenta un livello molto elevato di folati subito dopo il parto – più di quattro volte il valore considerato adeguato – raddoppia il rischio che il suo bambino sviluppi un disturbo dello spettro. Anche i livelli molto elevati di vitamina B12 sono potenzialmente dannosi, triplicando il rischio che la prole sviluppi un disturbo dello spettro autistico. Se entrambi i valori sono estremamente elevati, il pericolo per il bambino aumenta di 17,6 volte. Il folato, una vitamina B, si trova naturalmente nella frutta e verdura, mentre la versione sintetica, ovvero l’acido folico, è usata per arricchire cereali e pane negli Stati Uniti e all’interno di integratori vitaminici, utilizzati spesso proprio in gravidanza.

Lo studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, non è stato ancora pubblicato e va ricordato che sono ulteriori ricerche, precisano gli scienziati, per fare il punto sui livelli ideali di folati in gravidanza. I risultati del report saranno presentati al Meeting internazionale per la ricerca sull’autismo a Baltimora. Mi piacerebbe sapere se i ricercatori hanno pure trovato altre mamme, come la sottoscritta, che nonostante abbiano snobbato l’acido folico in gravidanza, hanno avuto, lo stesso, un figlio autistico. Metterebbero in crisi la ricerca. Comunque sia, io mi sono tolta un peso dalla coscienza: se avessi preso l’acido folico le cose non sarebbero andate diversamente.

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