Il teppautistico può votare. E deve farlo
Possono votare, possono essere perfino aiutati a votare. Ma, di fatto, tanti non votano. Meglio dire che quasi nessuno lo fa. Perché sembra assurdo, perché pare non abbia senso, perché proprio non sembra il caso… Anche alla famiglia Nicoletti è venuto un po’ da ridere, vedendosi recapitare a casa la scheda elettorale per Tommy, neomaggiorenne. Un #teppautistico al voto non può che far sorridere.
Eppure oggi ci viene il dubbio che non sia proprio così: che questa possibilità vada quanto meno presa in considerazione. Che il voto di un #teppautistico possa e debba valere tanto quanto gli altri.
Il dubbio ce lo fa venire Liane Kupferberg Carter, che ragiona ad alta voce sul Chicago Tribune, dove spiega “Perché mio figlio autistico deve votare”. Ha 23 anni, suo figlio, e non ha mai votato.
Io e mio marito hanno discusso di questo fin da quando nostro figlio ha compiuto 18 e la sua insegnante di sostegno ci ha consegnato un modulo per la registrazione alla lista degli elettori. Ora è il momento, quest’anno lo registreremo. La posta in gioco è troppo alta e riguarda direttamente la sua vita. Come tutori legali di nostro figlio, io e mio marito abbiamo l’autorità per prendere decisioni mediche, finanziarie e alloggiative per lui. Il che non ci dà il diritto di dirgli come votare. Farò del mio meglio per spiegare le questioni principali in termini semplici che possa capire. Certo, le mie inclina zio lo influenzeranno. Ma proprio come i sindacati indicano ai loro membri come votare, così io sento l’obbligo di aiutare mio figlio a votare per i candidati che meglio tutelino i suoi interessi
E l’indicazione è chiara, ha nome e cognome: e ce ne eravamo peraltro già occupati anche noi, segnalando l’attenzione di Hillaty Clinton (che speriamo non sia solo una dichiarazione d’intenti) per l’autismo.
Hillary Clinton è l’unico candidato che ha affrontato i bisogni della popolazione autistica. Ha delineato un piano globale per la ricerca e i servizi per l’autismo, mettendo in evidenza la necessità di aumentare il finanziamento alla ricerca e di garantire screening universale e migliori opportunità di alloggio e di lavoro. Donald Trump non ha un piano chiaro per affrontare questi problemi. Non solo ha iniettato un livello senza precedenti di volgarità e bigottismo nella campagna elettorale, ma anche pubblicamente deriso i disabili. Silenzio assoluto sui programmi che hanno un impatto diretto sulla qualità della vita di mio figlio.
Ecco perché, in un simile scenario, è fondamentale e giusto che anche il figlio #teppautistico eserciti concretamente quel diritto di voto riconosciuto spesso solo sulla carta. Ma la stessa osservazione non vale forse anche per noi, mentre ci accingiamo ad un appuntamento elettorale forse meno “mondiale”, ma certamente di grande e forse perfino maggiore impatto per quel che riguarda la vita quotidiana delle famiglie dei #teppautistici? E’ proprio per questa ragione che stiamo raccogliendo le idee e le proposte dei candidati a sindaco (di Roma, per il momenti) in tema di #teppautismo: perché le famiglie possano individuare chi abbia più consapevolezza, più attenzione, più ragione anche, quando parla di ciò che ci interessa. Poi ciascuno sceglierà se sia il caso o meno di provare a trasmettere queste informazioni e queste sensazioni al figlio #teppautistico, per mettergli poi in mano la tessera elettorale e accompagnarlo magari in cabina, a segnare quella croce, più o meno consapevolmente. Perché i #teppautistici, lo ricordiamo, in molti casi hanno il diritto di essere accompagnati e assistiti nel voto: e vi diciamo anche – molti forse non lo sanno – che per farlo basta andare in comune (o in municipio), con il verbale d’invalidità e la dichiarazione della nomina del genitore a giudice tutelare.
Tornando agli Stati Uniti, riflette ancora Liane Kupferberg Carter:
Le donne hanno intrapreso una battaglia di 70 anni per conquistare il diritto di voto con la ratifica del 19 ° emendamento nel 1920. Fino a poco tempo, alle persone con disabilità dello sviluppo era negato il diritto di voto, sulla base del presupposto obsoleto erano sono incapaci di intendere e di volere. Oggi il voto è un diritto fondamentale, tutelato dalla legge federale. Con poche eccezioni, se sei un cittadino dai 18 anni in su, puoi votare. Non ci sono quiz per gli elettori sulla loro conoscenza della Costituzione. Né test di intelligenza, prima di mandare le persone nella cabina elettorale. Si prevede inoltre che gli elettori disabili possano ricevere assistenza durante il voto, come ad esempio l’aiuto nella compilazione dei moduli, o avere qualcuno che li accompagni in cabina.
Certo, le persone con disabilità cognitiva o psichica sono più facilmente influenzabili, o addirittura “manipolabili”.
Ma l’Americans with disabilities Act” dice, tra molte altre cose, che i governi statali e locali sono tenuti a garantire che gli elettori disabili abbiano pari opportunità di partecipare al processo di voto. Essere neurotipici non significa avere giudizio. Permettiamo alle persone senza esigenze particolari di prendere continuamente decisione senza essere informate. Gli elettori posso esprimere la loro preferenza per motivi ‘capricciosi’, come il bell’aspetto di un candidato. Ma nessuno contesta il loro diritto di voto. Perché, allora, stiamo facendo tanti problemi per nostro figlio? Certo, se gli chiederete in questo momento per chi gli piacerebbe votare, potrebbe non essere pronto ad articolare una risposta. Ma penso che a novembre sarà in grado di avere le sue ragioni.
In effetti è così: nessuno va a sindacare sull’irragionevolezza del voto di un elettore neuro tipico: perché allora ci preoccupiamo che il ragazzo #teppautistico non sia in grado di ponderare bene la sua scelta? E perché, in nome di questo scrupolo di coscienza, lo priviamo di un diritto sacrosanto, faticosamente conquistato? #teppautistici al voto, allora: anche senza pensarci troppo…