La fase anale da affrontare prima ancora del dopo di noi
Ogni evento importante della nostra esistenza viene a costituire lo spartiacque tra un prima e un dopo. L’autismo è uno di questi e quello che eravamo prima della diagnosi di nostro figlio non è lontanamente parente a quello che siamo diventati dopo. Il nostro prima rimane confinato in un ricordo struggente che richiamiamo alla coscienza nelle frustrazioni che spesso rappresentano il nostro pane quotidiano.
Nell’epoca pre-facebook tutto questo era gelosamente custodito nell’intimità di noi stessi, in un pudore che aveva lo scopo di mascherare il senso di inadeguatezza per non essere stati in grado di generare un essere perfetto, la frustrazione di vivere costantemente in affanno prigionieri della malattia mentale, la solitudine dell’esistenza perché incapaci di comunicare il nostro dolore psichico per paura di essere giudicati.
Facebook ha rivoluzionato ogni aspetto della società creando nuovi modelli di aggregazione. Ormai non si contano più i tanti gruppi di discussione che ruotano attorno alla disabilità e l’autismo, in particolare.. L’isolamento e la segregazione forzata in casa per poter gestire il proprio figlio hanno avuto uno spiraglio di vita con i social network. Lo spazio virtuale di aggregazione, se da un lato ha permesso scambi di esperienze, trasferimento di informazioni, creazione di nuovi contatti, dall’altro ha ingigantito gli aspetti negativi di ogni essere umano, anche di un genitore con figlio disabile.
Sembra strano ma il peggior nemico di un genitore con figlio disabile è un altro genitore con uguale problema. Erroneamente pensiamo che il dolore possa trasformarci tutti in persone in cammino verso la santità. Quanto di più falso c’è in questo!
Ogni genitore è un essere umano così come il proprio figlio. Su questo punto mi sono trovata talvolta a dibattere. È difficile far capire che una persona disabile è una persona, perciò con sviluppo uguale agli altri, anche se con tempi diversi, spesso lunghissimi.
Ogni persona ha la possibilità di migliorare, di sviluppare in positivo le proprie condizioni. Non scordiamo l’impresa – che all’epoca sembrò epica – della Montessori di far leggere e scrivere alcuni disabili mentali ricoverati in manicomio e come quello, che erroneamente viene definito “metodo”, sia nato dalla sua esperienza con i disabili mentali gravi.
Tutta la realtà di un genitore, talvolta la sua aspirazione, ruota invece su un fatto banale: che il proprio figlio possa pulirsi il sedere da solo.
Questo è l’altro spartiacque che emerge nelle discussioni su Facebook. Questo tipo di autonomia è il primo e più importante desiderio con il quale spesso si chiudono confronti dialettici, quando livore e frustrazione fanno capolino.
L’essere umano, straordinario nella sua complessità e nella sua capacità di trasformazione e adattamento, risolto all’interno di questo unico gesto. Prendendo spunto da Freud, si può dire che la fase anale, ossessione di molti genitori è il segnale che la famiglia è ormai allo stremo psichico, che non ce la fa più a sostenere un carico emotivo così importante. Tutti noi siamo chiamati a soccorrere chi è in difficoltà. Si può affogare in un mare di disperazione, oltre che nel Mediterraneo.
PS
Qualcuno sta protestando nei social per l’ immagine che correda questo articolo. Non si tratta di un fotomontaggio che abbiamo realizzato con spirito blasfemo o irrisorio, al contrario è parte dell’ opera “The daily duty” dell’artista cagliaritana Cristina Guggeri. Riportiamo un commento tratto da Wired per far comprendere agli scandalizzati le ragioni di una scelta grafica che integra e rafforza il senso del pensiero espresso da Gabriella
Sublime luogo che tutti accomuna, il bagno, al pari della bara, è la metafora perfetta dell’uguaglianza. Ricchi e poveri, potenti e sudditi, quando sono seduti sul trono di porcellana sono identici. Può cambiare il contesto ma l’uomo lì sopra è sempre uguale. A ricordarcelo c’è Cristina “Krydy” Guggeri, artista cagliaritana che sta facendo il giro del mondo con il suo progetto The Daily Duty, il dovere quotidiano.
In questa serie di fotomontaggi realizzati con attenzione, humour e inappuntabile spirito critico la Guggeri mostra i potenti seduti sul trono del non potere. Da Berlusconi ad Angela Merkel passando per il Papa ed Obama, l’artista non risparmia nessuno, neanche icone del calibro del Dalai Lama.
“Ebbene sì, la facciamo tutti alla stessa maniera”, esordisce la Guggeri nel presentare la sua opera, “Siamo seduti nei nostri troni, in silenzio, soltanto con noi stessi”. E non manca certo il messaggio politico: “I potenti, essendo personalità di pubblico rilievo, non dovrebbero eseguire soltanto il loro dovere fisiologico”, spiega l’artista, “ma dovrebbero realizzare quello che le persone comuni (che le hanno elette) si aspettano da essi: i loro daily duty”.