Quando la madre di un autistico fa la valigia per divorziare
Caro Gianluca, da quanto tempo non ci sentiamo..
e prima che tu possa sgridarmi come tuo solito per la lunga latitanza, ti segnalo quanto mi ha scritto una amica questa mattina di buon’ora. Una giovane mamma di teppautistico che sta inseguendo, con un po’ d’affanno, la speranza di una vita nuova… e, come potrai notare fra le righe, se la fa non poco sotto.
Sì, io e mio marito ci separiamo. Ricordi Beth? Ne avevamo già parlato in passato tante volte… Come sai è una decisione mia, molto sofferta, ma ormai definitiva. Ci vogliamo tanto bene, ma a volte non basta. Ho passato mesi e mesi a chiedermi se dovevo restare comunque, farlo per sacrificio, farlo per sacramento, farlo per il mio bambino che ha quattro anni e una diagnosi che pesa e che getta incognite e ombre all’orizzonte. Ma la risposta in realtà già la sapevo da tempo. Me ne vado io, per fare meno rumore possibile, perché credo sia giusto così. Porto con me un bel bagaglio di sensi di colpa, gli attacchi d’ansia che prima non avevo mai avuto e tanta stanchezza, ma anche una straripante voglia di ricominciare a respirare di nuovo e di lasciare per strada alcuni pensieri zavorra. Ho trovato una casetta, vecchiotta, ancora tutta da sistemare, col marmo per terra che mi fa schifo perché è freddo sotto ai piedi nudi, ma in mezzo al verde e vicina all’unica “infrastruttura” di cui in questo momento sento davvero il bisogno: mia madre. Una colonnina così solida, lei, così forte, che mi sta riempiendo di mazzate, ma mi vuole bene. “Tutti i calci in culo che non ti ho dato quando ti sei sposata, te li prendi adesso con gli interessi, se fate del male al mio nipotino“. Ho molta fifa per come sarà una volta che saremo noi due da soli, io e il mio bambino un po’ strambo, nel momento in cui entreremo in quella casa ancora tutta per aria e si chiuderà la porta dietro alle nostre spalle. Lui con le sue fisse, io con le mie paure. Spero di essere all’altezza. Spero che non ne risenta e che il suo disturbo non peggiori, che non si arrabbi con me, che non maturi dei comportamenti problema. Spero di saperlo divertire. Suo papà è più bravo di me a raccontargli le favole la sera, io perdo il filo mille volte e mi addormento. Ma ride quando guardiamo insieme i riflessi della luna sul muro e ascoltiamo il temporale, o quando faccio la scema. Spero di non deprimermi e di riuscire a rendere quella casa accogliente, calda. Spero che ci venga a trovare qualcuno ogni tanto e di trovare anche un po’ di tempo per me, per le cose che mi piacciono: il teatro barboso, la musica desueta, gli amici strampalati.. che non ne ho uno sano (per mia fortuna). La cosa bella è che, in questo girone dantesco che è l’autismo, in questa gran merda che è l’autismo, si incontrano anche tante persone matte e meravigliose ogni giorno. Le terapistee le maestre, giovanissime e così sul pezzo, che si fanno in quattro per aiutarci. I colleghi che mi accudiscono. Gli amici gay che si divertono a fare i finti etero per accompagnarmi all’Ikea :“amore, che ne dici della cassapanca?” e intanto fissano le spalle del commesso barbuto. E una somma di piccole cose preziose che non posso star qui ad elencarti tutte. A parte gli scherzi, però.. non riesco a non chiedermi, di giorno e di notte, se il mio bimbo ne soffrirà troppo. Se saremo capaci di fare i bravi genitori e di aiutarlo, anche sotto due tetti diversi. Se me la caverò da sola. Se sono un’egoista, un’emerita stronza. Se troverò i giusti aiuti. Se ci sarà qualcuno, così coraggioso, da scegliermi di nuovo con tutto il mio pacchetto di sfighe. Basta, ho allungato fin troppo il brodo. Ti abbraccio, “Lucia” |
Sai, amica mia, questa volta non saprei proprio cosa consigliarti, ognuno fa le scelte che sente più giuste, più necessarie, ma una cosa l’ho chiara. Col cuore non si scherza. Puoi cercare di non ascoltarlo, stringere i denti, prenderlo un po’ in giro. Ma alla fine ti presenta il conto. E capisco bene che tu sia preoccupata per tuo figlio. Già è difficile mandare giù il rospo della diagnosi e tutto ciò che ne consegue nella quotidianità. Le insicurezze, i mal di pancia, i vaffanculo che rimangono per traverso. Figuriamoci prendersi la responsabilità, forse anche un po’ egoistica, di fare gli incendiari per provare a cercare un equilibrio nuovo.
Per farti sorridere..Ho trovato anch’io un sacco di angeli di cartapesta, sai, dentro al nostro “girone”? La neuropsichiatra stra-brava di G che ha la mia età eppure si ostina a chiamarmi “signora”. Le colleghe mamme fuori di capoccia con cui si inizia a chattare di terapie e si finisce ad augurare lo sbiancamento anale forzato all’assistente sociale antipatica. La psicologa che ride quando le chiedo se me la passa anche una canna ogni tanto… Dai, vediamoci presto, che questa volta all’Ikea ti ci porto io a guardare le cassapanche e gli omini barbuti.
Beth
ELISA BETH BONARDA
Nome di fantasia, foto farlocca. Per esigenze professionali collabora “per noi autistici” con uno pseudonimo. Si proclama esperta in supercazzola e poco altro. E’ mamma di Mr. G, bimbo autistico di cui solo da pochi mesi ha ottenuto “una diagnosi seria” per cui si sta impegnando, anima e corpo, in un programma ABA che deve necessariamente seguire senza che questo comprometta il suo lavoro. Una sedicente medichessa per autistici, in verità, nel passato le aveva consigliato di stare più a casa con il figlio…Così magari sarebbe guarito. Elisa Beth le ha fatto una pernacchia…
ELISA BETH HA GIA’ SCRITTO PER NOI:
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