Voleva liberare il mondo dai disabili e ne uccide 19. L'incubo vicino Tokyo.
Strage a pochi chilometri da Tokyo. In una struttura dedicata all’assistenza e alla riabilitazione di disabili psichici, lo Tsukuy Yamuyuri Garden, un ex dipendente di 26 anni, Satoshi Uematsu , ha ucciso questa notte, con un coltello, 19 ospiti: donne e uomini tra i 17 e i 70 anni. Ha provato la fuga e poi si è consegnato alla polizia. Dopo il massacro di San Bernardino in California, un altro orribile attacco contro chi sembrerebbe inattaccabile perchè già indifeso.
“Volevo liberare il mondo dai disabili.” Queste le prime parole con le quali Satoshi Uematsu ha giustificato il pluriomicidio che ha compiuto all’interno di un centro disabili, a Sagamihara, 40 chilometri da Tokyo, nel pieno della notte. E’ entrato da una finestra, alle 2.30 del mattino, in un luogo che conosceva perchè, stando alle prime informazioni della prefettura, ci aveva lavorato dal 2012 fino al 19 febbraio scorso e, armato di un solo coltello ha ucciso 19 persone e ferito 25. Il suo accanimento, secondo le prime testimonianze, sarebbe stato maggiore verso chi più indifeso.
Mentre si attendono ulteriori notizie, si assiste di nuovo terrorizzati all’incubo davanti al quale ogni parola sembra inadatta. Eppure bisogna trovarle perchè è già successo a San Bernardino in California nel dicembre del 2015 quando Syed Rizwan Farook e sua moglie Tashfeen Malik assaltarono armati l’Inland center durante una festa di Natale, uccidendo 14 persone (https://pernoiautistici.com/2015/12/quando-il-terrorismo-spara-e-uccide-in-un-centro-disabili/)
La notizia che più sgomenta, soprattutto chi cerca quotidianamente di difendere dalle difficoltà della vita chi non ha forze e capacità per farlo, è la testimonianza di chi ha visto la violenza maggiore verso chi l’assassino sapeva essere ancora più indifeso.
La casa di cura, lo Tsukuy Yamuyuri Garden si occupa di persone con disabilità, oltre ai pasti e agli altri servizi di assistenza, offre attività ricreative e riabilitazione. Proprio in quest’ultima ala del centro pare essere impiegato l’assassino prima di essere licenziato: chissà se le sue vittime hanno avuto il tempo e il modo di riconoscere chi erano abituati a riconoscere come un supporto.
Dopo la strage l’assassino ha cercato di fuggire, ma si è poi consegnato a una stazione della polizia, dando la sua motivazione a quanto aveva fatto: la volontà di liberare il mondo dai disabili. Dalle informazioni diffuse dalla BBC pare che in realtà l’assassino avesse scritto in precedenza una lettera ai politici, intercettata dalla polizia, nella quale minacciava di uccidere centinaia disabili, fosse stato ricoverato due settimane in ospedale e poi rilasciato.
In Giappone non è facile, come in altri paesi, procurarsi le armi, ma a Satoshi è bastato un coltello per portare a termine “quello che rischia di passare alla storia come uno degli attacchi più gravi, condotti da una sola persona, dalla fine della seconda guerra mondiale”. Questo scrivono già alcuni giornali, guardando solo dalla prospettiva del quasi eroico assassino, senza ricordare che 19 donne e uomini disabili non sono soldati e si possono buttare giù con una spinta senza nemmeno capire che dovrebbero reagire.
Ci aspettano immagini di dolore e la paura aumenta in un mondo che prende sempre più le sembianze di un orribile videogioco anche nel paese dei sogni di Miyazaki.