Cosa fare

Davide, il teppautistico che fa gli aeroplanini in classe. Per volare sempre

mi-coloro-di-blu2Un’aula, i banchi, la classe. E in classe lui, Davide, che passa il tempo a piegare aeroplanini di carta. I compagni lo osservano, lo scrutano, qualcuno lo deride. Nessuno, a quanto pare, lo capisce. Perché Davide è strano, Davide non parla e non dà confidenza, Davide è sempre preso dai suoi aeroplanini. E il mondo, intorno, è bianco e nero, mentre Davide ha una maglietta blu. “Mi coloro di blu” è un video che ci è piaciuto, perché racconta con semplicità ciò che, tra pochi giorni, tanti ragazzi, #teppautistici e non, dovranno tornare ad affrontare: la vita insieme, la scoperta reciproca che segue, a volte, l’incomprensione. L’imparare, lentamente, a conoscersi e stare insieme, ciascuno con le proprie stranezze.

Perché c’è Davide, con i suoi aeroplanini di carta, ma c’è il compagno che mangia sempre, o l’amica che segue tutte le mode e l’altra che, ogni tanto, parla da sola. Quando questo viene riconosciuto e dichiarato, grazie alla compagna audace che difende Davide e si avvicina a lui, Davide finalmente ha modo di spiegare che quegli aeroplanini gli servono per “volare sempre”. Ne lascia andare uno, e la classe  si colora. Non solo di blu.

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Questo breve ma efficace spaccato di vista scolastica e sociale di un giovane #teppautistico è raccontato da  Daniele Ciniglio, 22 anni, che ci si presenta così.

daniele-ciniglioVengo da Ottaviano, un piccolo paesino in provincia di Napoli) e nella vita faccio i video. Amo raccontare storie. Di tutti i tipi. Ho realizzato assieme ad una vera e propria troupe a budget zero una web-serie per ragazzi. Insieme a parte di quei ragazzi ho continuato a collaborare per creare altre storie: demenziali, comiche o drammatiche che fossero. Spesso e volentieri scrivo – male – e faccio video su quello che ne esce.

Come è nato “Mi coloro di blu”?

mi-coloro-di-blu3È una bella storia. Quando avevo 12 anni, la mia scuola organizzò uno di quei progetti pomeridiani dove si poteva magicamente diventare attori, registi o sceneggiatori. Ecco, se oggi ho questa passione, lo devo a quel progetto e a Iacopo Di Girolamo che fu regista di quel cortometraggio, in cui interpretai un ragazzo vittima di bullismo. Esattamente 10 anni dopo, in quella stessa scuola, mi sono fatto promotore di quello stesso tipo di progetto, con il mio amico e collega Gianmichele Areniello. È nato così ‘Mi coloro di blu’, che abbiamo girato con le classi I  e II della scuola secondaria dell’istituto “M. Benventano”.

Perché hai scelto di parlare proprio di autismo?

Un giorno partecipai ad una manifestazione proprio dal titolo ‘Mi coloro di blu’, in cui si parlava appunto di autismo. Decisi di approfondire l’argomento e di creare in seguito qualcosa che potesse far scattare il campanello della curiosità (che poi è alla base dell’informazione) al pubblico.

Che esperienza e conoscenza hai dell’autismo?

Prima di girare il corto, conoscevo superficialmente la materia. Ma quando fai una cosa con amore, vuoi e devi farla al meglio. Ed ecco che la mia cultura si è ampliata. Ho incontrato esperti dottori e assaporato realtà di questo tipo. È un mondo che devi imparare a conoscere per poterlo raccontare. E anche i ragazzi, prima di recitare, hanno dovuto apprendere, perché in realtà in classe non era presente nessun compagno autistico. E credo che abbiano imparato tanto. E io con loro

Progetti per il futuro?

Tanti: voglio sicuramente continuare questa esperienza con le scuole, trattando con i ragazzi altre tematiche come questa: credo che raccontare storie così insieme ai giovani sia un modo molto efficace per prevenire l’ignoranza e ciò che ne deriva

 

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