Un anno fa moriva Lia Vassena, era una scienziata e l'amore di Gigi Mazzone
Ho sentito poco fa il mio amico Gigi. Mi ha ricordato che esattamente un anno fa morì Lia. Era sua moglie, il suo amore. Lui le era stato sempre accanto in un lungo e tormentato cammino, dai primi segnali della malattia fino all’ ultimo respiro. Mi dispiace di non essere a Roma e di non essere a disposizione, anche solo per due chiacchiere e una birra, in questo momento in cui magari stare da soli non è la cosa migliore.
Gigi si sarà capito è il dottor Mazzone, la cui esistenza per noi autistici è una vera gioia, Lia è la scienziata Lia Vassena che lui aveva sposata. Lia me la ricordo perchè parlava pochissimo, soprattutto gli ultimi mesi quando girava con un flaconcino attaccato a una flebo, con dentro le medicine che si sperava potessero farla stare meglio. Lia vicino a Tommy sembrava Alice quando mangia il fungo e diventa piccolissima. Lui con una manona le copriva l’ intera faccia e cercava di tirarle i capelli, nella sua meticolosa osservazione autistica capiva che c’era qualcosa che non lo convinceva e voleva capire.
Lia non la conoscevo molto perchè per me era l’ appendice di Gigi. Solo dopo che se ne è andata ho capito fino in fondo e per intero il suo valore. Se la malattia non l’ avesse azzannata avrebbe continuato a fare ricerca, avrebbe aiutato persone, avrebbe contribuito a dare certezza nella scienza in questo paese cosi orribilmente approssimativo, che ama credere più alla facezia che all’evidenza. Lia la scienziata ci sarebbe servita a tutti ancora viva, in un paese in cui il Ministero della Salute perde risorse e denari per fare campagne insulse sulle delizie della procreazione, mentre l’ ignoranza sulla neurodiversità condanna migliaia di famiglie a un’esistenza maledetta e piena di solitudine.
Oggi invece Lia vive in quello che Gigi ha saputo costruire in suo nome. L’accademia di scherma Lia a lei intitolata che sta formando autistici spadaccini di grande valore, che alle olimpiadi di Rio ha accompagnato i nostri atleti fino al podio. Come il premio Lia per la ricerca scientifica che sostiene un giovane meritevole per avere creato qualcosa di utile, per capire meglio e trattare l’ autismo dei nostri ragazzi.
Mi rendo conto che serva un atto fede per pensare che nulla finisca con la morte. Ma per chi ha diviso carne e anima con chi muore, difficilmente questo servirà a dimenticare il proprio dolore, così anche noi che oggi più che mai vorremo stare vicini a Gigi, sappiamo che comunque si sentirà solo, perché Lia non c’è più.
Tra i tanti modi in cui può trovar fine un amore, per loro due il destino ha pensato il più drastico, quello senza appello. Un addio che lascia come unica consolazione la possibilità di potersi rivedere in un’ altra vita.