Autismo disvelato, quando le parole sono immagini
Timothy Archibald è un noto fotografo americano. Nel progetto “Echolilia” ha raccolto le foto che ritraggono nella sua quotidianeità dall’ età di tre anni il figlio Elijah che è autistico. Chi scorre la galleria degli scatti on line ha il privilegio di accedere a questo intimo ed emozionante dialogo tra Elijah e il suo papà…
Nelle intenzioni del fotografo le immagini sono un veicolo di comunicazione e condivisione con il figlio, un modo per superare il senso di frustrazione e impotenza che nasce dalla incomunicabilità. Ha cominciato a fotografarlo da quando aveva tre anni. Archibald immortalava i suoi gesti ripetitivi, i tic e il classico repertorio di rituali peculiare degli autistici e sottoponeva le immagini a specialisti comportamentali per avere riscontri sulla diagnosi di autismo.
In questo modo il padre è riuscito a comprendere meglio il mondo di Elijah, i suoi comportamenti e i suoi pensieri. A squarciare quell’apparente velo di incongruenze, follie, contenziosi dell’assurdo che fanno precipitare nella più nera disperazione il genitore travolto dall’autismo. Grazie alle immagini si è instaurato tra i due un canale comunicativo basato su un linguaggio figurativo condiviso.
E a questo livello le parole diventano inutili come spiega infatti il fotografo: “Abbiamo avuto un sentimento reciproco di scoperta”. Il piccolo, man mano che il lavoro andava avanti, si mostrava sempre più interessato, scegliendo location, posizioni e realizzando persino autoscatti.
Le immagini, molto intime e introspettive, indubbiamente raccontano la realtà di Elijah, vista dagli occhi di suo padre, un punto di contatto e di comprensione. Anche se precisa Archibald:
Io non voglio che Elijah pensi di essere normale.
Voglio che lui abbia la consapevolezza di essere diverso,
ma che questo non sia necessariamente un male.