"The accountant", riecco l'ennesimo film sul genio autistico
Eccolo arrivato, l’ennesimo film sul genio autistico. Che poi autistico non è, non può proprio essere. Si chiama “The accountant” e non passerà inosservato, se non altro per la notorietà dell’attore principale, Ben Affleck. E’ proprio lui a interpretare, nel thriller diretto da Gavin O’Connor e distribuito dalla Warner Bros, il ruolo del genio matematico, tanto a suo agio con i numeri quanto a disagio con le persone.
Christian Wolff – questo il nome del genio – “lavora sotto copertura in un piccolo studio come contabile freelance per alcune delle più pericolose organizzazioni criminali del pianeta – leggiamo su Coming Soon – Nonostante abbia la Divisione anti-crimine del Dipartimento del Tesoro alle costole, Christian accetta l’incarico di un nuovo cliente: una società di robotica dove una delle contabili ha scoperto una discrepanza nei conti di milioni di dollari. Ma non appena Christian inizia a svelare il mistero e ad avvicinarsi alla verità, il numero delle vittime inizia a crescere”.
Il film è uscito negli Stati uniti il 14 ottobre scorso ed è stato presentato, in anteprima italiana, alla Festa del Cinema di Roma, per poi uscire nelle nostre sale il 27.
Il “genio autistico” tornerà quindi ad incantare il grande pubblico, che pure ormai dovrebbe esserci abituato. Come mette in luce silvia Bizio in un articolo pubblicato nei giorni scorsi su Repubblica, “sembra quasi diventata una moda: recitare un personaggio affetto da bipolarismo o, ancora di più, da qualche forma di autismo, sia Asperger o disordini del cosiddetto spectrum“. Il premio Oscar Affleck ha anche dichiarato di essersi messo a studiare, per poter interpretare questo ruolo: di aver osservato a lungo soggetti Asperger, perché questo, in effetti, è il disturbo di cui soffre il suo personaggio. Ma c’è il rischio, ogni volta, che si pensi che questo sia l’autismo. Mentre di autismo ce ne sono tanti: e il genio delle pellicole americane non li rappresenta certo tutti.
Ci piace riportare qui sotto alcuni commenti pesati in rete: commenti di famiglie, che ci pare importante riprendere e rilanciare, ma a cui speriamo di poter dare presto anche una risposta, con il film a cui Gianluca Nicoletti e il regista Masismiliano Sbrolla stanno lavorando. E cogliamo l’occasione per dire che il desiderio e il bisogno di un film così devono essere davvero grandi, se in poco tempo è stato raggiunto e sfondato l’obiettivo di 40 mila euro che il crowdfundng si era posto. Alle domande e i dubbi che qui sotto riportiamo, riprese tutte dal gruppo Facebook “Noi, un sorriso e gli autismi“, rispondiamo quindi che presto quel film ci sarà, ormai è una certezza. Proverà a raccontare l’autismo quello vero, quello che abita nelle famiglie e mette disordine nelle case e nelle vite. L’autismo visto da dentro, l’autismo che non assomiglia neanche un po’ a quello di Christian Wolff, il genio dei numeri.
Presto nelle sale il film con Ben Affleck che interpreta un autistico…un autistico che lavora genio della matematica bla bla …aspetto con ansia che le persone che di autismo non sanno niente mi dicano di non disperare, che potrebbe diventa ragioniere da grande!!!!ma un giorno lo faranno un film vero sull’autismo, iniziando da quando sono bambini, dalla lotta e il lavoro che un genitore deve fare ogni giorno? Che su 100 diagnosticati, neanche la metà arriva a forme così lievi, che alcuni non parleranno mai…che non tutti hanno talenti straordinari…mi sa di mai,che non succederà mai… Che poi non dite autistico, dite aspie, dite forma lieve, tratti autistici etc etc.. Romanzare qualcosa che non deve essere romanzata mi dài nervi. Fate vedere alle persone il vero autismo, perché altrimenti non capiranno mai che c’è bisogno di una rete di collaborazione intorno a questi ragazzi. (Angela)
Ma infatti tutti i film che raccontavano e parlavano di “autismo” erano tutti “leggeri”, non ho mai visto un film che raccontasse realmente le problematiche e le difficoltà che viviamo tutti giorni…. Tutti geni tutti perfetti nella loro imperfezione,tutti che da grandi lavoravano e soprattutto tutti autonomi. (Chiara)