Sindaca Raggi hai messo anche noi autistici in freezer? Ci bastava già la mamma frigorifero…
Gentile Sindaca Raggi, la intervistammo durante la sua campagna elettorale su quello che avrebbe fatto per noi autistici, una volta eletta. Lei ci rispose con precisione, cortesia e dettagli che ci fecero al tempo intuire una solida competenza sui nostri problemi. Le fummo in cuore grati della sua risposta, anche perché altri candidati nemmeno si degnarono di dare un minimo riscontro alle nostre mail. Il vederla in questi giorni impegnata nella vicenda dei frigoriferi ci spinge a ricordarle di cercare, nei limiti del possibile, di portare quell’impegno ideale a qualche iniziativa pratica. Dico questo, cara sindaca, perché anche per noi i frigoriferi sono stati un bel problema.
Per anni l’ ignoranza di medici e operatori, invece che occuparsi del nostro stato di autistici e lavorare sul nostro comportamento, mettevano sul lettino le nostre “madri frigorifero”, considerate a torto, e con bieco pregiudizio, vera causa della nostra sindrome, proprio perché non erano state madri sottomesse, dedite al ruolo millenario di fattrici. Questa battaglia contro l’ emancipazione femminile l’abbiamo subita sulle nostre spalle e per generazioni molti di noi non hanno avuto i trattamenti di cui avevano bisogno, proprio perché qualcuno voleva stigmatizzare il fatto che la società fosse composta anche di madri che lavorano, hanno un ruolo attivo nella società civile e nelle istituzioni. Mamme tipo lei insomma, per capirci.
Ora la distogliamo dai suoi impegni con la caparbietà dei disperati, lo facciamo e continueremo a farlo fino all’ esaurimento fisico, per sollecitarla a prendere finalmente in esame un progetto che da troppi mesi giace sulla scrivania di qualche suo collaboratore, senza nemmeno un briciolo di attenzione.
E’ il progetto pilota di un centro urbano aperto alla cittadinanza in cui l’inclusione di ragazzi neurodiversi diventerebbe il valore specifico. Si tratta del CASALE DELLE ARTI, luogo della bellezza e della poesia, che dovrebbe essere ospitato in una struttura del Comune completamente restaurata e collocata nel verde, proprio nel centralissimo quartiere Prati, appena dietro alla Rai di via Teulada.
Si tratta del Casale Gomenizza, che il Sindaco Alemanno fece restaurare per regalarlo a dei preti, con il fine di adibirlo a usi sociali. Dopo anni il Comune se lo riprese e sfrattò i preti (“uno sgarbo al Papa”, scrisse un vaticanista che dovrebbe vergognarsi…) In quel Casale bellissimo i pretoni non facevano nessuna attività, era sempre sigillato e probabilmente lo avevano scambiato per una delle tante loro belle foresterie. (La storia qui)
Ora il casale è in abbandono, attorno crescono erbacce. Il parco adiacente è una foresta di immondizia. Noi autistici siamo anche giardinieri, possiamo ben occuparcene, sappiamo il fatto nostro e il progetto che avevamo proposto al Primo Municipio ha come Capofila il MIUR, un Ministero non una Cooperativa o un’associazione delle tante. Noi di Insettopia siamo un gruppo di famiglie e nulla più, avremmo solo collaborato alla buona riuscita di un sogno, che avrebbe dato lustro al quartiere e avrebbe rappresentato un esperimento sociale unico nel nostro paese, proprio perché collocato al centro di una realtà urbana complessa, non il solito casale tra i campi. I nostri ragazzi sono nati cittadini e vorranno continuare a vivere nella loro città, non finire in qualche lager a ingrassare chi sulla nostra pelle costruisce il suo business.
Si guardi i documenti allegati e almeno ci riceva per parlarne. Ci dia una possibilità, ci dia un termine se tra due anni non abbiamo tenuto fede all’impegno ci cacci via. Però non segua come tutti quelli che l’ hanno preceduta la via dell’indifferenza. Meglio un no che un forse, un chissà? Se ci sono le condizioni… Lei Sindaca è libera anche di mandarci a quel paese, ma almeno ce lo dica e argomenti la sua scelta.
Mio figlio Tommy è un suo cittadino e per paradosso pure dotato di certificato elettorale, anche se riesce a malapena a scrivere il suo nome ed è convinto di poter incontrare la Sirenetta a bagno nel Tevere. Lui e i suoi amici crescono e noi genitori invecchiamo con l’ angoscia del nostro futuro. Non possiamo essere pazienti, non possiamo proprio. Si faccia viva presto, perché noi ormai non la molliamo più!!!
GIANLUCA NICOLETTI
Padre di Tommy autistico maggiorenne e Presidente Onlus Insettopia
DOCUMENTAZIONE
Tar_lazio_sentenza_4_maggio_2015
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IL CASALE DELLE ARTI Costruire un laboratorio delle arti nell’accezione più contemporanea che sia possibile immaginare in una struttura strappata alla destinazione di luogo chiuso. Il fine è arrivare a un innesto radicale di tecnologia e di espressività I ragazzi dovranno essere monitorati e assistiti in ogni loro attività perchè ogni giorno sia per loro possibile acquisire abilità e autonomia. Permettere loro libertà di movimento e inclusione attraverso attività lavorative a contatto con i visitatori, senza comunque rinunciare alla loro sicurezza. Diventare anche un laboratorio di riflessione e dibattito per conoscere e farsi conoscere. Il casale si apre a famiglie di autistici, educatori specializzati, rappresentanti delle istituzioni, assieme a figure esterne al mondo dell’autismo come startupper, operatori dell’informazione, giuristi, ricercatori ecc. Dal casale si concretizzerà una “Cultura” dell’autismo, che vedrà il luogo come mediatore di progetti concreti ed efficaci tra le associazioni di familiari e le istituzioni. Si darà l’esempio di una città aperta a chi ha problemi, dove chiunque possa esercitare il diritto di essere il più possibile felice, di divertirsi, di occupare in maniera leggera e non invasiva gli spazi che sono di tutti. In un suo possibile sviluppo il progetto dovrebbe essere un ottimo volano per iniziare ad avvicinare degli autistici a una concreta attività lavorativa, oltre a richiamare attenzione sul problema del recupero a una vita sociale di altri ragazzi con disagio o problemi comportamentali di vario tipo, e sensibilizzare la comunità verso i concetti di lotta all’emarginazione e sostegno dei comportamenti di legalità. Il progetto nasce dall’esigenza di implementare azioni e interventi sempre più efficaci e territorialmente mirati, in grado di prevenire e contrastare i fenomeni di emarginazione sociale e violenza che colpiscono i soggetti deboli della comunità, allo scopo di promuovere una cultura della legalità, della tolleranza e dell’inclusione sociale. In particolare, tale iniziativa è rivolta alla sensibilizzazione sulle tematiche sopracitate, in relazione con il tema dell’autismo e dei risvolti di emarginazione che tale sindrome – diffusa ma sostanzialmente sconosciuta ed altamente invalidante – comporta. Infatti, lo scopo del progetto è anche quello di generare cultura e coscienza sociale, consapevolezza del fenomeno e sviluppo consequenziale di una cultura della tolleranza e della convivenza civile, che possano dare supporto ai soggetti interessati e alle famiglie coinvolte. L’idea è davvero quella di trasformare l’orto in uno spazio d’incontro di mondi diversi che possano scoprire nuove forme di collaborazione e interazione, coinvolgendo tutta la comunità in un’azione innovativa che diventi manifesto del potere di azioni concrete. |