Non mandano i figli a scuola perchè c'è un bambino autistico, che resta solo in classe
Il bambino disturba, infastidisce il resto della classe, deve essere isolato. In una scuola elementare della provincia di Palermo, martedì non è entrato nessuno, tranne il piccolo autistico. Una protesta contro il più debole che ha fatto insorgere la mamma, le associazioni locali e richiamato l’intervento del sottosegretario Davide Faraone. Purtroppo non è il primo caso e non sarà l’ultimo: gite, saggi, lezioni quotidiane, centri estivi, l’elenco delle esclusioni è lungo e inquietante. Riportiamo solo alcune delle storie che abbiamo seguito: un promemoria doloroso, ma speriamo utile a capire che non è più tollerabile che rispetto al concetto di accoglienza a scuola si imponga l’esatto contrario.
“Non lo vogliono in classe. Ieri non c’era nessuno dei compagnetti, l’aula era vuota. Mi è stato riferito che era una protesta contro mio figlio, perché disturba. No, non lo vogliono”.
La mamma di un bambino autistico che vorrebbe frequentare la scuola elementare nella provincia di Palermo, http://livesicilia.it/2016/11/09/la-storia-di-un-bimbo-autistico-in-classe-non-lo-vogliono_798857/ si sfoga dopo l’ennesima prova di emarginazione vissuta da suo figlio, proprio nel luogo nel quale si dovrebbe lavorare per l’inclusione. “Mio figlio ha avuto un percorso scolastico difficile. E’ normale che trovi qualche ostacolo sul piano delle relazioni, visto il suo problema. Io ho fatto di tutto: ho messo a disposizione dell’istituto il terapeuta privato che lo segue. Sono accorsa ogni volta che c’era bisogno. E’ servito a poco. Lui, per quanto mi risulta, è stato anche punito per i suoi comportamenti, per esempio è stato costretto a restare da solo a colazione. Sono accadute cose che hanno aumentato il suo disagio”.
A sostenere la protesta naturale di una madre non ci sono insegnanti, dirigenti scolastici, nè tantomeno altri genitori, ma le associazioni come Parlautismo: “Siamo solidali con la mamma, abbiamo attivato ministero e ufficio scolastico regionale. Si deve cambiare l’insegnante di sostegno che insieme al resto del corpo docenti, evidentemente, non è riuscita a creare un clima adatto ad integrare il bambino.”Ha dichiarato la presidente, Rosa Pennino. Intanto la mamma ha deciso di non mandare il figlio a scuola fino a quando non ci saranno dei cambiamenti effettivi per consentirgli di frequentare con maggiore serenità. “La madre del bambino ci ha riferito di gestione singolare delle sue crisi di frustrazione. Durante una di queste, pare che l’insegnante di italiano abbia assegnato una lettura sul bullismo, quasi lasciando intendere che il loro compagno si dovesse isolare come un bullo.
Non lasceremo sola questa famiglia, perché non è giusto che siano i nostri figli a cambiare scuola invece che le scuole a cambiare per riuscire ad accoglierli.”
Sul caso è intervenuto anche il sottosegretario Davide Faraone: “La scuola deve essere un luogo accogliente, in cui ogni bambino possa sentirsi accettato per quello che è e in cui, proprio a chi è in difficoltà, va garantito un maggior sostegno. La storia di questo bambino e della sua mamma va immediatamente verificata e per questo ho subito sentito l’Ufficio scolastico regionale e chiesto che accertino immediatamente quanto è accaduto: un bambino non può essere isolato e punito perché autistico. Farlo significherebbe non soltanto negare la missione stessa dell’istituzione scolastica, ma anche peggiorare una situazione di vita già di per sé difficile. Il compito della scuola e della società, nei confronti dei bambini autistici, è di accoglierli e aiutarli, non certo di farli sentire diversi”.
Le parole del sottosegretario si scontrano con una realtà che purtroppo vede il concetto di accoglienza infrangersi ed essere sostituito da quello di esclusione. Il bimbo palermitano non è infatti il primo ad essere allontanato, escluso da una quotidianità che potrebbe invece essere terapia, se vissuta insieme agli altri, con l’adeguato sostegno.
Lo scorso anno abbiamo seguito le esclusioni da gita:
La studentessa autistica non parte per il viaggio della memoria
Ad aprile, accade in una scuola media di Legnano. Una ragazza autistica non può partire per il viaggio della memoria a Mathausen perchè nessuno dei suoi compagni la vuole in camera. Per la scuola sembravano non ci fossero problemi, all’inizio: è autonoma, va spesso fuori con gli scout, può partecipare alla gita, ma sono i suoi compagni che preferirebbero non partisse. I genitori insorgono, provano a richiamare l’attenzione di dirigenti, amministratori locali e provveditorato. La gita è stata poi annullata. Sentita la preside, appena nominata, ci ha garantito che avrebbe affrontato il caso con i ragazzi affinchè elaborassero l’accaduto, non come una punizione, ma come una prova per capire la necessità e la ricchezza di stare bene insieme con tutti.
A Livorno tutti stanno con Giulio, solo in classe mentre gli altri sono in gita
Prima della ragazza di Legnano c’era stato Giulio a Livorno per il quale la rete si era mobilitata all’hastag #iosonogiulio. Il giorno della gita si era trovato da solo in classe. Per la prima volta un autistico diventa protagonista di una catena di attenzione condivisa. Persino il presidente del Consiglio Matteo Renzi twittò «Un grande abbraccio a Giulio e più in generale a tutte le persone che vivono le ingiustizie sulla propria pelle».
L’opinione pubblica partecipò compatta, ma le esclusioni anche più sottili, non sono finite.
Tutti in pulmino, l’autistico in taxi
Un bambino autistico della scuola dell’infanzia La Montagnola di Firenze non può partecipare all’uscita della classe a maggio, a pochi chilometri dall’istituto perchè non c’è posto per la sua insegnante di sostegno sul pulmino. La burocrazia impedisce che possa partecipare. La sua insegnante che non può venire nemmeno a piedi o con la sua macchina, perché la scuola dichiara di non avere i fondi per la copertura assicurativa. Paradossale la soluzione proposta: o l’intera scolaresca si muove a piedi oppure il bambino viene in taxi con l’insegnante. La mamma protesta e si rivolge direttamente al Comune.
Ci sono poi vittime dell’esclusione da recita di fine anno.
L’autistico non suona al saggio ed non può nemmeno vederlo
Esclusione totale, discriminazione doppia per un #teppautistico di 13 anni della scuola media di Sorso, in provincia di Sassari. Lo racconta la mamma accorata, sfogandosi sui social. Dopo 5 anni di scuola elementare sereni, arriva il colpo.
“Che meraviglia venire a conoscenza che il giorno prima che terminasse la scola, tutta la classe di mio figlio si esibirà per un saggio musicale. Tutti i genitori invitati… Bellissima cosa. Mio figlio frequenta la stessa classe, purtroppo non suona nessuno strumento per delle difficioltà. Ma mi chiedo: perché escluderlo come spettatore? Vi siete posti questa domanda, cari insegnanti? Complimenti, evviva l’integrazione. Qualche volta azionate cuore e cervello insieme”
Oltre al saggio ci sono coloro a cui viene negato il traguardo dopo un percorso ad ostacoli. Esclusi dal diploma.
A Matteo non daranno il diploma e la mamma scrive al sindaco.
E’ la storia dello studente di Bergamo che la madre racconta in una lettera al sindaco Giorgio Gori. Sconfortante la sua conclusione.
“Oggi la scuola ci informa del fatto che sarebbe intenzionata a non dare il diploma a Matteo, ma solo un certificato di competenza perché, senza insegnante di sostegno, non ci sarà una preparazione adeguata e poi Matteo, a causa della sua patologia, non riuscirà mai a sostenere l’esame finale. Inoltre, sostengono, ha frequentato solo 9 ore la settimana. Insomma non se lo merita il diploma. Noi ci opponiamo. Ma, secondo lei, Matteo se lo merita il diploma?”
Finita la scuola, ci sono anche gli esclusi dai centri estivi.
In provincia di Cuneo i disabili non partecipano all’Estate dei bimbi
Grazie a “Targatocn”, il quotidiano on-line della provincia di Cuneo, che ha ricevuto e riportato la denuncia di una mamma di Borgo San Dalmazzo, abbiamo raccontato la storia dei bambini autistici che non si potevano nemmeno iscrivere all’Estate bimbi organizzata dal comune. In 5, disabili e quindi con necessità di assistenti individuali, devono rimanere a casa: nè il gestore dell’estate bimbi né il Comune hanno però i fondi per fare in modo che abbiano la giusta assistenza e partecipino.
Storie di ordinaria esclusione a cui corrispondono a volte, anche manifestazioni di solidarietà che alla fine di questo elenco, potrebbero dare una piccola speranza.
Ad ottobre genitori ed insegnanti di una scuola elementare di Montesacro decidono di rispondere alla mancanza di insegnanti di sostegno che diminuirebbe le ore per i bambini disabili, con una manifestazione “Se esce uno usciamo tutti”. Alle 11 tutti fuori per protestare e dimostrare non solo solidarietà ma anche partecipazione concreta ad una battaglia comune per la civiltà. Il MIUR risponde garantendo entro novembre la nomine di 5 mila docenti per il sostegno.