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Cinque armi contro i comportamenti problemi

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Problemi comportamentali fai-da-te. Quando i genitori sono sopraffatti dai “capricci” e dalle “impuntature” dei loro amabili bimbi teppautistici può succedere che anche il più paziente di loro perda le staffe oppure sovrastato dalla potenza e costanza dell’autistico tiranno si fa tappetino o ancora peggio sentendosi incapace di affrontare le eventuali turbolenze eviti tutte quelle situazioni nelle quali potrebbero verificarsi. In quest’ultima situazione la più miserevole e frustrante ci si sente come quando si cammina in un campo minato.

Meglio evitare, invece, queste derive ansiose, stressanti e controproducenti. Meglio escogitare stratagemmi e tecniche che possano eliminare l’inconveniente una volta per tutte. Un genitore conosce bene il proprio figlio e attraverso l’analisi attenta delle cause e circostanze che inevitabilmente fanno insorgere il suo comportamento-problema è in grado di trovare tutte le strategie più efficaci per neutralizzarlo ancora prima che si verifichi. Questo leggiamo e apprendiamo da una mamma americana Chrissy, una blogger (vai al blog di Crissy) tra le più seguite sul sito Autism Speaks e che regala alle sue colleghe cinque consigli utili per combattere (e vincere) alcuni comportamenti problema dei piccoli tiranni teppautistici.

LEGGI L’ARTICOLO ORIGINALE DA AUTISM SPEAKS

Chrissy la definisce una mini-lista di tecniche che “usate quotidianamente riducono gli scatti di rabbia incontrollati, accrescono la comprensione e ci conducono verso la felicità”. E che probabilmente non funzioneranno subito ma sicuramente saranno utili per molti ragazzi.

  • Usare il tempo per far diminuire gli scatti d’ira

Tanti bambini autistici hanno problemi a lasciare i loro posti e leattività preferite. Dice Chrissy: un evento del genere è come il  BIG ONE  per mio figlio di cinque anni”. Racconta che era arrivata al punto di non portare affatto al parco vicino casa il figlio proprio perché era terrorizzata dalle sue reazioni violente quando capiva che era l’ora di andare. Erano imprevedibili ma devastanti. A volte sfuggiva oppure urlava e si buttava per terra oppure correva in una strada trafficata per allontanarsi da lei oppure la riempiva di botte. Comportamenti che noi mamme di autistici conosciamo molto bene. Quando accadono ci manca il respiro e entriamo nel panico.

Ma le cose sono cambiate quando la blogger ha cominciato a usare il metodo “Attesa del tempo”. Più giusto sarebbe dire cronometrare il tempo, dare una scadenza in termini di minuti a qualsiasi attività. Prima di un’attività il teppautistico viene avvertito che la situazione dovrà avere una durata di 5 minuti o due o uno. Questi avvertimenti servono ad agevolarlo durante il cambio, la transazione.  La durata viene visualizzata. In questa maniera il bambino comincia a capire che quando l’attesa si esaurisce, è arrivato il tempo di chiudere e cambiare attività, senza drammi. In breve il meccanismo diventa routine anche quando alla fine dell’attività  non ne subentra un’altra ma, ad esempio, si torna solo a casa.

Come si fa? Basta azionare un timer sul telefonino

“Fra cinque minuti si fa il bagno”

“Tra due minuti lasciamo il parco”

Quando il timer esaurisce i minuti scatta lo stop.

Già dopo due settimane di questo lavoro che deve essere esteso a qualsiasi tipo di attività si cominciano a vedere dei risultati che, giura Chrissy, continuano nel tempo.

2) Prima e dopo

Molti scatti d’ira arrivano per il desiderio di avere qualcosa che al momento non si ha. Un giocattolo, uno snack, un viaggio da qualche parte. Per molte di queste situazioni si può usare il prima e dopo. “Prima finiamo di mangiare poi andiamo fuori.” “Prima puliamo e mettiamo a posto e poi andiamo al parco”. A seconda dell’esigenze e delle abilità verbali del ragazzo ci si può aiutare con immagini accompagnate (o no) dalle parole scritte PRIMA e DOPO.

3) Rinforzare i comportamenti positivi

Rinforzare i comportamenti positivi e incoraggiarli. Se il bimbo presta un gioco al parcoa un amichetto  bisogna sottolinearlo con elogi. Questo accresce l’autostima e la consapevolezza che i comportamenti “buoni”sono notati e ammirati dai grandi. In un ambiente in cui ai bambini piccoli viene solo detto: non fare questo, non fare quest’altro, no, no, no e basta è difficile percepire il lato positivo di un comportamento virtuoso. Quando i complimenti “verbali”non vengono compresi, per molti bambini autistici infatti possono non significano nulla, allora il premio per la buona azione deve essere materiale: un biscotto, una patatina, qualcosa di gratificante, edibile o tangibile.

4) Focalizzarsi su cosa si vuole che il bambino faccia e non su quello che deve smettere di fare.

Molte mamme gridano ai figli: basta piangere! È sbagliato. Bisogna ridurre l’uso del “no” non fare, no mangiare ecc. Per esempio è meglio dire: “cammina sul marciapiede “piuttosto che “non camminare sull’erba”  In questa maniera il bambino sa esattamente quello che deve fare e quello che tu vuoi che faccia. Al posto di “basta urlare” è meglio “Facciamo silenzio” e invece di “Non colorare la tavola” “Colora solo sui fogli”.

In una foto il bimbo di Chriss urla e piagnucola perché la mamma ha dato una sua macchinina al fratello e lui non la vuole condividere. La mamma volutamente lo ignora . Nella successiva lei lo premia perché ha smesso quel comportamento negativo. “Ottimo ora puoi giocare con la tua macchina”. Chriss spiega alle mamme quanto è importante ignorare i figli quando urlano e si buttano per terra. SONO atteggiamenti dettati dalla necessità di attirare l’attenzione, dice Chriss, e reagire con una qualche attenzione non si fa altro che rinforzare il comportamento negativo. Invece i nostri figli devono imparare che potranno ottenere molta più attenzione solo quando si comportano bene.

5) Restare calmi

Questo è difficile perché di solito succede che quando i nostri figli perdono il controllo noi li seguiamo a ruota. Nulla di più sbagliato e controproducente. Meglio fare un profondo respiro e assicurarsi che il suono della propria voce sia calmo anche se dentro non lo siamo per niente. Se vogliamo che i nostri figli figli modifichino il loro comportamento anche noi dobbiamo modificare il nostro. I bambini non hanno sempre la capacità di linguaggio per esprimere quello che desiderano e possono essere estremamente frustrati per questo. Invece per gli adulti che hanno più strumenti ed esperienza dovrebbe risultare più facile mantenersi calmi e pazienti per poter funzionare da esempio.

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