Di inclusione scolastica parliamo spesso, tanto spesso. Di “esclusione” ancora di più: tanto sono i casi in cui, con la parole inclusione che resta sulla carta, la realtà parla di tutt’altro: di studenti #teppautistici tenuti lontani dai loro compagni, o addirittura lasciati soli in classe. Perché disturbano, perché sono molesti. Perché – prima ancora – non c’è chi con loro ci sappia fare davvero. Questa è infatti, in molti se non in tutti i casi, l’origine del problema:
l’inclusione scolastica è una bella trovata,
ma a condizione che la si sappia fare
E per farla servono strumenti e risorse, non solo economiche ma anche umane. Umane nel senso profondo del termine: insegnanti di sostegno che siano motivati a stare accanto a questi complicati ragazzi e abbiano scelto di farlo. E che restino accanto a loro non qualche settimana o qualche mese, ma per anni e possibilmente per l’intero ciclo scolastico. Perché tanto ci vuole per conoscere, comprendere e conquistare un #teppautistico.
Perché parliamo ancora di questo? Perché potrebbero presto esserci delle novità. Lo ha promesso, nei giorni scorsi, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, intervenendo proprio laddove – a Palermo – si era verificato l’ennesimo caso di non-inclusione.
La legge delega sul sostegno sarà pronta entro fine anno
E’ questa la promessa. La legge delega – lo ricordiamo – è il compito che la Buona scuola ha assegnato al governo: rivedere e ristrutturare l’inclusione scolastica, a partire da una profonda revisione del sostegno. Ora il compito è quasi finito e Faraone promette:
La nuova norma rivoluzionerà il nostro concetto di inclusione scolastica.
Stiamo dicendo con più forza che l’inclusione riguarda tutti, nessuno escluso – aggiunge – Che non si può valutare tutto attraverso un procedimento contabile, basato sulla quantificazione delle ore del sostegno, ma devono essere gli interventi, le risorse, il piano sul ragazzo nel loro insieme a dare misura della qualità. Non solo quantità, quindi, ma anche qualità.
Abbiamo chiesti al Miur qualche dettaglio su questa riforma, di cui sempre più sentiremo parlare nelle prossime settimane. Ci hanno inviato questa scheda, che vi riproponiamo qui sotto. Così che i più “esperti” possano esaminarla nel dettaglio e i meno esperti riescano a farsene almeno un’idea. A noi pare che le principali novità riguardino formazione e continuità: certamente due ingredienti fondamentali per una buona e vera inclusione. Come al solito, non resta che stare a vedere adesso che cosa accadrà…
Inclusione scolastica
Una nuova prospettiva per la qualità dell’inclusione scolastica che mette al centro una progettualità condivisa dell’azione educativa didattica e la effettiva collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nel processo di inclusione, non solo scolastica (la scuola, la famiglia, l’ente locale, l’ASL), in ragione dei rispettivi ruoli e responsabilità e senza il ricorso a forme di supplenza derivanti dall’attuale confusione e, in qualche caso, sovrapposizione tra sostegno didattico ed assistenza.
- La finalità della riforma: l’inclusione scolastica riguarda tutti gli alunni e gli studenti, nessuno escluso.
- L’inclusione scolastica risponde ai bisogni educativi di ciascuno, non solo degli studenti con disabilità
- La definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) attraverso l’individuazione delle competenze spettanti allo Stato, alle Regioni e agli Enti Locali:
- assegnazione dei docenti di sostegno e dell’assegnazione di personale ausiliario per lo svolgimento di compiti di assistenza di base e di ausilio di servizi igienici (Amministrazione statale);
- garanzia dell’assegnazione di personale dedicato all’assistenza educativa e all’assistenza per l’autonomia e per la comunicazione, dei servizi di trasporto, dell’accessibilità e della fruibilità degli spazi fisici delle istituzioni scolastiche (Enti locali);
- garanzia dell’uniformità sul territorio nazionale dei profili professionali del personale destinato all’assistenza e della previsione di specifici percorsi di formazione, dell’istituzione di punti unici di accesso per la disabilità (Regioni);
- garanzia della fruibilità dei sussidi didattici e strumenti tecnologici di supporto all’inclusione (Stato, Enti territoriali e locali, scuole)
- l’individuazione di specifici indicatori sull’inclusione sia per la valutazione dei risultati delle scuole e che degli alunni e degli studenti inseriti nell’ambito del Sistema Nazionale di Valutazione
- L’inclusione dell’alunno con disabilità non si realizza solo quantificando le ore di sostegno necessarie per la “copertura” del tempo scolastico . Il “progetto individuale” per realizzare il “progetto di vita” è elaborato da tutti gli attori istituzionali coinvolti
Semplificazione delle procedure di certificazione della disabilità
per l’inclusione scolastica
Per superare l’attuale sistema di accertamento della condizione di disabilità, facilitando le famiglie e riducendo il disagio dell’alunno o dello studente si modificano l’iter, la composizione della commissione e i criteri della certificazione e si contengono i tempi.sono superati i vecchi documenti della Diagnosi Funzionale e del Profilo dinamico funzionale (previsti dalla legge 104/1992), e sostituiti dalla nuova “valutazione diagnostico-funzionale”
- la valutazione diagnostico funzionale valuta la disabilità sulla base del “funzionamento” definito in chiave bio-psico-sociale in coerenza con la Classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute (ICF) redatta dall’Assemblea Mondiale della Sanità;
- non è la gravità della disabilità a determinare i bisogni dell’alunno con disabilità, ma il suo funzionamento ovvero di cosa ha bisogno nel concreto per realizzare il Progetto di vita; un bambino cieco, un bambino o un ragazzo in carrozzina potrebbe non avere bisogno di una “copertura” (brutta parola che dà un significato al sostegno solo come presenza fisica di qualcuno a fianco del disabile) dell’insegnante di sostegno, ma di ambienti senza barriera, assistenti per l’autonomia, ecc.
Centri per l’inclusione scolastica
- Sono proposti, a livello territoriale e nell’ambito della programmazione definita dalle Regioni, centri per l’inclusione scolastica che, con la partecipazione di tutte le componenti istituzionali che operano nel campo della disabilità, consentono un accesso unitario a tutti i servizi integrati;
- I centri realizzano l’accesso integrato ai servizi di cui ha bisogno l’alunno con disabilità agevolando la famiglia nei vari adempimenti;
- I centri elaborano il Progetto individuale ovvero il Progetto di vita dell’alunno con disabilità e quantificano le risorse socio-assistenziali di cui ha bisogno, interfacciandosi con le scuole.
Razionalizzazione e semplificazione dell’ assegnazione alle scuole delle risorse per il sostegno didattico
- Non è più il GLH della scuola a fare la proposta di quantificazione delle risorse di sostegno; tali funzioni sono esercitate, invece, dal nuovo Gruppo territoriale inclusione (GIT) che garantisce l’uniformità delle valutazioni a livello di ambito territoriale;
- le scuole inviano al GIT una descrizione della situazione di contesto relativa all’inclusione, il Piano di Inclusione contenuto nel Pof Triennale, che, unitamente alla valutazione diagnostico-funzionale e al Progetto individuale, costituisce la base su cui proporre all’Ufficio scolastico regionale le richieste di risorse per il sostegno.
La scuola partecipa alla realizzazione del progetto individuale attraverso la progettazione dell’inclusione scolastica
- La scuola recupera la sua funzione pedagogico-didattica nel processo di inclusione attraverso il coinvolgimento di tutte le componenti scolastiche. Il consiglio di classe elabora e approva il Progetto educativo individuale (PEI) che realizza l’inclusione scolastica nelle sue dimensioni dell’apprendimento, della relazione, della socializzazione e interazione.
- il PEI è parte integrante del Progetto Individuale ed è elaborato tenendo conto di ciò che il Progetto Individuale stesso individua
La continuità didattica si realizza anche attraverso i ruoli per il sostegno didattico
Sono istituiti 4 ruoli per il sostegno didattico (infanzia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado) in cui bisognerà permanere prima di transitare sul posto comune
Cambia la formazione iniziale e in servizio per i docenti
- per tutti i gradi di istruzione per poter insegnare su posto di sostegno, è obbligatorio conseguire 120 crediti formativi universitari sull’inclusione scolastica (oggi si diventa docenti di sostegno con solo 60 CFU, ovvero 1 anno di specializzazione);
- per la scuola di infanzia e la scuola primaria: 60 CFU dovranno essere conseguiti nell’ambito del percorso universitario e ulteriori 60 CFU attraverso il conseguimento del diploma di specializzazione in pedagogia e didattica speciale;
- per la scuola secondaria di primo e secondo grado: nelle more della definizione della formazione iniziale di cui al comma 181 lettera b) della legge 107, 60 CFU dovranno essere conseguiti prima del diploma di specializzazione in pedagogia e didattica speciale con cui si conseguiranno ulteriori 60 CFU;
- tutti di futuri docenti di ogni ordine e grado avranno nel loro percorso di formazione iniziale CFU riguardanti le metodologie per l’inclusione;
- la formazione in servizio dei docenti (ma anche del personale ATA) riguardante l’inclusione è una priorità da indicare nei Piani nazionali
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