Pianificare le disabilità in emergenza. Ad Ascoli si ricostruisce insieme.
Conoscere le esigenze del soccorso di persone disabili in caso di calamità, inserendole in piani di intervento strutturati; organizzare la loro quotidianità quando il rischio è passato e ricostruire insieme nel rispetto di un nuovo concetto di accessibilità. Il Comune di Ascoli Piceno in collaborazione con l’Ordine degli Architetti cittadino ha attivato il servizio DISABILITA’ IN EMERGENZA. Diverse le associazioni che hanno aderito al progetto con i propri volontari: AISM, ANGSA, ANIEP, ANMIC, ANMIL, APM, ENS, LA MERIDIANA, PAGEFHA, UICI, CRI, CERPA Italia Onlus, Coordinamento Volontariato Piceno di Protezione Civile, SIPEM. La rete è coordinata da EMERGENZA E FRAGILITA’.
“Nei piani di emergenza comunali non è prevista la problematica della disabilità ed è grave se come conferma l’ufficio riduzione dei rischi delle Nazioni Unite in caso di calamità le vittime sono maggiori, in numero sproporzionato, anziani, bambini e disabili.”
Elisabetta Schiavone, architetto, anima del gruppo Emergenza e Fragilità, parte da questa amara constatazione per descrivere il progetto Disabilità in Emergenza che da Ascoli vuole invece, invertire la rotta e sensibilizzare le amministrazioni alla tutela dei cittadini più fragili in caso di calamità.
Si tratterebbe poi di applicare quanto previsto dalle recenti disposizioni, approvate durante la Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi, svoltasi nel marzo scorso a Sendai, in Giappone. Per la prima volta a livello mondiale, in quella occasione si è posta l’attenzione sui disabili. Nella carta di Sendai infatti si dichiara che «le pratiche di riduzione dei rischi in conseguenza di disastri devono essere basate sulla multisettorialità ed essere capaci di affrontare differenti tipologie di rischi. Devono inoltre essere accessibili e inclusive, proprio per essere efficaci ed efficienti. Per vedere riconosciuto il ruolo di guide, regolatori e coordinatori, i vari Governi dovrebbero impegnarsi con importanti stakeholder, includendo le donne, i minori e i giovani, le persone con disabilità, le popolazioni povere, i migranti, i popoli indigeni, i volontari, le comunità professionali e le persone anziane, nella progettazione e nell’implementazione di politiche, piani e standard».
Nel punto 4 del documento, in particolare, si va oltre l’emergenza per definire un concetto di accessibilità partecipata, viene infatti indicato l’obiettivo di «rafforzare donne e persone con disabilità a guidare pubblicamente e a promuovere una risposta basata sull’uguaglianza di genere e sull’accessibilità universale, avendo come chiavi di approccio il recupero, il risanamento e la ricostruzione.». Viene riconosciuto quindi che «le persone con disabilità e le loro organizzazioni sono essenziali nella valutazione dei rischi in caso di disastri e nella definizione e implementazione dei piani disegnati su specifiche esigenze. ».
Seguendo queste linee ed un’esperienza di diversi anni portata avanti con il progetto Emergenza e Fragilità l’ordine degli architetti di Ascoli Piceno da lunedì 21 novembre, con 30 volontari, renderà operativo il progetto Disabilità in emergenza. Voluto per garantire ai cittadini con disabilità la possibilità di rimanere presso la propria abitazione, in assenza, naturalmente, di un pericolo conclamato, vedrà tecnici formati recarsi a domicilio presso chi ne farà richiesta per spiegare come rispondere all’emergenza e come, all’occorrenza, chiedere aiuto, sapendo che quest’ultimo sarà commisurato alle loro esigenze.
Parola chiave: pianificazione, prevedere e organizzare prima che l’emergenza accada e nella preparazione inserire chi prima non è stato considerato, ossia i disabili che durante le emergenze, come il terremoto ha dimostrato, hanno difficoltà maggiori sia nella contingenza sia nella gestione del post crisi.
“Architetti volontari e volontari delle Associazioni si recheranno presso le abitazioni dei cittadini che ne faranno richiesta, per rilevare eventuali criticità ambientali riferite ad operazioni di soccorso o di evacuazione di persone con disabilità e anziani, quali potrebbero essere la raggiungibilità di uno stabile in centro storico con un mezzo di soccorso. Infatti, nella gestione di un’evacuazione che coinvolge molte persone contemporaneamente – come si è verificato ad esempio a seguito della forte scossa del 30 ottobre – questa informazione può essere determinante nella gestione delle risorse disponibili, così come sapere che l’intervento coinvolgente una persona con autismo determina la scelta dei componenti della squadra da inviare sul posto”
Il problema ora è la mappatura: le Asl e le associazioni hanno i dati su chi ha delle specifiche patologie e difficoltà, ma non possono diffonderli, quindi si sta procedendo con un autocensimento attraverso una scheda che è nel sito del comune. In essa si possono inserire le informazioni basilari utili. Per questo è stato fondamentale il contributo di una amministrazione sensibile. Adesso che il tema è caldo si conta anche su un passaparola diretto che arrivi anche a chi non ha facilità di accesso ai sistemi informatici.
“Determinante, dunque, è stata l’immediata approvazione del progetto da parte del vicesindaco e assessore ai Servizi Sociali del Comune di Ascoli Donatella Ferretti, che all’indomani della proposta, ha incontrato il presidente dell’Ordine degli Architetti Valeriano Vallesi, insieme a Roberto Zazzetti Presidente della Consulta regionale della disabilità e ai Presidenti delle altre Associazioni coinvolte, per concordare l’iter del servizio.”
Trenta volontari cominceranno lunedì a fare i primi rilievi e compilare le schede. “Per fare un esempio. Siamo già stati a casa di una famiglia con un bambino autistico. La mamma ha suggerito ai potenziali soccorritori: “se mio figlio ha una crisi e non si riesce a prendere, si può provare a dargli un cioccolatino o un mandarino.” Certo non è facile avere a disposizione quello che serve, ma si può provare.”
I tecnici in campo sono tutti architetti, per rivalutare anche una professionalità che non si limita solo a disegnare e abbellire palazzi e opere pubbliche, ma che sempre più è rivolta alla cura del benessere ambientale. “Mi hanno chiesto perchè lo fate voi architetti, ci vorrebbero degli ingegneri. In realtà sta a noi che in alcuni casi, lo ammetto, abbiamo anche costruito barriere architettoniche lavorare non solo perchè si progetti, ricordandosene, ma soprattutto operare per la salvaguardia dell’esistente e di chi lo abita. Prima di laurearmi ho fatto volontariato alla Lega del Filo d’oro, ho capito l’accessibilità che nel mio percorso di studi era stato un tema poco affrontato e su questo ho improntato la mia tesi e la mia professione. Un percorso in cui è fondamentale il lavoro di rete. Il 30, quando c’è stata la scossa forte, ho avuto la conferma della forza di questo gruppo. Dal comune hanno chiamato me perchè avevano bisogno di mezzi con pedana per aiutare chi aveva disabilità ed io, anche se era domenica, potuto contare sulla disponibilità delle associazioni. “