Rutto libero per Adriano che ancora aspetta l'assistenza domiciliare
Ci scrive Lucia, amica e collega di noi autistici. Il figlio Adriano è un bambino di 13 anni con diagnosi diversa dalla nostra, ma si comporta proprio come noi. Come noi è difficile che sia capito, che sia seguito da persone che abbiano competenza del suo problema. “Oggi Adriano si è comportato male in classe” scrive un professore in una nota sul quaderno a quadretti grandi dove Adriano scarabocchia durante l’ orario scolastico “Perchè anche se richiamato più volte ha continuato a fare dei piccoli rotti, disturbando la lezione”
Già e dove era il suo sostegno? (ottenuto nei termini che gli spettavano con una causa legale a quanto si legge dalla lettera) dove è il programma di inclusione di Adriano con la sua classe? Cosa dovrebbe fare Adriano durante una lezione di cui non capisce nulla? Tutto questo non sembra essere una domanda che a priori si è fatto il solerte professore annotatore, a lui basta che il ragazzo non abbia reagito al suo richiamo…Quindi si becca la nota.
Mamma Lucia non si scompone e riesce persino a essere spiritosa con il bacchettone che non si pone il problema della neurodiversità di Adriano. “Ho sgridato Adriano per il suo comportamento, la nota positiva è che erano piccoli, perchè a casa li fa grandi!” E magari il prof annotatore si sarà pure sentito gratificato della sua didattica, che ha portato un bambino neurodiverso a ruttare in maniera più delicata di quanto facesse abitualmente.
Ci sarebbe persino da sorridere se non fosse tragico e scellerato che Adriano, come tanti nelle sue, nostre condizioni, sia perenne ostaggio dell’ incompetenza istituzionale. Perchè ci deve essere per forza una scuola con insegnanti che nemmeno sappiano dove sia di casa l’ idea dell’ inclusione, perchè per ottenere la soddisfazione di un sacrosanto diritto la famiglia debba pagarsi un avvocato?
Perchè soprattutto il XIV Municipio di Roma stia da un anno evitando di fornire il servizio di assistenza domiciliare
di cui Adriano ha estremo bisogno?
Metteremo anche questa domanda tra le tante che vorremmo fare alla Sindaca Raggi semmai avrà la compiacenza di ascoltarci una volta tanto sui problemi dei suoi cittadini con disabilità psichica e delle loro famiglie abbandonate a se stesse. (Leggi la nostra lettera aperta alla Sindaca Raggi)
Adriano non è un ragazzino autistico, ma il suo ritardo cognitivo lo porta ad avere ugualmente molte necessità, educative, didattiche e d assistenziali. Adri frequenta la prima media, dopo un ciclo di scuola elementare vissuto “alla grande”, nonostante i suoi mille problemi. La scuola secondaria rappresenta senz’altro una prova per questi ragazzi, si chiede loro, giustamente, perché anche così si cresce, di avere un atteggiamento meno giocoso e più consono ad un ambiente di professori anziché di maestri. Il problema è che Adriano non ha la minima idea di dove si trovi e del perché tutto ad un tratto gli si chieda di diventare una persona seria. Ha bisogno di tempo e non è stato aiutato dal fatto che, prima di ottenere tutte le ore di sostegno e di AEC cui aveva diritto, ha dovuto aspettare che la mamma si imbarcasse in una fastidiosa, quanto per lui misteriosa (tutto per fortuna gli passa sopra la testa) questione di lettere dall’avvocato. Sono certa che ora le cose andranno meglio, speriamo lo creda anche il professore che gli ha messo una “nota”, per quanto bonaria ed informale, che a leggerla risulta involontariamente comica, cui ho risposto con un po’ di leggerezza. Chissà se Adriano (che non scrive e neanche parla), per farsi sentire anche dal XIV municipio, cui ho presentato quasi un anno fa la richiesta di assistenza domiciliare cui ha pieno diritto, dovrà presentarsi in qualche ufficio a fare i famosi “piccoli rotti” che disturbano la classe e dare una svegliata ai responsabili del suo procedimento? Magari con l’educatore che potrei affiancargli, una volta ottenuta l’assistenza, riusciremmo anche a lavorare sulle sue cattive abitudini… Lucia |