Pensare Ribelle

Quanto fa male il morso di una figlia…

irenee-la-figlliaIrene Auletta è la mamma di una giovane 19enne con sindrome di Angelman: simile,p er molti versi, a una forma grave di #teppautismo. Irene è nata e vive a Milano. E’ consulente pedagogico e da anni intreccia l’esperienza professionale con quella di genitore. “Luna è la mia unica e straordinaria, figlia – ci racconta – Frequenta un centro diurno ed è appassionata e curiosa di tutte le nuove esperienze. Se poi ci sono musica, magia e luci è il massimo!”. Irene, qualche giorno fa, ha scritto un posto sul suo blog “Cronache pedagogiche“: un modo per convividere, o per esorcizzare, una “mattina così”: una di quelle mattine complicate e faticose che tanti di coloro che ci leggono conoscono bene. E allora in tanti, mamme e papà, si ritroveranno nelle sue parole. Eccole qui

a_colored_version_of_the_big_wave_from_100_views_of_the_fuji_2nd_volumeMorsi di Parole

di Irene Auletta

Ci sono mattine così. Di quelle che iniziano con piccole lotte difficili da far rientrare e che sovente sfociano in un saluto condito con un po’ di dispiacere, da parte di entrambe.

Sei nella tua modalità non mi va bene niente e mi oppongo a tutto e siccome io insisto in una delle infinite pratiche mattutine che purtroppo non ti possiamo risparmiare insieme a quei nostri e continui gesti di interferenza, alla fine tu rispondi con chiarezza morsicandomi.

Ecco, alla faccia di tutti quelli che abusano della parola accettazione, da me ormai detestata cordialmente, ci sono rimasta male e ogni volta questi tuoi comportamenti mi fanno scontrare con alcune parti di te e di quello che sei che fatico assai a digerire.

Non è bello quando accade da parte di un figlio piccolo ma quando la protagonista è una ragazza di diciannove anni, la faccenda si fa complessa. So benissimo interpretare il tuo comportamento come una reazione chiara ad un mio gesto di invasione e, tante volte, sono io stessa a stimolare le tue risposte piuttosto che vederti rinunciare all’affermazione della tua volontà. E, in tali casi casi, non so cosa mi fa più male. Tuttavia, il pensiero razionale, non toglie nulla a quella mia reazione della pancia che ogni volta mi lascia con una sensazione di amaro in bocca e di profondo dispiacere.

Così, cerco vie di mezzo evitando un eccesso di parole che tanto non servono a nulla. Ti dico però che mi dispiace del morso e che, pur capendo il perché del tuo comportamento, quello rimane un brutto gesto. Ai tuoi tentativi di risate e di abbracci, che frequentemente utilizzi come risposta a discorsi seri o quando sei in una situazione di disagio, rispondo con fermezza a conferma della mia posizione.

Ti saluto guardandoti attraverso il vetro del pulmino mentre ti allontani e mi sembri assorta e pensierosa. Sarà stata una mia impressione o un mio desiderio? In questi momenti non so bene cosa pensare. Non mi aiutano quelli che di fronte a certe reazioni mi ricordano il tuo essere adolescente (che poi, parliamone!) e neppure quelli che fanno le faccine tra il pietistico e lo sdolcinato come a dire ma dai non essere così severa!

Insomma, su una cosa oggi ci assomigliamo senza alcun dubbio:

Anch’io mi sento parecchio oppositiva
e con una gran voglia di prendere a mozzichi le parole.

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