Lara Cardella: il mio alunno con ADHD curato dalla cartomante
Poco fa ho seguito una discussione su Facebook. Era partita da una notizia pubblicata da Repubblica su un fattaccio di ignoranza scolastica sulla neurodiversità. E’ accaduto in una classe elementare nel quartiere Parioli di Roma, mica in una borgata sperduta…E’ tutto dire. Comunque così lo raccontava la mia amica Lara Cardella, che oggi pochi ricordano, ma al tempo di “Volevo i pantaloni” (1989) lei è stata un caso letterario strepitoso di cui tutto il mondo ha parlato. Così Lara ha raccontato la storia del bambino dei Parioli ai suoi amici su Facebook.
“A Roma, scuola elementare privata: un bambino ha difficoltà nella lettura in prima, non si attiva dalla scuola un sostegno degno del nome e si dice alla famiglia di “farlo curare”. Il bambino trascorre l’estate a fare tanti compiti e molta logopedia. Arriva in seconda, gli viene ripetuto che è indietro, deve stare al passo con i compagni. Il bambino di prima, dolce e socievole, si chiude in sé stesso. All’ennesimo “Perderai l’anno”, inizia a manifestare tutta la sua aggressività, al punto da puntare un fermacarte nell’occhio di una compagna. Sospensione di nove giorni. A un bambino di sette anni, l’unico, là in mezzo, che non ha nessuna colpa. Proprio nessuna.”
Nella discussione Lara posta pure un suo ricordo di insegnante, le ho chiesto di poterlo pubblicare qui perchè è una storia esemplare sull’approccio generale che ancora una grande parte di famiglie ha verso i problemi della neurodiversità, quando per la paura è di avere un figlio “matto” si alzano le saracinesche e inizia la strategia della vergogna da nascondere.
Ho chiesto anche a Lara come voleva che la presentassi, mi ha risposto: “Non è importante specificare alcunché, Gianluca, sono una docente e combatto ogni giorno le discriminazioni verso tutti i cosiddetti diversi.” (GN)
La mia prima lezione in una classe, noto un ragazzo particolarmente vivace, rimango un’ora ma osservo tutto quello che fa. Esco dalla classe e chiedo ai docenti che c’erano già stati del ragazzo, risposta: “E’ uno scansafatiche che vuole solo disturbare”. Non mi convinco, guardo il suo fascicolo personale e non c’è nessuna certificazione; vado a casa e cerco su Wikipedia, trovo finalmente quello che mi sembra corrispondere al suo disturbo, ADHD. Il giorno dopo vado in presidenza, nessuno capisce di che cosa io stia parlando. Convoco i genitori e finalmente mi dicono che sì, il ragazzo ha sempre in effetti avuto un comportamento particolare e che alle scuole medie ed elementari lo facevano uscire dalla classe. Finalmente lo fanno visitare e viene diagnosticato proprio quel disturbo. E’ dovuto trascorrere quasi un anno, nessun docente sapeva che cosa fare (io ho continuato a informarmi con medici e wikipedia), la famiglia era contraria ai farmaci e si è affidata, alla fine, a una cartomante amica. Il ragazzo è stato bocciato, io trasferita in un’altra scuola, mi rimane solo “l’amicizia” con lui assieme a un grande senso d’impotenza. Lara Cardella |