Quando la scuola ti lascia "libero di…" occuparti da solo del tuo teppautistico
La scorsa settimana abbiamo raccontato l’amarezza dopo la partecipazione ad un GLH (gruppo di lavoro handicap) attraverso le parole di Natalia, mamma di Tommy. Disattenzione e superficialità le erano parse prevalere in uno dei pochi momenti nei quali la scuola può dicutere e approfondire, in maniera collegiale e con l’intervento anche dei genitori, circa le modalità di integrazione di uno studente disabile. Forse stimolato da quanto riportato, ci ha scritto il padre di un teppautistico abruzzese descrivendoci gli esiti del GLH al quale aveva chiesto di partecipare per organizzare, con un anno di anticipo, l’inclusione di suo figlio autistico alla gita dell’ultimo anno delle superiori. Con amara ironia anche dalle sue parole emerge lo scarso impegno di una scuola che ti lascia “libero di” scegliere di non far integrare il proprio figlio che continua a non essere come gli altri.
“Nel GLH di tre anni fa (mio figlio era al quarto anno di superiori) chiesi in anticipo di poter partecipare all’organizzazione della gita del quinto anno. Al quinto invece mi comunicarono che le classi si sarebbero recate a Praga e Budapest (6 giorni e più di 4000 km in pulman), mi dissero di parlare con l’insegnante capogruppo visto che non era della classe di mio figlio; la stessa mi spiegó l’itinerario e mi disse:
“lei, comunque, si senta libero durante la gita…”
mi disse nuovamente la stessa cosa salutandomi era chiaro che mio figlio poteva andare (accompagnato da me perché nessuno vuole mai andare) ed eravamo “liberi”…! Cosicché partendo dall’Abruzzo un lunedì alle 00,00 arrivammo dopo 15 ore a Vienna e da qui, dopo breve visita, il pomeriggio successivo a Praga visita di una parte della città tutto il pomeriggio e poi albergo. Il mattino successivo il programma prevedeva uscita alle 7,30 (si era capito fin dall’inizio che il ritmo era a dir poco sostenuto ed i ragazzi erano già TUTTI stanchi). Pertanto durante la visita, in mattinata, feci notare all’insegnante capogruppo che i ragazzi stavano più che altro correndo e che avremmo potuto un pochino rallentare, risposta:
“lei si senta libero…”, dico: “libero de che? Di visitare Praga da solo con mio figlio??!,
allora potevo venire a Praga da solo…potevate farmi partecipare all’organizzazione dell’itinerario come avevo chiesto.”
Ulteriore spiegazione:
“lei non può mica pretendere che suo figlio faccia quello che fanno gli altri”.
Che altro dire? Il giorno dopo partimmo da Praga per Budspest, intera giornata in viaggio, pausa di un ora a Bratislava (i ragazzi non mangiarono per via della cucina tipica), io avevo fatto scorta di grissini e salatini unico cibo della giornata. La sera a Budapest mio figlio, nonostante avesse, ovviamente fame non mangiò. Provai a far notare come la gita in realtà era solo una corsa con tutte le complicazioni, altra risposta:
“abbiamo provveduto alla cena, i ragazzi hanno mangiato, cosa posso fare io se suo figlio non mangia?”.
Prof lei non è solo incompetente! Per farla breve, al ritorno riferii alla preside. Magra consolazione: è possibile che la prof sia stata premiata, in fondo “ha risolto”.
Chi se ne frega dell’integrazione, dell’inclusione per queste cose valgono le chiacchiere dei GLH!