Cosa fare

Il laboratorio di cartapesta dei quattro autistici gattistanchi

foto di Marco Cioffi

Quattro ragazzi autistici alle prese con un laboratorio di cartapesta che è stato soprannominato il Laboratorio dei #gattistanchi Si ritrovano come una combriccola di amici ogni lunedì pomeriggio a impastare, macerare e colorare oggetti di cartapesta con grande spirito di partecipazione e voglia di misurarsi nell’impresa. Ecco il racconto della prof Anna Maria Piemonte che insegna Storia dell’Arte al Liceo Artistico Ripetta – Pinturicchio di Roma da cui è nata l’idea e che presto amplierà l’esperienza con nuove e ambiziose sfide per i nostri #gattistanchi.

 

Racconta Anna Maria Piemonte

Ogni Lunedì pomeriggio, ospitati dell’Associazione Come un Albero di via Alessandria a Roma  si incontrano quattro ragazzi autistici con la passione della fotografia, tre dei quali sono studenti del Liceo Artistico. Insieme a loro ci sono: una storica dell’arte che si occupa di didattica speciale, un maestro che insegna a tutti l’arte della cartapesta, un artista che viene da lontano. Ad essi si unisce anche un tecnico dell’analisi del comportamento (Aba/VB) a sua volta poeta, artista e performer.
Il gruppo si riunisce per il piacere dell’interazione e dello scambio: amicizia, tempo, esperienza e creatività.
Gli uni imparano dagli altri in un gioco di reciprocità che sembrerebbe soddisfare tutti. Siedono attorno ad un tavolo, pasticciano con acqua, carta e colla e producono cartapesta in gran quantità, fanno foto e video, chiedono di fare merenda e, spesso, di soppiatto la sottraggono dalla vetrinetta in bella mostra del Bistrot sociale che li accoglie.

Non tutti, nel gruppo, hanno la possibilità di esprimersi con la voce e, forse, non è neanche necessario così si evita che la parola prenda il sopravvento sugli altri modi di relazionarsi e comunicare che, attorno a quel tavolo, sono davvero tanti: le espressioni dei volti, l’attenzione congiunta, il gioco di sguardi, la posizione del corpo, il tatto. I quattro ragazzi, infatti, imparano con le mani a percepire l’ elasticità della cartapesta, scoprono, poco a poco, le potenzialità di una materia duttile e le forme, già in nuce, in essa contenute e le fanno nascere sperimentando la manipolazione

La sfera è stata la prima forma ad essere modellata, archetipo generato dalle mani che impastano, trasformano, accarezzano, rifiniscono.

Sferoidi di ogni dimensione che, una volta essiccati, vengono rifiniti con cura e con estrema pazienza, con la carta abrasiva e, successivamente, dipinti.
La stella, ben più complessa, è nata dalla manipolazione della sfera fatta allungare sul piano del tavolo, come se si arrotolasse la pasta per fare i biscotti. La stella è composta da cinque bastoncini che si incrociano in un punto al centro e che deve essere appiattito con le mani. Stelle che, a volte, sono quasi farfalle ed altre volte, possono diventare perfino tartarughe.

Siamo solo all’inizio ma è un bell’inizio, gioioso e gratificante per tutti, elogiativo della lentezza e della consapevolezza del qui ed ora.
E’ un viaggio che abbiamo deciso di fare insieme per la sola ragione del viaggio: viaggiare.
Il Progetto nasce intorno all’arte ed ai suoi linguaggi, da un’idea della storica dell’arte del gruppo per creare inclusione ma, soprattutto, trasformazione: l’arte al centro dell’esistenza di una piccola comunità di pratica; l’arte per tutti, sia per far emergere identità creatrici, sia per creare riconoscimento sociale, riscatto, valorizzazione.
Inoltre, siccome i nostri quattro sono anche gli storici protagonisti di #AutobiografieFotografiche il laboratorio di fotografia digitale e videoarte per l’inclusione dell’autismo a scuola, ecco che camera e video, non potevano non diventare i dispositivi per entrare in questo luogo di interconnessione, per narrarne le storie e fare autobiografia lasciando tracce e creando memorie. Ma non solo: l’artista che viene da lontano, per la precisione dall’Albania, ha lasciato il proprio insi-copiapaese ed ha scelto l’Italia proprio per studiare l’arte ma, soprattutto, per scambiarla.
I quattro autistici fotografi, invece, hanno imparato ad appropriarsi del mondo attraverso i loro sguardi fattisi, via via, sempre più prensili e, guarda caso, il loro primo maestro era stato un giovane fotografo emigrato dalla Costa d’Avorio e molto apprezzato per il suo lavoro.
Il gruppo crea insieme il proprio percorso mentre è il desiderio a costituire il progetto di sè e a proiettare tutti oltre, nello spazio dell’altrove. E’ il desiderio che, come l’arte, muove energie e si configura come un’ineguagliabile ed inesauribile riserva che genera benessere.
Il gruppo progetta e si sperimenta entro uno spazio di condivisione e aggregazione sociale, e lo scambio avviene dall’incontro tra mondi. Un incontro che contribuisce a creare inclusione ed a valorizzare culture cosiddette altre: quella della neurodiversità e del mondo della migrazione, entro un nuovo spazio di convivenza tra differenze per promuovere sinergie artistiche anche con altri soggetti del territorio affinché, dal chiuso del laboratorio di cartapesta, i #gattistanchi possano diventare protagonisti ed aprirsi a sempre nuove esperienze.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio