Un nuovo libro di un padre di autistico ma con il punto di vista di un fratello
Gianni Papa è padre di due bambini, di cui uno con autismo. Vive nella pacchiana provincia di Varese e fa l’insegnante di sostegno a Busto Arsizio. Nel suo libro “Mio fratello è uscito dall’ autismo” racconta la storia dei due fratelli Alessandro e Michele, dei due Michele è autistico. La mamma, Francesca, continua a ripetere “Michele deve guarire!” ed è disposta a qualsiasi cosa pur di inseguire il sogno della normalità, spalleggiata e incoraggiata da suo marito Giorgio, che forse ci crede anche lui o forse lo fa per lei. Attraverso viaggi della speranza, bagni ottobrini, nonni facoltosi, comunicazioni facilitate di ragazze dai capelli corti, camere iperbariche, antifungini, uova di parassita surgelate e chelazioni, la famiglia di Alessandro e Michele perseguirà – finché è possibile – la corsa ossessiva verso l’uscita dal tunnel. (Dalla prefazione del libro. Leggi l’ estratto)
Sono sempre di più i genitori di autistici che decidono di raccontare la loro storia. Tanto è vero che oramai il memoire sul figlio autistico è quasi divenuto un genere. Lo sforzo di Gianni Papa è utile alla collettività di famiglie che ancora si abbarbicano all’idea che il “guaritore” del proprio figliolo sia dietro l’ angolo, basta cercarlo nelle pieghe della così detta “medicina alternativa”. Il concetto dell’assurdità di tale faticosa, quanto inutile, ricerca dovrebbe essere stato già da tempo oggetto di serie e motivate campagne istituzionali, ma purtroppo l’ambiguità della comunicazione pubblica in materia d’autismo, spesso, sembra prevalere sulle poche e sporadiche iniziative a supporto dei genitori disperati.
L’incipit del libro di Papa non lascia dubbi sulla ferrea convinzione di una madre che il proprio figlio debba guarire, chi cerca miracoli naturalmente trova immediatamente persone disposte a vendergli l’illusione che questi possano avvenire. La via alla guarigione prodigiosa passa sempre attraverso il solito itinerario che va dalla comunicazione facilitata, alle diete, alle chelazioni, alla camera iperbarica e a tutti i fantomatici intrugli che la borsa nera dei “medici illuminati” continua a prescrivere come risolutivi.
L’autore racconta, sotto forma romanzata e negando in anticipo ogni riferimento alla realtà, quella che con probabilità è stata in parte la sua esperienza nel cammino di genitore. Il racconto personale è sempre catartico e sicuramente avere messo nero su bianco il proprio percorso di domande, spesso senza risposte, permette a chi scrive di mettere a fuoco con maggiore lucidità il passato e prendere le misure per la fase successiva del suo cammino, quella dell’accompagnamento del figlio autistico verso la maggiore età. E’ altrettanto utile, per chi viva o meno il problema, leggere quale sia il percorso, quasi obbligato, tra lestofanti e spacciatori di guarigioni, che è costretto a compiere ogni famiglia che si trova a gestire in quasi totale solitudine un problema che la sovrasta.
Non ci si aspetti dal libro indicazioni sulla corretta scelta terapeutica, non è sempre detto che un romanzo debba anche contenere un trattato clinico. Ognuno lo legga con il filtro del proprio punto di vista come il racconto di un’esperienza. Sul titolo pure qualche riserva. All’apparenza porterebbe a giudicare il libro come uno dei tanti trattati su autistici miracolati, magari scritti dai medesimi attraverso la comunicazione facilitata, quando invece di questo proprio non si tratta.