L'insostenibile tristezza del GLH a scuola di Tommy
Ho saputo solo ora che Tommy non è andato con la sua classe alla Biennale di Venezia. Era un suo diritto, ma come spesso accade è stato fatto in modo che lo sapesse solo a cose fatte…La madre non me l’ aveva detto perchè temeva la mia reazione. Comunque lei è stata venerdì al Glh di rito, io ero fuori per la giornata della disabilità, a parlare a Rimini dei problemi di tutti e trascurando forse i miei. Proprio vero…Come ha scritto Vita che mi ha intervistato, per i nostri diritti non abbiamo mai tempo.
Questa la cronaca che la madre di Tommy ha scritto su quel Glh…
Nulla di nuovo, ma per favore non parlateci più della scuola italiana che tutti invidiano per la sua bella legge sull’ inclusione…Questa frettolosa pantomima era l’unica occasione in cui l’istituto che frequenta mio figlio avrebbe dovuto discutere e prendere in carico sue eventuali problematiche, la prossima volta a maggio, quando l’anno scolastico sarà quasi chiuso. (gn)
Il ricordo dell’ultimo GLH (Gruppo di Lavoro Handicap per l’inclusione e l’integrazione scolastica) di mio figlio Tommy, teppautistico, non si è ancora volatilizzato dalla mia testa. Lì per lì non ho ben realizzato cosa è successo durante quell’incontro fissato per le ore 15,00 di venerdì nella sede della scuola al quale, ahimè per una serie di sfortunati eventi, sono arrivata con 10 minuti di ritardo. Ma adesso non riesco a pensare ad altro. Sto cercando di capire da dove nasce questa sensazione sgradevole che ne accompagna il ricordo.
Si parlava di Tommy, ovviamente, come sempre. Ma i professori presenti (una piccolissima rappresentanza naturalmente) non avevano quasi nulla da dire sull’alunno Tommy. Tre su quattro hanno ammesso di incrociarlo al massimo un’ora a settimana. Magari all’ultima ora quando lui è quasi pronto per andarsene. Non lo conoscono e non avrebbero comunque la più pallida idea di cosa fargli fare (ammesso che ne hanno l’intenzione). C’è la classe intera da domare numerosissima e forse estremamente complessa per i tanti ALTRI casi problematici che contiene. E poi c’è anche un altro ragazzo con affinità tommasesche anche lui con il sostegno che sommato a quello di Tommy fanno due. Insomma un sacco di gente e siccome l’aula è pure piccola c’è il rischio che ci si pestino i piedi.
Ci sono anche due professoresse che non si arrendono, però. Vorrebbero che l’alunno Tommy fosse coinvolto di più magari sfruttando quelle competenze che anche lui nel tempo ha sviluppato. Ad esempio la facilità con cui si rapporta con un personal computer nel quale entra nel motore di ricerca, si scarica le foto che poi classifica ecc. Non ci vorrebbe molto: un’attività con un piccolo gruppo selezionato di compagni con i quali condividere il lavoro con la possibilità di interagire in mini conversazioni e anche la possibilità durante una lezione di fargli rispondere a qualche domanda (della quale si è certi che sa la risposta) per farlo sentire importante. E poi farlo partecipare alle lezioni mettendogli davanti immagini che lui riproduce sul quaderno dei disegni magari aggiungendo dei tocchi “personali”.
Una psicologa che segue da tanto tempo Tommy va un giorno a settimana a scuola e si rende disponibile per qualsiasi professore della classe che vuole conoscerlo di più per farlo lavorare meglio durante le proprie lezioni. Finora non credo che ci sia andato nessuno (se non i pochissimi che già la conoscono).
Non mi pare che si sia detto altro a parte il fatto che la classe è andata alla Biennale di Venezia senza Tommy, la cui famiglia non era stata avvertita del viaggio. Ovviamente è colpa nostra perché avremmo dovuto tenere sott’occhio il sito della scuola dove c’è scritto tutto. Anche i viaggi d’istruzione. Ahimè a saperlo!!!! Insomma c’è sfuggita la data ultima per prenotarsi e quindi ce la siamo presa, come suol dirsi, in saccoccia. L’anno scorso Tommy s’era divertito un mondo alla Biennale che si è rivelato un posto molto stimolante per lui (e i suoi colleghi). Un’occasione di gioia mancata.
L’anno scorso invece fu una fantastica esperienza
Esplode la #TArt. Due #teppautistici alla Biennale di Venezia
Insomma perché questo GLH mi ha demoralizzato? C’era una gran fretta di andarsene. Le ombre del crepuscolo avanzavano, i bidelli premevano per chiudere porte e cancelli. Galeotta la decisione di scegliere il venerdì pomeriggio per fare un glh: LA SCUOLA IL VENERDI POMERIGGIO E’ CHIUSA. I bidelli si sentivano beffati: gli avevano detto che quella riunione (che sarebbe poi uno dei 2 GLH a cui Tommy ha DIRITTO per tutto l’anno scolastico!!) sarebbe durata al massimo mezz’ora. Alle tre e mezzo tutti fuori. E invece erano passate le 4…e qualcuno aveva perso pure il treno.
Questa è la parte più triste: mi sento in colpa per quella signora bidella che ha perso il treno, forse inutilmente. Mi dispiace anche per chi a scuola vorrebbe fare tanto di più per l’alunno Tommy ma non ci riesce perché non c’è un rete vera, una volontà generale, una congiuntura favorevole. Ognuno sta solo sul cuor della terra e mi viene da ridere perché gli autistici lo sono più di tutti. Però noi genitori che viviamo nella loro luce riflessa raramente ci abbattiamo.
Ad esempio io non mi preoccupo affatto. Perché mio figlio Tommy, a dispetto di tutte le contrarietà, ADORA andare a scuola e in particolare in quella scuola. E’ fiero del pulmino che lo aspetta sotto casa, del suo zaino giallo pesantissimo, del borsone a tracolla del suo pc, dell’amicizia e affetto (che ricambia con profonda gratitudine) che alcuni prof gli dimostrano quotidianamente. Tommy è un alunno diligente e si impegna molto quando qualcuno gli fa fare qualcosa. I suoi quaderni sono pieni di parole, disegni, operazioni di matematica. In quella scuola che lo guarda distrattamente, lui ha trovato un tesoro.