Il papà di Cristian perde il lavoro. Voleva passare il capodanno col figlio autistico
Cristian ha 13 anni ed è #teppautistico. Alessandro è suo padre: dal 2015 lavora in un hotel vicino casa, a Valmontone, per “ottimizzare i tempi”; come ogni genitore cerca di fare. Tanto più chi ha un figlio autistico. Oggi però ci scrive, per raccontarci la sua “odissea”
Svolgevo il turno di notte fisso, senza riposo, ma solo con uno “smontante”, dopo aver fatto 6 notti consecutive. Presentai la domanda per gli assegni familiari, ma non vidi aumentare lo stipendio: mi venivano conteggiati nei 1400 euro mensili, inizialmente pattuiti senza assegni. Ho fatto presente alla Direzione anche la mia situazione familiare e per non gravare sui costi aziendali ho deciso di rinunciare alle agevolazioni della legge 104, con la promessa di avere delle agevolazioni quando si sarebbero rese necessarie. Ma tutto questo è stato disatteso.
I turni e gli assegni sono però solo una parte del problema:
Fui assunto inizialmente tramite una cooperativa interinale, che poi ha cambiato ragione sociale due volte: avevo un contratto a 40 ore settimanali nonostante ne lavorassi 60. Nel novembre del 2015, tutti i miei colleghi andarono in ferie per 5 giorni tranne me, con la motivazione che ero da poco stato assunto. Venni messo a lavorare anche la sera del 24 e del 31 dicembre, lo scorso anno. A fine estate chiesi al Direttore qualche giorno di ferie per Cristian, che aveva bisogno di un periodo di svago prima dell’inizio dell’anno scolastico: mi furono negate, perché “avrei creato un precedente”, visto che nessuno andava in ferie nel periodo estivo. Mi disse anche, il direttore, che se avesse saputo prima di questi miei bisogni non mi avrebbe mai assunto. E mi accusò di non averlo informato in fase di assunzione.
Adesso, in occasione delle festività natalizie, Alessandro ha chiesto di poter trascorrere almeno il 31 dicembre con suo figlio e la sua famiglia.
Il direttore però mi ha detto di essere in difficoltà, ma alla fine, di fronte alla mia insistenza, ha accolto, pur riluttante, la mia richiesta. Ma la mattina del 1 gennaio,poco prima delle 13, telefonicamente mi viene comunicato dal responsabile dell’agenzia interinale che il contratto in scadenza il 31 dicembre del 2016 non sarebbe stato rinnovato. Di fatto, sono stato licenziato.
Alessandro non chiede un occhio di riguardo, né una particolare considerazione per le sue difficoltà familiari.
Che siano tempi duri e difficili per tutti noi oggi è risaputo, ma per le famiglie vulnerabili come la nostra diventa una missione impossibile conciliari le esigenze familiari con quelle lavorative. Mantenere un giusto equilibrio è logorante, fisicamente e psicologicamente. Io mi domando: si può essere licenziato per aver tentato di conciliare lavoro e famiglia? Dovevo mettere da parte le esigenze di mio figlio e di mia mogie, per soddisfare il datore di lavoro? Oggi, con l’inizio di un nuovo anno che si preannuncia più complicato degli altri, devo ringraziare solo a Cristian, che ogni giorno mi dà il coraggio, la forza e la determinazione per andare avanti senza fermarmi e guardarmi indietro. E mi auguro la salute fisica e mentale possa assistermi per il più lungo tempo possibile, nonostante tutto!