Clara Sereni: quella volta che mio figlio mi strappò i capelli in auto
Gabriella La Rovere ci propone un brano di tanti anni fa in cui una madre racconta del figlio autistico che le strappa i capelli in auto. Una testimonianza cruda ma realistica di Clara Sereni, scrittrice di fama. La riportiamo per ribadire la nostra convinzione che l’autismo vada raccontato realisticamente evitando letture edulcorate. “Clara Sereni nel 1998 a seguito di una vicenda familiare (il figlio Matteo è psicotico dalla nascita), ha promosso la Fondazione Città del sole – Onlus (di cui ha rivestito fino al 2009 il ruolo di presidente) che si impegna a favore prevalentemente di disabili psichici e mentali gravi e medio-gravi.” (da Wikipedia)
Il Lungotevere è un unico ingorgo dal quale non posso uscire, dal sedile di dietro Matteo invia messaggi di insofferenza sempre più acuti: conosco quell’ansia che gli cresce dentro, cerco di placarla con le parole e di più non posso fare. Quando finalmente la lunga colonna di lamiere accenna a muoversi, proprio allora Matteo non ce la fa più: mi afferra per i capelli, che tengo corti proprio per questa ragione ma offrono comunque una presa, che non riesco a fargli mollare. Tengo il piede sul freno e intanto cerco di liberarmi, con le lacrime agli occhi per il dolore al collo e alla cute.. I clacson intorno fanno perdere la testa definitivamente sia a me che a Matteo: è tutto addosso a me, calci e pugni e capelli a ciocche fra le dita, una confusione di paura da cui nessuno dei due riesce a cavarsi fuori.
Di fronte a me un tratto di strada libero ma non posso muovermi, il piede inchiodato sul freno è l’unica sicurezza che riesco a conservare, fra gli insulti di chi vorrebbe farmi fretta e il rumore che fa impazzire.
Al finestrino si affaccia un giovane, il primo cui sia venuto il dubbio che qui dentro stia succedendo qualcosa. Si spaventa, dice: «Chiamo la polizia?». Una donna alle sue spalle, lo scansa via, ferma le mani di Matteo, mi aiuta a scendere. Tremo tutta, non riesco a riprendermi. Matteo è completamente sconvolto, quando succede che mi faccia male il più disperato è sempre lui, terrorizzato dalla mia incapacità di fargli da argine. (tratto da “Mi riguarda” AA.VV.)
Uno stralcio da un libro pubblicato nel 1994 dalle edizioni E/O. Un libro a me caro, che conosco parola per parola e che conservo gelosamente in un angolo specifico della libreria. Ricordo quando lo comprai, la mia disperazione per una diagnosi che non lasciava speranze. I miei genitori pensavano che certe letture avrebbero accresciuto il mio sconforto, invece io avevo bisogno di trovare altri compagni di sventura, avevo bisogno dei loro smarrimenti per capire che quello che stavo provando era perfettamente normale per un genitore, con l’aggravante di essere un medico.
Questo brano dal diario di Clara Sereni mi è tornato alla mente a seguito della discussione sulla foto di una madre provata nel fisico, oltre che nella psiche, per l’ennesimo episodio di violenza del figlio autistico. L’indignazione di alcuni genitori, accompagnata dalle imprescindibili perle di saggezza, sono state prevedibili. Non c’è niente come la disabilità mentale che stimoli la competizione sulla difficoltà di vivere e sulle pratiche educative adottate.
Una grande scrittrice evoca, con una drammaticità dirompente, la violenza subìta. Sembra di essere là, su un marciapiede del Lungotevere, spettatori di un dramma che ogni genitore con figlio autistico ha sperimentato almeno una volta nella vita. Ci sentiamo come lei, disperatamente soli e con questa croce sulle spalle.
A distanza di più di 20 anni cambiano i linguaggi ma la sostanza è la stessa. Mi auguro che non si accendano discussioni sull’uso della punteggiatura.