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Progetto matti inseriti in famiglie tradizionali: e gli autistici?

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In Italia, come in altri Paesi, ormai da tempo si sperimenta con successo il progetto I.E.S.A che prevede l’inserimento  di malati psichici all’interno di famiglie tradizionali, chiamate “foster  families” supportate da operatori specializzati. Ovviamente in cambio del servizio è previsto un supporto economico. Lo apprendiamo da un interessante articolo apparso oggi su La Stampa.it nel quale si sottolinea che questa sorta di sodalizio offre due vantaggi. Al paziente psichico l’opportunità di un inserimento concreto sul territorio, che gli dia la possibilità di integrarsi in un contesto  sociale. Alla famiglia  ospitante un’entrata economica, utile anche a fare fronte alle spese legate a questa ospitalità.  In un certo qual modo I.E.S.A. rappresenta una prosecuzione della legge Basaglia degli anni Settanta che chiuse i manicomi.  Il servizio I.E.S.A, invece, è stato creato a fine anni Novanta  dal dottor Aluffi, dapprima sul territorio di Collegno in seguito esteso ad altre realtà italiane (fra cui Firenze, Treviso, Bologna, Modena, Lucca, Pisa, Barletta, Oristano).

PROGETTO DI INTEGRAZIONE PER I MALATI PSICHICI

Lo I.E.S.A. prevede vari tipi ospitalità (mezza giornata, giornata intera, pensione completa ecc.) e un lungo periodo di inserimento con l’aiuto di operatori. Esclusi dal progetto i soggetti psichici violenti e  quelli con una tendenza al furto. Nessun un criterio di esclusione, invece, è basato sulla diagnosi.

PER GLI AUTISTICI SAREBBE UN OTTIMO DOPO DIPLOMA

Quindi ci viene da pensare che anche gli autistici potrebbero partecipare a un progetto I.E.S.A. soprattutto quando viene a mancare loro il contesto sociale, cioè l’istituzione scolastica, nella quale poter sperimentare  un surrogato di inclusione con la società dei “normodotati”. Sarebbe una grande risorsa per gli autistici che finita la scuola non sanno più impiegare il tempo.  Un dopo-diploma che di fatto coincide con l’immersione nella real life è davvero un’esperienza di vita.

Fuori da ambienti protetti o iper-protetti come la famiglia d’origine o la casa-famiglia oppure il centro diurno che è pur sempre un  istituto, il nostro autistico (anzi secondo la legge non più autistico ma disabile psichiatrico in quanto maggiorenne) si sentirebbe davvero come in un luogo di lavoro dove poter mettere in pratica le competenze acquisite, lavare i piatti ad esempio, rifare i letti, aiutare in cucina, spazzare il pavimento oppure trascorrere il pomeriggio con l’eventuale bambino di casa magari aiutandolo a fare i compiti di matematica o  intrattenendolo con attività ludiche (se è in grado di farlo, come gli autistici ad alto funzionamento).

FANTASMI O EXTRATERRESTRI

Peccato però che per gli autistici del servizio I.E.S.A. non se ne parla. Forse perché non ci sarebbero famiglie che vogliono mettersi un autistico in casa nonostante i 1000 euro mensili? Con questi chiari di luna non credo proprio. O forse perché questi soldi non ci sono per gli autistici? Oppure perché gli autistici dopo i 18 anni ufficialmente sono fantasmi per la legge italiana non esistono proprio e  nessuno li considera neanche come malati psichici. O forse non sono malati psichici ma semplicemente alieni dei quali non si conosce il linguaggio e la missione che devono compiere sulla Terra. Se da piccoli sono bimbi indaco chiusi in bolle d’aria sospese tra le nuvole da grandi diventano ectoplasmi o al massimo extraterrestri senza neanche la dignità di essere matti.

 

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